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Il nuovo sistema di voto biometrico del Niger

Giacomo Zandonini, Privacy International - 11 novembre 2019

Photo credit: Francesco Bellina

Seduto a terra in un cortile spoglio di Koira Tegui, uno dei quartieri popolari di Niamey, Halimatou Hamadou mostra un foglio che gli è stato presentato come il suo certificato di nascita.

La donna trentatreenne, che non sa leggere né scrivere, ha ricevuto il certificato qualche giorno fa, nel corso di un’affollata cerimonia pubblica tenutasi presso una scuola elementare del circondario.
E’ il mio primo documento”, dice in tono sorpreso.

Grazie a questo foglio, potrà partecipare ad un evento cruciale per il futuro del Niger: il doppio turno di elezioni fissato per la fine del 2020 e l’inizio del 2021, che segna la fine del mandato decennale del presidente Mahamadou Issoufou e rappresenta un test per la giovane democrazia nigerina. Le elezioni saranno anche l’occasione per testare un nuovo sistema di voto biometrico, basato sulle informazioni biometriche personali degli elettori.

Il Niger è l’ultimo dei più di 30 paesi africani ad aver adottato una tessera elettorale biometrica nell’ultimo decennio, creando dei database di impronte digitali e immagini facciali. Decisione che potrebbe sembrare contraddittoria in un paese dove l’80% della popolazione non ha accesso regolare alla corrente elettrica, e dove la malnutrizione è un rischio continuo per centinaia di migliaia di persone ogni anno.

In effetti, le preoccupazioni di Hamadou sembrano essere molto più immediate e concrete delle lontane elezioni, per cui le tessere elettorali dotate di microchip saranno prodotte in Francia.

Spero di poter dare ai miei quattro figli abbastanza cibo e un’istruzione, e che rimarremo tutti in buona salute”, dice la donna, che si è trasferita nel quartiere da bambina quando i suoi genitori hanno lasciato la campagna, e definisce le condizioni di vita della sua famiglia “povere e precarie”.

Nessun piano B

Il documento di Hamadou è uno dei 5 milioni rilasciati a partire dalla metà del 2018 nell’ambito di un enorme sforzo nazionale per tappare i buchi di un sistema anagrafico molto debole, che riesce a tener traccia di appena il 30% della popolazione.

L’avvocato Issaka Souna, appoggiato ad una scrivania sommersa di materiale nel suo ufficio al lato opposto della città, ha un ruolo centrale in questo difficile processo. Souna, 64 anni, dice che “avrebbe potuto guadagnare cinque volte tanto” se avesse mantenuto il suo lavoro come osservatore elettorale per l’ONU, ma ha preferito servire il suo paese in un momento delicato.

Alla fine del 2017, quando Souna è stato messo a capo della Commissione Elettorale Indipendente del Niger, il Parlamento aveva appena approvato una nuova legge elettorale che includeva l’utilizzo di un sistema di identificazione biometrica.

Non c’era nessun piano B: dovevamo farlo funzionare”, dice Souna.

Spiega: “La biometrica è vista come una panacea dalla nostra classe politica, frammentata e diffidente, ed è supportata sia dalla coalizione di maggioranza che dalle opposizioni, che temono brogli elettorali”.

Secondo il funzionario, “la biometrica rappresenta uno strumento efficace per evitare che la stessa persona voti due volte, un problema comune nella regione; ma è anche costosa e tecnicamente complessa da realizzare, in un paese con molti emigranti, comunità nomadi e condizioni climatiche ostili”.

Finora, l’ostacolo principale alla costruzione di un sistema elettorale efficiente era l’assenza di un’anagrafe affidabile. Dalla metà del 2018, la commissione elettorale sta organizzando udienze itineranti conosciute come “audiences foraines”. Si tratta di procedure semplificate per rilasciare documenti d’identità in vari distretti e regioni del paese. In questo modo, milioni di nigerini, inclusa Halimatou Hamadou, hanno ottenuto il loro primo documento d’identità, che è un prerequisito per ottenere la scheda elettorale.

