Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Tratto da Il manifesto del 22 luglio 2004

Il vero volto del liberismo occidentale

di Raffaele K. Salinari*

La vicenda dei profughi della Cap Anamur racchiude in sé tutti gli elementi, peggiori ed emblematici, delle attuali politiche liberiste nei confronti della vita. Il primo elemento è certamente quello della produzione scientifica di rifugiati, usati come permanente arma di destabilizzazione di vasti territori che poi saranno, un giorno, eventualmente ricolonizzati. L’Africa è oramai da lungo tempo il continente all’interno del quale questa tecnica viene ampiamente utilizzata con la connivenza spesso delle organizzazioni umanitarie o delle Nazioni unite. I rifugiati sudanesi non fanno eccezione a questa politica che ammassa esseri privati di qualunque diritto alla vita e impiegati per presidiare territori dai quali saranno rimossi quando ciò che vi è sotto servirà il modello di produzione: coltan, petrolio o diamanti poco importa. La tecnica impiegata è semplice, basta far deliberatamente imputridire le situazioni negando gli aiuti all’inizio delle vicende, per poi eventualmente intervenire in maniera umanitaria per confermare lo stato di raggiunta decomposizione e ingestibilità del problema. La diminuzione degli aiuti allo sviluppo non va forse in questo senso? E l’aumento criminale dell’Hiv a chi giova? La seconda componente è quella della negazione dell’asilo politico. Al di là delle leggi, le motivazioni sono lampanti: questi non sono esseri umani. Nulla più di questo viene ripetuto dai vari governi coinvolti, italiano in primis, che si nascondono dietro assenze volute e coltivate, come appunto quella della legge sul diritto all’asilo. I profughi sono sub-umani, merce avariata, non incontrano il favore del mercato del lavoro, ma sono altresì utilissimi, quando gli si nega ogni umanità, per avvertire gli altri lavoratori immigrati del destino che potrebbe toccargli in sorte se non si ammorbidissero alle leggi delle flessibilità. Esiste quindi un inferno perfetto e gerarchico, che va dal girone infimo dei rifugiati permanenti a quello dei Cpt che servono a frollare la carne immigrata per le catene di produzione. Ultima componente, la negazione e la criminalizzazione del diritto umanitario. Oramai in crisi, forse irreversibile dopo l’Iraq, il diritto umanitario residuale, quello indipendente che denuncia con atti visibili lo sfacelo morale prodotto dal bioliberismo, viene trattato come avamposto del terrorismo, perlomeno connivente con l’attacco alla sicurezza internazionale, come se salvare vite umane fosse un attentato. La rivendicazione dei militari di poter, a seconda delle esigenze strategiche, agire ora con le armi da fuoco ora con quelle degli aiuti, è una deriva ulteriore verso una concezione del diritto che non può più essere accettata. In questo scenario è doveroso che si moltiplichino le Cap Anamur, che la cancrena prodotta ma tenuta lontana dai nostri confini sia invece portata a dimorare stabilmente alle porte dell’impero. Questa vicenda ci ha, per molti versi, aperto prospettive nuove di militanza e resistenza, e ci stiamo preparando a dargli voce.

* Pres. Terre des Hommes international

Ascolta l’intervista a Raffaele Salinari. audio