Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

dal Messaggero Veneto del 21 ottobre 2007

«Il problema è quanto accade non dentro, ma fuori dal Cpt»

Gradisca. Il sindaco Tommasini esprime «la preoccupazione di gran parte dei cittadini»

«Episodi come quello dell’altra sera dimostrano che qualcosa non funziona La città non è in grado di reggere un tale impatto Dal Cpa escono immigrati che girano per vie e negozi Cosa accadrà all’apertura del centro d’identificazione?»

«Ormai episodi come quello dell’altra sera si ripetono con cadenza pressoché quotidiana. Vuol dire che qualcosa non funziona e non lo penso soltanto io, questo è quello che mi dicono gran parte dei gradiscani che incontro e il problema per quanto ci riguarda non è tanto dentro, quanto fuori dal Cpt. Gradisca non può reggere l’impatto di una situazione come questa, con gli immigrati che escono e girano per strade e negozi. Cosa succederà quando apriranno anche il centro di identificazione?». Tutta la preoccupazione dei gradiscani è racchiusa nelle parole del sindaco Franco Tommasini, la preoccupazione tangibile di chi, in questo momento, si rende conto giorno dopo giorno di come le più pessimistiche previsioni sull’impatto che l’apertura del Centro di permanenza temporanea per immigrati avrebbe potuto generare stiano diventando realtà.
L’ennesima fuga, i “soliti” momenti di agitazione, uno scenario che purtroppo sta diventando familiare per i gradiscani, ma il primo cittadino non ci sta a prendere atto in silenzio della situazione, anche perché all’orizzonte si profila la paventata apertura del centro di identificazione, che rischia di avere ripercussioni imprevedibili sul tessuto sociale di una cittadina come Gradisca.
«Purtroppo si sta puntualmente verificando quanto da noi preventivato negli anni scorsi – sottolinea Tommasini –. Il punto è che Gradisca non è in grado di far fronte a una cosa del genere. Non vogliamo alimentare allarmismi, ma di normale e tranquillo in questo scenario non c’è proprio nulla. Noi siamo sempre stati contrari a questo Cpt, anche perché non condividiamo la filosofia di questi centri, ci dispiace per gli immigrati, che sono persone che nella vita hanno avuto meno fortuna di noi, ma si sapeva che avrebbero creato problemi e la nostra cittadina non può reggere di fronte a questo».
«Non abbiamo le strutture e le risorse – continua il sindaco gradiscano –, anche se fin dall’inizio, in collaborazione con il mondo associativo, abbiamo fatto il possibile per adottare una politica di accoglienza e non di chiusura verso gli immigrati. Abbiamo sempre detto al ministero dell’interno che non avremmo voluto un Cpt e che, per l’amor del cielo, non avremmo potuto accettare anche un centro di identificazione. Non so davvero cosa potrà succedere adesso. Se Gradisca fosse una grande città i clandestini non avrebbero questo impatto, si “disperderebbero”, invece quale può essere l’impatto generato, per esempio, da 150 immigrati che vagano per i nostri bar e negozi? Per una realtà come la nostra, che dovrebbe vivere anche e soprattutto di turismo e di commercio, non mi sembra proprio il massimo».
Pur rimarcando il rapporto positivo esistente con le istituzioni, il sindaco Tommasini non può fare a meno di esprimere qualche dubbio sulla gestione dell’ordine interno nel Centro di permanenza gradiscano: «Con Questura e Prefettura abbiamo rapporti di collaborazione costanti e assolutamente positivi. Certo che andrebbero prese contromisure, chi di dovere dovrebbe decidersi ad adeguare i contingenti di sorveglianza, mettendo a disposizione più uomini, ma non sta a noi dirlo».
Piero Tallandini


Ancora nessuna traccia dei quattro “evasi”

Ancora nessuna traccia dei quattro immigrati clandestini che l’altra sera sono riusciti a fuggire dal Centro di permanenza temporanea gradiscano, “evasione” che ha costituito l’epilogo dell’ennesima rivolta divampata all’interno della struttura.
Si tratta, secondo quanto confermato ieri dalla Prefettura di Gorizia, di quattro extracomunitari che avevano dichiarato cittadinanza egiziana.
La fuga, come detto, era stata attuata dai quattro clandestini dopo alcune ore di tensione: a partire dalle 19 una cinquantina di ospiti aveva inscenato la protesta scagliandosi contro le inferriate e provando a forzare le paratie di contenimento del reparto adibito a ricovero notturno.
Circa trenta immigrati protagonisti della protesta erano riusciti a salire sui tetti della struttura per cercare da lì una via di fuga.
L’agitazione era scemata soltanto più tardi, dopo che le forze dell’ordine avevano cercato di convincere gli ospiti rivoltosi a scendere, utilizzando anche i lacrimogeni. La situazione era tornata sotto controllo verso le 21.
Anche la giornata di ieri non è stata comunque priva di momenti di tensione già a partire dalla tarda mattinata e dal primo pomeriggio.
Verso le 14, in particolare, un gruppo di una ventina di immigrati è riuscito a salire sul tetto rimanendovi per qualche minuto. Poi gran parte dei clandestini si è convinta a scendere senza che agenti di polizia e carabinieri fossero costretti a intervenire né tantomeno a utilizzare lacrimogeni, com’era accaduto invece venerdì.
Uno degli immigrati è riuscito a superare il tetto della struttura, ma si è limitato a scendere nell’area dell’ex caserma Polonio in cui è stato ricavato il centro di prima accoglienza.
Questa volta, con il calare della sera, a differenza di quanto era accaduto venerdì, la situazione si è progressivamente calmata e non ci sono state ulteriori manifestazioni di protesta o veri e propri tentativi di fuga.
Una tranquillità apparente – vista l’evidente “vivacità” di numerosi ospiti del Cpt, le forze dell’ordine restano in stato d’allerta – che si è protratta per tutta la serata.
(p.t.)