Denaro in cambio di impronte digitali

A partire dal 15 ottobre, i cittadini nigerini che vogliono ottenere una scheda elettorale devono registrare il proprio documento d’identità, la propria firma, la propria immagine facciale e le proprie impronte digitali in un database, accessibile da una delle centinaia di stazioni che la Commissione Elettorale ha predisposto nelle sette regioni del paese. 6700 funzionari sono stati assunti a questo scopo, con l’obiettivo di rilasciare circa 8 milioni di tessere elettorali nel 2019 (su una popolazione di 23 milioni in rapida espansione).

Le impronte digitali non saranno controllate ai seggi, ma verranno incrociate dal software del database per assicurare che nessuno riceva più di una tessera. Le informazioni personali saranno immagazzinate nel chip della tessera e in un database centralizzato. Inoltre, spiega Souna, “attraverso l’abbinamento della foto sulla tessera con quella nel database, i funzionari dei seggi avranno un’ulteriore opzione per verificare l’identità del votante”.

Siamo stati influenzati da vicini come Mali, Ciad, Costa d’Avorio, Senegal, Nigeria, Togo e Benin, che hanno già adottato soluzioni biometriche per organizzare il voto”, ammette Souna, aggiungendo poi che, diversamente dal Niger, “la maggior parte di questi paesi aveva già un’anagrafe funzionante, che è stata usata come fonte per i registri elettorali”.

Souna sembra consapevole delle grandi difficoltà insite nel portare al voto uno dei paesi più giovani e poveri del mondo, ma mostra la sicurezza di un professionista navigato. Solo il denaro lo preoccupa, dice.

L’azienda francese Gemalto è stata selezionata come fornitrice del sistema biometrico, vincendo un appalto da circa 20 milioni di euro all’inizio del 2019, dopo un complicato processo di selezione i cui risultati sono stati contestati dalla concorrente tedesca Dermalog. Nonostante questo, la somma esclude i salari delle migliaia di persone che dovranno far sì che il sistema funzioni nel corso delle attesissime elezioni, sia presidenziali che legislative.

Il costo totale potrebbe superare i 130 milioni di euro, più di cinque volte il costo delle elezioni del 2016, che erano basate su liste elettorali tradizionali. Non sorprende quindi che, nonostante il governo abbia annunciato che il Niger può finanziare le proprie elezioni, i suoi funzionari stiano bussando alle porte di potenziali benefattori.
Ma i partner principali del Niger sembrano non rispondere.

Il programma di sviluppo dell’ONU, che contribuisce alle elezioni in Niger da quando il paese è passato da una dittatura militare alla democrazia nel 2011, ha garantito 2,2 milioni di euro. La svizzera ha promesso circa 260.000 euro.

I maggiori finanziatori, come UE e USA, sembrano tuttavia più cauti. Secondo un funzionario, il contributo di Bruxelles “sarà rilevante, ma stiamo ancora definendo i dettagli e discutendo con le autorità nigerine”.

Negli ultimi dieci anni la delegazione UE in Niger si era opposta all’uso di un registro elettorale biometrico, favorendo invece il rafforzamento dell’anagrafe. Ma le autorità nigerine, inserendo la biometrica nella nuova legge elettorale, “hanno ricattato i propri partner: ora se vogliamo sostenere la democrazia dobbiamo indirettamente finanziare un sistema biometrico”, ha detto un altro funzionario.
Sia la Francia che la Germania, ha aggiunto, hanno fatto campagna a favore della biometrica. Gli interessi di Parigi sono lampanti. Gemalto è stata acquisita dalla statale Thales, un gigante della sicurezza, nel dicembre 2018, con il beneplacito della Commissione Europea. Questa acquisizione rafforza uno degli attori principali nella competizione globale per le tecnologie d’identificazione.

