Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Corriere della Sera del 7 otttobre

Il Prefetto: “Più accoglienza per gli immigrati”

Il prefetto: gli sgomberi non risolvono le occupazioni abusive, attrezziamo le aree private dismesse.

«Il problema degli extracomunitari e dei loro insediamenti abusivi esiste. Punto. Ma prima che di ordine pubblico, insisto, è un problema sociale».

Quindi?
«Credere di risolverlo con gli sgomberi è un’illusione: serve un salto di qualità».

E lei, signor prefetto, cosa propone?

«Un appello ai privati, di questa città ma non solo. Perché mettano a disposizione aree che le amministrazioni possano attrezzare in modo civile almeno per quanti, e sono molti, hanno un regolare permesso. Poi, con gli altri, massimo rigore». E qui il prefetto fa una pausa. «Ma attenzione – riprende – perché esisteranno sempre situazioni da tutelare comunque. A cominciare dai bambini».

E non è forse un caso che Bruno Ferrante abbia deciso di scendere in campo proprio ora: all’indomani della morte di un bambino di due mesi nel palazzo occupato dai rom in via Adda.
Grande dramma umano da una parte, grandi proteste per le occupazioni abusive dall’altra.

Come uscirne?

«Le occupazioni abusive non sono tollerabili, questo deve essere chiaro. Detto ciò, chi occupa uno spazio denuncia un’esigenza reale: e cioè il bisogno di un posto in cui vivere».

E chi lo dice che di questo deve farsi carico la comunità?
«Innanzitutto il buonsenso, perché il problema ci riguarda tutti e non solo a Milano. Via Adda, via Triboniano, ma anche Sesto San Giovanni, decine di cascine nell’hinterland… le occupazioni abusive sono più di cento, e gli sgomberi da soli servono solo a spostarle».
Il vicesindaco Riccardo De Corato dice: «Il prefetto me lo ordini e io ai senza casa dò anche un alloggio popolare…».
«Mi sembra una soluzione poco praticabile, che produrrebbe altre legittime proteste».

La sua invece?

«La mia è solo un’idea. Sul nostro territorio i privati con grosse disponibilità non sfruttate esistono: penso a terreni o aree dismesse da attrezzare non con baracche, ma con prefabbricati stabili. Aree per comunità piccole, massimo cento persone, con il Comune o la Regione a fissare le regole per accedervi: studiando magari permanenze non lunghe, o canoni d’affitto simbolici… insomma dei dettagli si può discutere, l’importante è uscire dallo stallo».

Ma i privati che interesse avrebbero?

«In primo luogo, come ho detto, il fatto che il problema è di interesse collettivo. E Milano, in questo senso, potrebbe diventare un “modello” una volta di più. Dopodiché non si tratta di beneficenza: parlo di aree che già ora non rappresentano una fonte di utile, o per le quali si potrebbe ipotizzare, ad esempio, una defiscalizzazione… parliamone».

Restano gli irregolari.

«Per chi non è in regola o delinque, naturalmente, la legge non può fare sconti né sarebbe giusto: così come è giusto invece tener conto dei bambini e delle situazioni familiari particolari, da valutare caso per caso. Ma risolvere i problemi dei “regolari” resta il primo passo. E servirebbe tra l’altro a spezzare il fronte che ha legato i due gruppi: con conseguenze negative, finora, soprattutto per chi è in regola».