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Il patto europeo sull’asilo e le migrazioni non ha tratto alcun insegnamento dalla «crisi migratoria»

Le ONG chiedono al Parlamento europeo e al governo belga di cambiare rotta

Il nuovo Patto si basa su proposte legislative e raccomandazioni non vincolanti. Le sue priorità sono chiare, ma non nuove. Frenare gli arrivi, limitare l’accoglienza attraverso lo «smistamento» delle persone e l’aumento dei rimpatri. Questa strategia, più volte criticata dalle ONG e dagli ambienti accademici, è certamente riuscita a diminuire gli arrivi in Europa, ma non ha offerto nessuna soluzione durevole per i migranti. Sin dagli anni 2000, l’esternalizzazione della gestione della questione migratoria ha dimostrato la sua inefficacia (la situazione umanitaria negli hotspots, più di 20.000 morti nel Mediterraneo dal 2014 e il sistema di gestione delle frontiere dell’UE) e il suo costo esponenziale (costi elevati dei controlli, della detenzione-espulsione e gli aiuti allo sviluppo deviati). Questa ha incrementato il tasso di violenze sulle rotte migratorie e ha violato il diritto internazionale nella totale impunità (il mancato accesso al diritto d’asilo, in particolare attraverso i respingimenti).

È importante che tutti gli Stati membri sviluppino dei sistemi d’accoglienza di qualità e che l’UE si orienti verso una protezione più unificata

La proposta di istituire un meccanismo di solidarietà europea vincolante è apprezzabile, ma quest’ultimo deve essere al servizio dell’accoglienza e non collegato ai rimpatri. La possibilità per gli Stati europei di scegliere tra il ricollocamento, il «patrocinio» del rimpatrio dei respinti o altri contributi finanziari non è equa. La ripartizione solidale dell’accoglienza deve essere permanente e non dovrebbe essere azionata unicamente in caso di «flussi massicci» alle frontiere di uno Stato membro, come raccomanda la Commissione. È importante che tutti gli Stati membri sviluppino dei sistemi d’accoglienza di qualità e che l’UE si orienti verso una protezione più unificata. L’annunciato cambiamento al Regolamento Dublino lo è solo di nome perchè i primi paesi d’ingresso resteranno responsabili dei nuovi arrivati.

Il focus deve essere posto sulle alternative alla detenzione e non sull’uso sistematico della reclusione alle frontiere, come vuole la Commissione. Il diritto di chiedere asilo e di avere accesso ad una procedura di qualità deve essere essere accessibile a tutti e a tutte e restare un diritto individuale. Nondimeno, la proposta della Commissione di detenere (per massimo 12 settimane) al fine di fare uno screening (5 giorni di test vari e di controlli incrociati di dati tramite EURODAC) e poi smistare i migranti alla frontieri in funzione del tasso di riconoscimento della protezione accordato in media al loro Paese di origine (inferiore al 20%) o del loro livello di vulnerabilità è contraria alla Convenzione di Ginevra.

La priorità per i migranti in situazioni di irregolarità deve essere la ricerca di soluzioni durevoli (come la regolarizzazione) piuttosto che il rimpatrio forzato ad ogni costo.

La priorità per i migranti in situazioni di irregolarità deve essere la ricerca di soluzioni durevoli (come la regolarizzazione) piuttosto che il rimpatrio forzato ad ogni costo, come raccomanda la Commissione.

Il miglior modo di lottare contro le violenze sulle rotte migratorie resta l’istituzione di più vie legali e sicure per la migrazione (ricollocamento, visti per lavoro, per studi, ricongiungimenti familiari…). Le ONG criticano che la Commissione posticipi al 2021 le proposte sull’immigrazione legale. Il patto s’interessa giustamente alla criminalizzazione delle ONG che si occupano dei salvataggi e dei cittadini che forniscono aiuti umanitari ai migranti. Tuttavia, le proposte destinate a mettervi fine sono insufficienti. Le ONG accolgono con favore l’annuncio della Commissione di un meccanismo di sorveglianza dei diritti umani alle frontiere esterne. Nel corso dell’anno sono stati segnalati sempre più spesso dei respingimenti violenti da parte di Croazia, Grecia, Malta e Cipro. Tuttavia non è ancora sufficientemente chiaro se le proposte della Commissione possano effettivamente trattare e sanzionare i respingimenti.

All’indomani dell’incendio dell’hotspot a Moria, simbolo per eccellenza del fallimento delle politiche migratorie europee, l’UE sprofonda in una negazione totale, mortale, al fine di conciliare le divergenze tra i suoi Stati membri. Le discussioni future riguardo al Patto in seno al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE saranno cruciali. Le ONG che fanno parte del gruppo di lavoro per la giustizia migratoria chiedono al Parlamento europeo e al governo belga di promuovere delle modifiche forti che vadano più verso una giustizia migratoria.

Lista dei firmatari
CIRE, LDH, MOC, SB OVERSEAS, CENTRE AVEC, ACV-CSC, JRS, Vluchtelingenwerk vlaanderen, CEPAG, ORBIT, CARITAS et 11.11.11, CNCD-11.11.11