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Photo credit: Michał Kowalówka
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Il governo polacco dichiara lo «stato di emergenza» al confine bielorusso

Le associazioni e la stampa costrette ad abbandonare l’area: che ne sarà dei 32 richiedenti asilo afghani bloccati a Usnarz Górny?

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Questo stato di emergenza è una soluzione vergognosa per fare in modo di allontanarci da questo confine, non solo noi ma anche i media, e fare in modo che nessuno documenti quello che sta succedendo lì“, ha dichiarato Marianna Wartecka dell’associazione umanitaria Fundacja Ocalenie.

Photo credit: Michał Kowalówka
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La notizia circolava dal 31 agosto quando il premier Mateusz Morawiecki aveva chiesto al presidente di imporre questa misura straordinaria. Poi nel pomeriggio del 2 settembre la firma del presidente polacco Andrzej Duda che impone lo “stato di emergenza” nelle città vicine al confine con la Bielorussia. Una misura assurda ed ingiustificata che coprirà un’area molto vasta e sarà in vigore per 30 giorni.

Sarà imposto un divieto di assembramenti e manifestazioni, di registrazione di luoghi, persone, oggetti non autorizzati, vietato sostare in luoghi e orari non autorizzati, limitazione all’accesso alle informazioni pubbliche nell’area interessata.
Uno stratagemma per allontanare la stampa e gruppi di attiviste/i che da giorni stanno provando a fornire supporto alle 32 persone (tra loro alcuni minori), per la maggior parte provenienti dall’Afghanistan, intrappolate in quel lembo di terra boschivo da ormai 24 giorni soffrendo gravi carenze alimentari, igieniche e sanitarie.
L’accampamento delle/i attiviste/i, che da giorni si era installato nel prato di Usnarz Górny, in queste ore ha abbandonato l’area.

Photo credit: Fundacja Ocalenie (uno dei tanti tentativi di raggiungere i richiedenti asilo per offrire supporto)
Photo credit: Fundacja Ocalenie (uno dei tanti tentativi di raggiungere i richiedenti asilo per offrire supporto)

La situazione al confine con la Bielorussia è difficile e pericolosa“, ha detto il portavoce presidenziale Blazej Spychalski nella conferenza stampa che annunciava la dichiarazione dello stato di emergenza. A giustificare l’adozione di questa misura anche le esercitazioni militari organizzate dall’esercito russo che si terranno sul territorio russo e bielorusso vicino alla Polonia dal 10 settembre.
Le autorità polacche stanno cercando di sfruttare cinicamente lo «stato di emergenza» per colpire i richiedenti asilo e coloro che li sostengono” scrive Amnesty Polonia in un post.

32 persone usate come pedine tra il regime di Lukashenko che li sta espellendo con la forza oltre il confine come ritorsione per le sanzioni dell’UE e il governo polacco che dice che proteggerà la Polonia e l’Unione Europea dai cosiddetti migranti irregolari. Nell’ultimo periodo le autorità bielorusse avrebbe “spinto” un numero crescente di rifugiati, principalmente dall’Iraq, oltre i confini di Polonia, Lituania e Lettonia.

Nonostante gli appelli dei gruppi per i diritti umani affinché la Polonia fornisca rifugio e assistenza ai richiedenti asilo, il partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) al potere in Polonia – eletto anche grazie ad una strenua campagna anti-migranti nel 2015 – si rifiuta di consentire al gruppo di attraversare il suo territorio.
Non lasceremo entrare queste persone in Polonia“, ha dichiarato nei giorni scorsi Maciej Wąsik, vice ministro degli interni.

Ci mancano le parole per descrivere la meschinità delle autorità polacche e la vergogna di questa decisione. Ma abbiamo dovuto trovare le parole per dire alle persone per cui stiamo combattendo che oggi dobbiamo lasciarle. Abbiamo anche detto che non smetteremo di lottare per loro. Perché non ci fermeremo”, scrive l’associazione umanitaria Fundacja Ocalenie che ha seguito in loco la vicenda sin da subito.

Il governo ha rafforzato la sua presenza della guardia di frontiera e promette che il numero di soldati al confine sarà aumentato ulteriormente.
La situazione è rimasta in stallo per più di tre settimane. La polizia polacca ha impedito a medici, giornalisti, avvocati e attivisti di raggiungere il gruppo di richiedenti asilo per fornire supporto e di comunicare anche a distanza, il personale medico che voleva verificare le condizioni di salute è stato respinto ben 19 volte in queste settimane. Ora non sarà più possibile nessuna azione minima di monitoraggio e supporto.

′′Siamo terrorizzati e non sappiamo cosa succederà alla nostra vita′′ – diceva nei giorni scorsi uno degli uomini afgani che chiedono protezione alla Polonia. ′′ Non abbiamo comunicazioni, non abbiamo nulla. Niente cibo, niente acqua, beviamo solo acqua piovana.”

Mentre procede l’installazione della doppia barriera di filo spinato lunga 150 chilometri e alta 2,4 metri, il 29 agosto scorso a circa 15 km a nord di Usnarz Górny, ai margini del villaggio di Szymaki, 13 attiviste/i dato vita ad un’azione dimostrativa sulla recinzione in segno di protesta contro il trattamento disumano dei rifugiati al confine.
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La protesta voleva denunciare anche contro i “barbari” respingimenti della Guardia di frontiera polacca verso il confine bielorusso. Una pratica che viene denunciata sia dalle persone in transito che dai membri della Fondazione Ocalenie (Fundacji Ocalenie) e dell’Associazione per l’intervento legale (Stowarzyszenia Interwencji Prawnej) e dagli attivisti di Pane e sale (Chlebem i Solą).

22.08.2021 – Migranci po przekroczeniu granicy from Maciej Moskwa on Vimeo.

Ancora una volta a pagare il prezzo dei giochi politici sono le persone in movimento, che chiedono di essere protette.
Che ne sarà delle 32 persone afghane intrappolate a Usnarz Gorny?
Ed ora che anche l’ultimo volo dall’Afghanistan è partito e possiamo considerare conclusa la gestione buonista della Nato, che ne sarà delle persone in fuga dal paese? Subiranno respingimenti a catena finché non verranno rinchiuse e bloccate in qualche campo nei paesi extra Ue?
Forse quello che ne è sempre stato se non ci sarà una riforma radicale e strutturale delle politiche europee in materia di migrazione e asilo. Se non si metteranno al primo posto i diritti e non gli interessi politici.

Photo credit: Agnieszka Suszko
Photo credit: Agnieszka Suszko

Barbara Barbieri

Direttrice responsabile del Progetto Melting Pot. Dal 2014 sono iscritta all’albo dei giornalisti pubblicisti dell’ODG del Veneto.
Da diversi anni mi occupo dell’organizzazione di Sherwood Festival, rassegna musicale e culturale che si svolge a Padova nel periodo estivo.