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da La Stampa del 3 maggio 2008

Immigrati, Zapatero paga chi torna a casa

L'intero salario di disoccupazione liquidato in contanti

Che fare quando, per colpa del rallentamento economico che investe anche la Spagna, oltre il 14% dei 4 milioni di immigrati legali è disoccupato? Il premier socialista José Luis Rodríguez Zapatero ha un’idea: i migranti che lo vorranno potranno tornare in patria con in tasca, in contanti, il montante del salario di disoccupazione che riceverebbero se rimanessero nel Paese che li ha accolti. Ma la proposta piace poco alla Ceoe, la Confindustria locale.

«Dobbiamo promuovere formule nuove che incentivino gli immigrati che possano perdere il lavoro nei prossimi mesi a ritornare nei loro Paesi – prometteva lo scorso 8 aprile Zapatero, presentando il suo programma di governo dopo il bis vittorioso delle legislative del 9 marzo-. La capitalizzazione del salario di disoccupazione che abbiano guadagnato oppure la concessione di micro-crediti sono vie che l’Esecutivo esplorerà immediatamente». D’altronde la Spagna, che l’anno scorso è cresciuta del 3,8% e nei primi 3 mesi del 2008, a causa della deceleración, solo del 2,8 (l’incremento del Pil previsto per tutto quest’anno è del 2,3 %), se lo può permettere. La Seguridad Social, la Previdenza sociale, ha registrato un surplus di 13,2 miliardi nel 2007 e di 3, 2 miliardi nei primi 3 mesi di quest’anno. Un tesoretto che, in un periodo in cui uno dei motori dell’economia, l’edilizia, dove sono occupati in massa gli immigrati, continua a perdere lavoratori e colpi (meno 24% le vendite registrate a febbraio), ha un’area potenziale di accettazione di ben 500mila persone. Proprio questa sarà la prima misura che prenderà il ministro del Lavoro e dell’Immigrazione Garbacho.

Il piano di «Rientro volontario» varato da Aznar nel 2003offriva solo il biglietto di ritorno pagato. Ha vuto poco successo, nel Paese d’Europa che oggi è il più multietnico in relazione alla sua popolazione (gli stranieri legali sono 4. 480 mila persone, il 9,9% degli abitanti). Ritornarono a casa 4.850 migranti. Ora che il periodo delle vacche grasse è finito e le previsioni del settore edilizio prevedono la cancellazione di 300-400 mila posti di lavoro nei prossimi 2 anni, è tutta un’altra storia. C’è poi anche la proposta dei microcrediti, che servono per rifarsi una vita nel luoghi d’origine. La cassa di risparmio Caixa Catalunya (a Barcellona i migranti sono già il 17, 3 %) ha lanciato Retale, Reinversión de Talento en Ecuador, prestiti di piccoli ammontare che peró hanno permesso la creazione di 45 imprese. «La formula di Zapatero mi sembra buona per le persone con problemi occupazionali, ma bisognerà vedere fino a dove arrivano i microcrediti», commenta Raúl Jiménez, portavoce degli immigrati dell’Ecuador, terza comunità – 421 mila persone – del Paese dopo marocchini (577 mila) e romeni (524 mila).

A gennaio in Spagna incassavano il salario di disoccupazione 1,6 milioni di lavoratori, con introito mensile dai 600 ai 1.021 euro. La trovata zapaterista lascia freddo Juan Menéndez, uno dei dirigenti della Ceoe: «Bisogna pensarci su». Il premier, poi, usa anche la diplomazia: nello scorso agosto ha firmato con l’Ecuador un programma volontario di ritorno che crea la figura dell’ex immigrante come agente allo sviluppo ed offre esoneri dalle imposte, credito agevolato ed aiuti per la casa.

di Gian Antonio Orighi