Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Il Ritorno Volontario Assistito e il desiderio di tornare a casa

di Federica Zito*

Promemoria:
Dichiarazione Universali dei Diritti Umani
Articolo 13
1. Ognuno ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni nazione.
2. Ognuno ha il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

In un contesto globale caratterizzato quotidianamente da tentativi discutibili di mettere atto misure di inclusione sociale per i migranti, poco spesso si parla dei programmi di ritorno volontario assistito e reintegrazione (RVA&R) come nuova opportunità per chi vorrebbe tornare a casa.

L’obiettivo di chi scrive è quello di contribuire all’informazione e alla sensibilizzazione sulla tematica del ritorno volontario assistito e sulle buone prassi che nel corso degli anni ne sono derivate.

La direttiva 2008/115/CE recante “norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente” stabilisce norme e procedure comuni per migranti di ritorno che risiedono irregolarmente sul territorio dell’Unione Europea, in conformità con i diritti fondamentali come principi generali del diritto comunitario e internazionale.

La direttiva definisce il rimpatrio come quel “processo di ritorno di un cittadino di un paese terzo, sia in adempimento volontario di un obbligo di rimpatrio sia forzatamente: 1) nel proprio paese di origine, o 2) in un paese di transito in conformità di accordi comunitari o bilaterali di riammissione o di altre intese, o 3) in un altro paese terzo, in cui il cittadino del paese terzo in questione decide volontariamente di ritornare e in cui sarà accettato 1”.

In realtà, è estremamente riduttivo identificare il ritorno di un migrante solo con la politica dei rimpatri, che risponde all’obiettivo (molto discutibile ma che qui non approfondiremo) degli Stati di controllare e contenere l’ingresso di cittadini extra-europei sul territorio, dal momento in cui molti ritorni sono di natura volontaria. La decisione è presa dallo stesso migrante piuttosto che coattivamente imposta nei suoi confronti e poggia sull’assoluta volontarietà di tornare nel proprio paese di origine (in assenza, quindi, di qualsiasi obbligo di adempimento, che sia esso volontario o forzato, come disciplinato dalla normativa in vigore).

È bene tener presente, quindi, che la volontarietà della scelta rappresenta in pieno il concetto fondamentale intorno al quale ruota la differenza tra la misura coercitiva del rimpatrio e quella del ritorno volontario assistito.

I migranti (regolari e irregolari) che si trovano sul territorio europeo possono scegliere di aderire volontariamente ad un programma di RVA&R nel loro paese di origine, promosso dai governi dei diversi paesi europei, fondato sulla libera scelta, informata e consapevole.

L’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) definisce il ritorno volontario assistito come il supporto amministrativo, logistico, economico e di reintegrazione di richiedenti asilo rigettati, vittime di traffico di esseri umani, migranti bloccati, migranti regolari o altri migranti che non possono o non vogliono rimanere nel paese d’accoglienza e che volontariamente scelgono di tornare nel proprio paese d’origine 2.

Quello che spesso non viene raccontato sulle migrazioni è proprio questo, il desiderio di tornare a casa. Desiderio ostacolato molte volte da un percorso migratorio difficile e complesso, da una posizione giuridica irregolare, da condizioni e stili di vita precari da un punto di vista sociale, economico e psicologico nel paese ospitante..
Nonostante la forte causa personale che spinge al ritorno (alla cui base vi sono molteplici motivazioni), si tratta comunque di una scelta complessa che, nella maggior parte dei casi, porta con sé un sentimento comune di fallimento del proprio progetto migratorio. Per questo motivo, l’approccio ai progetti RVA deve essere orientato al ritorno e alla reintegrazione nel proprio paese di origine come opportunità per ricominciare e vivere una vita dignitosa.

Affinché il migrante non viva la scelta del ritorno come un fallimento, è necessario orientare tutte le azioni possibili per sostenere la tutela e la dignità di chi decide di rientrare, in modo da permettere e assicurare una reintegrazione dignitosa e di successo, costruendo un percorso di inclusione che parta dal paese ospitante e continui nel paese di origine, all’interno della propria comunità.

I progetti RVA non solo prevedono un sostegno importante nel paese ospitate (da un punto di vista sociale, psicologico ed economico), attraverso l’accompagnamento prima della partenza, ma assicurano, grazie ad uno staff preparato e qualificato, l’accompagnamento dei migranti anche nel paese di origine, prevedendo e progettando insieme a loro un piano di reintegrazione, realizzabile grazie al sussidio 3 economico previsto dal progetto. Infatti, chi decide di aderire ad un progetto di RVA&R può scegliere di investire il sussidio di reintegrazione in una pluralità di settori quali, ad esempio: avvio di un’attività economica generatrice di reddito, affitto di una casa, educazione, istruzione e formazione professionale, assistenza medica e acquisto di beni di prima necessità.

L’approccio al ritorno e alla reintegrazione, il modo in cui questi avvengono e il sentimento di chi decide di tornare svolgono un ruolo fondamentale nell’esperienza individuale dei migranti, nella loro capacità di reintegrazione nel paese di origine e quindi nella sostenibilità del loro percorso di ritorno.

La difficile sfida posta dalla migrazione di ritorno pone al centro l’importanza dell’assistenza fornita al migrante prima e dopo il rientro, in modo che abbia un supporto costante nella creazione di condizioni di vita sostenibili. L’importanza di una accurata raccolta di informazioni e di risorse nel periodo precedente alla partenza è infatti riconosciuta come elemento che influisce sul grado di reintegrazione di chi torna nel proprio paese di origine e quindi sulla sostenibilità del ritorno 4.

Nell’ottica di proporre un modello di RVA&R integrato, efficace e in grado di rispondere ai bisogni di reinserimento dei migranti vulnerabili, tutelando la loro dignità, i loro bisogni e i loro diritti, l’efficacia del ritorno non può quindi prescindere dalla preparazione alla partenza, con azioni che mirino a prevenire le conseguenze emotive della scelta di rimettere la propria vita in discussione, e dal reinserimento nella società di origine e nel suo tessuto socio-economico.

Il ritorno volontario assistito è stato formalizzato per la prima volta nel 1998 nel Testo Unico sull’immigrazione, ma, ventidue anni dopo, rimane ancora una misura poco conosciuta. La mancanza di informazioni e la scarsa sensibilizzazione sul tema, a livello istituzionale così come a livello dell’opinione pubblica, creano ancora degli ostacoli alla diffusione di questa opportunità e dei benefici derivanti per chi vorrebbe tornare nel proprio paese, dopo il personale percorso di migrazione.

Tornare a casa”, è un concetto semplice.
Ognuno di noi percorre molte strade, ci sono quelle che ci portano via da casa e ci sono quelle che percorriamo con la certezza di poter sempre tornare indietro.
In qualunque parte del mondo ci troviamo, in qualsiasi momento, tutti dobbiamo avere il diritto di voltarci e riconoscere l’unica strada che conta, quella verso casa.


  1. Articolo 3, punto 3, direttiva 2008/115/CE (https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2008:348:0098:0107:IT:PDF)
  2. IOM Glossary on Migration, 2011
  3. Il sussidio economico viene erogato in beni e servizi nell’ambito dei progetti di RVA & R
  4. Programmi e strategie per la promozione del ritorno assistito e il reinserimento nei Paesi terzi: il caso italiano, EMN Europea Migration Network, 2009