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da Il Piccolo di Trieste del 13 giugno 2007

Il sindaco: «Non a Gradisca il Centro di identificazione per stranieri richiedenti asilo»

Entro l’anno nuova struttura all’ex Polonio

«Un paese di neppure 7000 anime non può fare fronte a questo impatto»

Gradisca. Entro l’estate, o comunque entro l’anno. Attorno al Cid (Centro di identificazione per richiedenti asilo politico) l’unica certezza è quella alla fin fine più importante: si farà, e si farà a Gradisca. Come del resto stabilito sin dal 2005 dal ministero dell’Interno.
Quello di Gradisca sarà uno dei sei centri di questo tipo in tutta Italia. La notizia è stata confermata dai vertici della Prefettura di Gorizia a margine della prima visita autorizzata dei giornalisti all’interno del Cpt che sarà quindi affiancato da una seconda struttura. Il Centro, da 147 posti, sarà ricavato in un altro padiglione dell’ex caserma Polonio indipendentemente dalla rivisitazione del Centro di permanenza temporanea per clandestini.
Riforma che sarà attuata dal disegno di legge Ferrero-Amato che supererà i dettami più severi della Bossi-Fini. Ma il ddl non si occuperà solamente del cosiddetto «alleggerimento» del Cpt, destinato a svolgere funzioni di maggiore accoglienza anziché di detenzione amministrativa; dovrà per l’appunto fissare anche le nuove regole alla base dei Cid per stranieri richiedenti lo status di rifugiati politici.
Netta la contrarietà del sindaco Franco Tommasini: «Attendiamo notizie ma il nostro dissenso ad ogni tipo di Centro rimane fuori discussione: ai Cpt così come sono stati concepiti sinora, perché non ne condividiamo la filosofia detentiva; e ai Cid, perché una cittadina come Gradisca non ha le risorse strutturali e culturali per fare fronte all’impatto di una seconda struttura». Una struttura che a differenza del Cpt non è certo detentiva ma prevede per gli ospiti il solo rientro serale.
«Un paese di neanche settemila anime come il nostro non è pronto per far fronte a certi numeri e a certe esigenze», ribadisce Tommasini. I Centri di identificazione sono delle strutture dove lo straniero viene ospitato per il riconoscimento della identità e della nazionalità, per la verifica degli elementi su cui è basata la sua richiesta d’asilo o per l’ammissione nel territorio dello Stato. Il richiedente asilo presente nel centro di identificazione ha diritto alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia o infortunio, erogate dal servizio sanitario. Lo straniero che è stato inviato al Cid non può essere trattenuto per più di 20 giorni allo scadere dei quali gli viene rilasciato un permesso di soggiorno valido tre mesi, rinnovabile fino alla definizione della sua pratica per il riconscimento dello status di rifugiato, che avviene attraverso un colloquio individuale davanti ad una commissione territoriale istituita in una delle 7 città d’Italia fra Roma, Milano, Foggia, Crotone, Trapani, Siracusa e, per l’appunto, Gorizia.
Dall’apertura del Cpt di Gradisca sono state sinora 101 le domande di asilo delle persone trattenute (su 650 immigrati transitati dall’ex Polonio), 98 delle quali passate dall’ufficio mediazione culturale di Minerva, l’ente che gestisce la struttura. Ad un secondo ente, il Cir (Consiglio italiano per i rifugiati) la Prefettura ha affidato il servizio interno di orientamento legale e sociale.
l.m.