Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Il requisito della “conoscenza della lingua e cultura italiane” (2 parte)

Giorni or sono ho visto una donna col velo da cui potevano scorgersi solo gli occhi. Ho pensato a quello che sarebbe stato il prosieguo della giornata per questa donna: nessun contatto con la comunità italiana; il ritorno a casa per accudire il marito ed i figli. Sicuramente avrebbe parlato un’ altra lingua ma non la lingua italiana né avrebbe visto la nostra televisione. Al termine della giornata quella donna avrebbe acquisito il punteggio zero nell’ apprendimento della “ lingua e cultura italiane “.
Mi sono posto quindi il problema di come farà quella donna, una volta maturato il diritto all’ ottenimento della cittadinanza italiana 🙁 es. per matrimonio col marito, già straniero ma divenuto italiano per naturalizzazione ) a superare il requisito della conoscenza della “ lingua e cultura italiane “.Parto dal presupposto, per coerenza, che il soddisfacimento di tale requisito verrà imposto anche al coniuge straniero di cittadino italiano ( art. 5 Legge sulla cittadinanza italiana ).
Mi si potrà rispondere che la stessa potrà acquisire la carta di soggiorno che le consentirà, in sostanza, di permanere per sempre nel territorio della Repubblica.
Però con la carta di soggiorno non potrà esercitare i diritti propri dei cittadini, quali, tra gli altri, il diritto di voto ( diritto di elettorato attivo e passivo ), il diritto ad occupare uffici/funzioni pubbliche oggi riservate ai cittadini italiani, il diritto ad ottenere la assistenza/tutela dalle Rappresentanze diplomatiche/consolari italiane all’ estero ecc..
Quindi la vita di questa donna, pur rimanendo nella Repubblica, sarà una vita di serie B.
Da tutto ciò potrà nascere un senso di isolamento, di sentirsi discriminata ed abbandonata dalle Autorità italiane. Potrà così nascere un sentimento di odio, rancore verso il mondo circostante che potrebbe sfociare in atti di ribellione violenti come è avvenuto, tra gli altri a Londra, nelle periferie parigine od in Olanda.

Per evitare ciò occorre un intervento deciso e fermo delle nostre Autorità per far acquisire a questa donna la conoscenza della “ lingua e cultura italiane “.
Possibili azioni:
– insegnamento/miglioramento della conoscenza della lingua e cultura italiane durante le ore di lavoro dei cittadini stranieri, con addebito della spesa ad altri soggetti ( es. datore di lavoro, Ministero della Istruzione, Regioni ecc. )
– per le persone che non lavorano né vanno a scuola: corsi ad hoc con addebito della spesa ad altri soggetti ( es. Ministero della Istruzione, Regioni ecc. ).
– accordi vincolanti con le Rappresentanza diplomatiche- consolari estere in Italia affinchè le stesse, oltre a voler mantenere vive le relazioni/lingua/cultura del proprio Paese, si impegnino concretamente e fattivamente a collaborare con le Autorità italiane ( ivi incluse le associazioni, Organizzazioni non governative ed altri Enti ) per far acquisire ai propri cittadini la conoscenza della lingua e cultura italiane.

Dopo tale insegnamento nulla esclude che possa rivedere quella donna ancora col velo, però la stessa sarà a conoscenza dei propri diritti e saprà difendersi da ogni abuso o sopruso da chiunque provenga.