Un contesto vulnerabile

Il database elettorale del Niger è solo l’ultimo segnale della crescente penetrazione della tecnologia biometrica nel continente africano nella pubblica amministrazione, nelle banche, nel settore sanitario, nei passaporti o nell’aiuto umanitario. Gli attori principali di questo processo sono grandi imprese occidentali che si occupano di identificazione e sicurezza, come Thales, Idemia, Zetes, Accenture e Veridos, e che guardano all’Africa come una golosa opportunità di mercato.

Secondo Oumarou Sanda Kadri, uno degli avvocati più prestigiosi del Niger, tutto questo non accade senza inconvenienti. “I nostri paesi sono vulnerabili e possono cadere preda di illusioni tecnologiche”, dice dal suo ufficio, nella zona orientale di Niamey.

Dopo essere stato a lungo il vicepresidente della Commissione Elettorale Nazionale, Kadri è stato nominato direttore di una nuova autorità nazionale per la protezione dei dati personali, nata dall’approvazione della prima legge nigerina sulla privacy nel 2017. Ha però rifiutato la posizione. Da allora, l’autorità non è completamente entrata in funzione.

Ora il Niger ha diverse leggi che proteggono i dati personali, ma sono ancora scatole vuote: non c’è nessun vero controllo”, dice l’avvocato. Nella creazione del nuovo database biometrico degli elettori, aggiunge, “dobbiamo assicurarci che i dati raccolti verranno usati solo per le elezioni, e non per altri scopi”.

L’UE ha forti garanzie a tutela dei dati personali nel proprio territorio, ma è abbastanza attenta quando si tratta delle sue partnership in Africa?” si chiede Kadri.
Nonostante ciò, la lentezza dei partner nel fornire contributi sembra dipendere più dalla tensione politica e dalle insanabili divergenze tra maggioranza e opposizione che da preoccupazioni sulla protezione dei dati personali.

Stabilità a rischio

L’ex ministro degli esteri Ibrahim Yacouba, che ha lasciato il governo nel 2017 per protestare contro la nuova legge elettorale, ci ha detto che “le prossime elezioni saranno il primo test per l’alternanza democratica dall’indipendenza del Niger, ma il partito del presidente le sta già manipolando”.

I partiti di opposizione, incluso il MPN di Yacouba, stanno boicottando il processo elettorale, denunciando squilibri nella composizione della commissione elettorale e nel processo di monitoraggio del voto, e in qualche occasione ricorrendo a manifestazioni nelle strade.

La biometrica, afferma Yacouba, può essere uno strumento contro le frodi, ma “la trascrizione del voto resta il momento più delicato, e verrà comunque fatta a mano, senza nessuna possibilità per gli osservatori di opposizione di controllarla”.

Queste tensioni aumentano le ansie dei paesi occidentali, che vedono la stabilità del Niger come fondamentale per garantire i propri interessi nel Sahel, dalla sicurezza al controllo delle migrazioni, passando per risorse minerarie fondamentali.

Abbiamo già problemi esterni, dalla guerra in Libia all’ingresso di gruppi terroristici provenienti dalla Nigeria e dal Mali nel nostro territorio; non possiamo permetterci di avere anche problemi interni: le prossime elezioni devono essere pacifiche”, sottolinea il presidente della Commissione Elettorale Issaka Souna.

La decisione di adottare un registro elettorale biometrico non è stata accolta da grande dibattito nel paese; le operazioni di iscrizione sono già iniziate nella regione settentrionale di Agadez, dove meno di un milione di persone è disperso in un territorio immenso, ostile e inaccessibile.

E’ un compito enorme”, dice Souna, che ha monitorato alcune delle elezioni più complicate tenutesi in Africa negli ultimi dieci anni, “ma sono sicuro che ce la faremo”.

Mentre i nigerini corrono contro il tempo per andare alle elezioni, i loro partner occidentali guarderanno più alla protezione dei loro dati personali o ai propri interessi geopolitici?