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da Il Corriere della Sera del 20 gennaio 2004

«Imbottiti di barbiturici i clandestini da rimpatriare» di Francesco Alberti

Inchiesta a Bologna dopo la denuncia di tre immigrati ospitati nel Centro di permanenza temporanea

Dal nostro inviato

Bologna – I carabinieri del Nas sono arrivati all’ora di cena. Hanno ispezionato le cucine, sequestrato alcune confezioni di pasti e bevande, passato al setaccio i registri computerizzati dell’infermeria, prelevato medicinali e altri documenti. Un blitz di cinque ore, venerdì scorso, che ha messo sottosopra il Centro di permanenza temporaneo di Bologna (Cpt), struttura che ospita alcune decine di immigrati clandestini in attesa di espulsione. Scopo della perquisizione, quello di verificare se alcuni dei cibi o delle bevande destinate agli ospiti contenevano prodotti «proibiti», in particolare sedativi e barbiturici.

L’inchiesta della Procura bolognese, che per ora ipotizza il reato di adulterazione di sostanze alimentari contro ignoti, nasce dalle denunce presentate da tre immigrati secondo i quali, nei mesi trascorsi all’interno del Centro (agosto-ottobre 2003), «più volte hanno avvertito sonnolenza, stordimento, mal di testa e nausea dopo i pasti o comunque dopo aver ingerito prodotti presi dalle macchinette della distribuzione». Come loro, «molti altri ragazzi del Centro hanno provato le medesime sensazioni». Uno degli immigrati sostiene inoltre che in più di un’occasione «il personale della Croce Rossa, senza visitarmi, mi ha somministrato delle pastiglie prive di involucro esterno». E ogni volta, aggiunge, «accusavo fortissimi dolori alla testa e senso di nausea».

I tre stranieri, assistiti dagli avvocati Simone Sabattini e Alessandra Ballerini, hanno anche messo a disposizione della magistratura gli esiti delle analisi del sangue effettuate, dopo essere usciti dal Cpt, in alcune strutture esterne: dagli esami emergerebbero tracce di barbiturici. Il sostituto procuratore Enrico Cieri è ora in attesa delle perizie tossicologiche effettuate sulle sostanze sequestrate all’interno del Centro. Nessun commento finora da parte del direttore del Cpt, Roberto Sarmenghi, e del direttore sanitario, Pasquale Paolillo. Perentoria invece la Croce Rossa bolognese che, per bocca del commissario provinciale Giovanni Mazzotti, docente di anatomia all’università felsinea, esclude irregolarità di qualsiasi genere: «E’ tutto falso, in quella struttura opera un gruppo di medici di assoluta affidabilità. Può anche darsi che, di fronte a persone in temporanea difficoltà, possa essere stato prescritto un particolare farmaco, ma è semplicemente assurdo pensare che qualcuno abbia alterato cibi o bevande. Ben venga l’inchiesta, così faremo chiarezza una volta per tutte».

Le denunce dei tre immigrati tracciano uno scenario inquietante del Centro: parlano di condizioni igieniche al limite, di assistenza medica carente, di «cibi freddi e quasi immangiabili». Uno dei clandestini sostiene di aver conservato alcune delle pillole sospette: «Una volta uscito dal Cpt di Bologna, sono stato curato presso il centro medico per le cefalee dell’ospedale Galliera di Genova: qui sono venuto a sapere che le pillole assunte per settimane al Centro di Bologna erano “Tegretol 200”, una medicina per l’epilessia. Non ho mai sofferto di epilessia, come hanno anche confermato gli esami effettuati a Genova». Indagine complessa, scivolosa, molti gli aspetti ancora da chiarire.
Dalla perquisizione all’interno del Centro, sembra non siano emerse particolari irregolarità. I pasti e le bevande destinati agli immigrati provengono direttamente da fuori, sigillati con il cellophane: il personale si limiterebbe quindi a distribuirli. Afferma un dipendente: «Qui non scaldiamo nemmeno il caffè…». E’ stata invece accertata in infermeria la presenza di farmaci contenenti sostanze simili ai barbiturici: gli inquirenti stanno cercando di verificare in quali casi e in base a quali criteri venivano somministrati.