Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Articolo pubblicato dal settimanale Carta del 10 settembre 2010, n. 29

Il governo leghista in difficoltà

di Gianni Belloni

La Lega Nord aderisce al Clandestino day? A metà agosto l’esponente leghista rodigino Antonello Contiero, stando alle dichiarazioni riportate dalla Voce di Rovigo prometteva minaccioso: «potremmo pensare di scendere in piazza purché non vi siano strumentalizzazioni politiche» contro il progettato Cie a Rovigo. Ovviamente in piazza, il 24 settembre, i leghisti polesani non scenderanno, anche perché ci hanno pensato le associazioni e i comitati veneti che daranno vita al Clandestino Day in Polesine a fare chiarezza promuovendo un appello nitido che invita alla mobilitazione contro il Cie a Rovigo così come ovunque si pensi di costruirne uno.

I promotori del Clandestino Day sono stati gli unici ad individuare il punto di merito e di metodo: i diritti umani sono un tema dirimente e le scelte non possono che essere conseguenti ad una visione globale della questione, non prese sbirciando dal buco della serratura. Questo modo di fare turba Contiero, che parla di «strumentalizzazioni politiche», ma anche qualche esponente della sinistra che difende il Cie perché «darà lavoro ai mediatori sociali», estenuando fino al raccapriccio il vecchio vizio per cui ogni produzione è buona basta che dia occupazione.

La messa in scena leghista, così come la contrarietà di molti esponenti del centrodestra rodigino, illumina bene che cosa sia divenuta la politica oggi. Ad opera, per altro, di chi ha puntato, e punta tuttora, il dito contro i comitati accusandoli di essere affetti dalla sindrome di Nimby, di non curare l’interesse generale in nome di localismi egoisti. La bella favola della crescita e dei suoi imperativi categorici – infrastrutture, inquinamento, degrado dell’ambiente, del paesaggio e delle relazioni sociali – ha il fiato corto: rimane il rimescolio di carte degli affari quotidiani, delle piccole beghe e delle faticose spartizioni tra gruppi di potere. Il Cie va bene se lo fate in provincia di Verona – a casa del rivale Flavio Tosi – qui no, ci si allea anche con i «no global», il diavolo, pur di pesare sul tavolo delle spartizioni (leggi: compensazion)].
Segnalano il fenomeno Paolo Perulli e Angelo Picchieri nel loro importante studio, uscito da poco, sulla società del nord nella crisi «La crisi italiana nel mondo globale. Economia e società al nord» (Einaudi) – denunciando il prevalere, quasi un tratto dominante, nella società settentrionale dell’anomia e di una inquietante e stressante «pressione individualistica e mobilitazione particolaristica degli interessi».

Da qualche mese sui quotidiani locali, qui in Veneto, assistiamo alla disfida tra gli eredi di Giancarlo Galan (Popolo delle Libertà) e la Lega. Si litiga su tutto: dall’inno regionale, alle bandiere di San Marco da issare nelle scuole, dall’uso del dialetto al plebiscito del 1866. In realtà i cantieri – autostrade e ospedali in project financing – procedono e la grande spartizione è già avvenuta. Non ci sono parole per raccontare la spartizione, non c’è un discorso per giustificarla: per questo la politica si aggrappa ai simboli, o alle figure dei leader, ottima scusa per non sviluppare un discorso sensato che spieghi che cosa s’intende fare per il futuro.