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Ilegittimo il provvedimento di espulsione nei confronti del coniuge extracomunitario di cittadina comunitaria sprovvisto di visto

Una sentenza del Giudice di Pace di Milano chiarisce questo principio

Una sentenza emessa dal Giudice di
Pace di Milano, nell’annullare il decreto di espulsione emesso nei
confronti di un cittadino tunisino coniugato con una cittadina rumena, ha
espresso alcuni principi fondamentali già da tempo condivisi dagli operatori
del diritto ma ignorati da molte Questure italiane.

Secondo la normativa comunitaria (Dir. 2004/38/CE) vige un diritto di libera
circolazione e soggiorno per i cittadini comunitari e per i loro familiari,
qualunque sia la loro cittadinanza.

E’ noto tuttavia che molte Questure dichiarano la richiesta di carta di
soggiorno ex art. 10 D.Lgs n. 30/2007 irricevibile qualora il cittadino
extracomunitario non possegga un visto d’ingresso. Ossia se si è sposato da
clandestino.

Tale prassi è contraria alle norme comunitarie, così come ribadito anche
dalla giurisprudenza comunitaria (Sentenza C. 127/08 del 25.07.2008), secondo
la quale si determina di fatto una regolarizzazione permanente in favore dei
cittadini extracomunitari che hanno contratto matrimonio con i cittadini
europei dello Stato dove costoro si sono trasferiti.

Il Giudice di Pace di Milano ha annullato il decreto di espulsione
sostenendo, in particolare, che “con la sentenza interpretativa della Corte
Europea di Giustizia si è aperto uno scenario che se da un canto può porre una
rilfessione al legislatore nazionale a valutare la se l’art. 10 del D.Lgs n.
30/2007 sia conforme all’indirizzo espresso dal Giudice comunitario circa
l’obbligo di regolare l’ingresso per il cittadino extracomunitario (coniuge di
cittadino comunitario) per ottenere la carta di soggiorno, dall’altro impone a
questo giudice di applicare la normativa interna attualmente vigente,
interpretandola in senso conforme a quanto statuito da giudice comunitario”.

Si spera che l’invito venga recepito, soprattutto dal Ministero dell’interno
affinchè provveda ad emanare quantomeno una circolare che ponga fine alla
prassi illegittima di varie Questure italiane.