Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Piccolo di Trieste del 6 marzo 2009

«Immigrati discriminati» La Commissione europea censura la Regione

Il vicepresidente Jacques Barrot risponde a un’interrogazione sui limiti di residenza

Il commissario per la Giustizia Barrot accusa il Fvg di attuare una politica discriminatoria in tema di aiuti
Risposta a un’interrogazione della sinistra sull’abolizione del reddito di cittadinanza.

Trieste – Imporre limiti di residenza per accedere al fondo antipovertà della Regione è ”discriminatorio”. A dirlo questa volta non sono le forze politiche d’opposizione, ma la Commissione europea attraverso il vicepresidente nonché commissario per la Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot. Nella risposta all’interrogazione presentata dai parlamentari europei italiani del Gue-Ndl (la sinistra europea), sulle scelte fatte dalla Regione in sede di variazione di bilancio – con l’abolizione del reddito di cittadinanza e la previsione di criteri restrittivi per l’assegnazione del fondo antipovertà –, la Commissione annuncia verifiche. «La Commissione – dice la lettera – non mancherà di sollecitare dalle autorità italiane maggiori informazioni in merito ai fatti riferiti». La presa di posizione della Ue apre così un fronte sulle politiche del welfare regionale: il ”vincolo” della residenza, infatti, è stato introdotto anche per l’assegnazione delle case Ater, per il bonus bebè e il bonus affitti. Il primo requisito a non stare in piedi secondo Barrot è l’esclusione degli extracomunitari dal fondo antipovertà perché configge con la direttiva comunitaria 2003/109 che doveva essere recepita dall’Italia entro gennaio 2006.
Secondo l’articolo 11 della direttiva, ”il soggiornante di lungo periodo gode dello stesso trattamento dei cittadini nazionali per quanto riguarda (…) le prestazioni sociali, l’assistenza sociale e la protezione sociale ai sensi della legislazione nazionale”. Barrot ricorda anche – articolo 13 della stessa direttiva – la possibilità di limitare ”le prestazioni per soggiornanti di lungo periodo” nel senso, però, che devono comprendere ”almeno un sostegno di reddito minimo, l’assistenza in caso di malattia, di gravidanza, l’assistenza parentale e l’assistenza a lungo termine. Le modalità di concessione di queste prestazioni dovrebbero essere determinate dalla legislazione nazionale”. Non solo: ”Escludono dal loro ambito di applicazione qualsiasi possibilità che uno Stato membro conceda particolari privilegi ai propri cittadini senza concederli anche ai soggiornanti di lungo periodo”. Quanto al limite ”di residenza minima di tre anni” per i cittadini comunitari, ”secondo una giurisprudenza costante le norme sulla parità di trattamento previste dalla legislazione comunitaria vietano non soltanto le discriminazioni palesi basate sulla cittadinanza, ma anche qualsiasi forma dissimulata di discriminazione che, conduca di fatto allo stesso risultato”. E secondo Barrot queste condizioni sono ”indirettamente discriminatorie” perchè ”è più facile soddisfarle per il cittadino nazionale che per un cittadino migrante dell’Unione, a meno che siano obiettivamente giustificate e proporzionate al loro scopo”. «Il fatto che la Commissione dia una risposta così dettagliata e perentoria – commenta Roberto Musacchio del Movimento per la Sinistra, in visita a Trieste – è sicuramente segnale dell’importanza che l’esecutivo europeo presta alle tematiche toccate». Per Giulio Lauri (Mps) la posizione della Commissione conferma che «i provvedimenti che la Lega suggeruisce a Tondo sono razzisti e mirano a mettere i poveri, italiani e stranieri, in guerra fra loro».
(m. mi.)