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Da La Nuova di Venezia del 10 giugno 2008

Il rom Spinelli è contrario al villaggio «Anche se fosse d’oro sarebbe un ghetto»

«Il nuovo villaggio sinti? Nemmeno se lo facessero d’oro
risulterebbe diverso da un ghetto». Alexian Santino Spinelli
è a tutti gli effetti abruzzese di Lanciano. Ma è anche un musicista e
poeta rom, fiero delle sue origini, con due lauree (unico in Europa) e
docente all’università di Trieste. «Ho scritto una lettera a Cacciari – spiega – nella quale lo ringrazio per la disponibilità a discutere e
indico 10 punti sui quali riflettere.
Anzitutto bisogna finirla con questa distinzione tra rom e sinti, sintomo di disinformazione dilagante. I rom sono sinti, si tratta di due comunità diverse dello stesso popolo. I sinti vanno iscritti nelle liste per l’assegnazione delle case, devono poter accedere all’assistenza sanitaria e trovare un lavoro. Falso che non possano vivere in appartamenti, pura autoconvinzione dei rom: possono viverci benissimo senza perdere la loro cultura, altrimenti si ghettizzano.
I campi nomadi vanno chiusi, bisogna aiutare i sinti a godere degli stessi diritti degli italiani. Il riconoscimento dei diritti non passa attraverso i soldi degli italiani, ma attraverso i fondi europei, che spesso non vengono attivati e vanno a finire nelle associazioni di pseudo volontariato.
Inutile creare un nuovo campo, dove non c’è interazione con l’esterno, sarebbe un ghetto.
Gli italiani non sono razzisti, c’è una cattiva informazione che manipola le coscienze.
Attendo un invito da Massimo Cacciari». (m.a.)

Vedi anche:
“Comunicato stampa Opera Nomadi in risposta a Santino Spinelli”