Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

dal Corriere della Sera del 1 dicembre 2004

Immigrati e consiglieri aggiunti, un sentiro da allargare

Roma – Certe volte, per risolvere i problemi, le buone idee non bastano. Anzi, se a queste non fanno seguito scelte concrete, e si pensa comunque di avere già fatto la mossa giusta, le questioni si aggravano. Qual è il ruolo dei consiglieri comunali aggiunti? Cosa realmente possono fare i rappresentanti eletti dagli stranieri di Roma? A sette mesi di distanza dalle votazioni di fine marzo viene il dubbio che la soluzione data al problema sia ancora poco praticabile. Non una presa in giro – il Campidoglio ha fatto una scommessa e ha dimostrato di crederci – ma una semina da cui è nata una piantina per ora troppo gracile.
Quei quattro, nei mesi successivi tutti li hanno cercati. Il peruviano Santos, la filippina Irma, il rumeno Gabriel, il marocchino Aziz, più il filippino Sabio Salvador (il più votato che potrà solo presiedere la Consulta) sono passati da un convegno all’altro. Associazioni, scuole, fabbriche, tutti hanno voluto conoscerli e ascoltarli. Si sono prodigati, ma di risultati ne hanno portati a casa pochi. Hanno lavorato gratis, rischiando di perdere, chi ce l’aveva, il posto che occupavano. Sembrano ancora fermi allo stadio della – sacrosanta – denuncia, come dimostra la lettera di Irma Tobias da cui nasce il servizio di Paolo Brogi che leggerete su queste colonne. Troppo poco, forse.
In primavera, la loro elezione fu vista come una decisione intelligente e lungimirante. Significava dare voce agli stranieri (oggi 300.000) benché i quattro non avessero diritto di voto nell’aula di Giulio Cesare, in attesa della cittadinanza vera e propria, auspicata da molti. Ma intanto, anche se ciascuno dei consiglieri comunali aggiunti ha ottenuto infine un tavolo e un telefono, si ha la sensazione che essi rappresentino poco più di una scelta simbolica, lì dove occorre ben altro.

Si addensano questioni sociali complesse. Solo il 60-65 per cento degli stranieri sono in possesso di un permesso di lavoro. Alcune comunità hanno dimensioni impressionanti: i rumeni sono già 60.000, i filippini 22.000. Migliaia di persone cercano un’occupazione, un tetto, una scuola per i figli. Il sindaco Veltroni si avvale della collaborazione di un consigliere comunale delegato alla multietnicità, la bravissima signora Franca Coen Eckert, e molti esponenti della giunta hanno mostrato in più occasioni di avere ben chiare le implicazioni della forte immigrazione: lavoro, sanità, infanzia. Tuttavia, sembrano necessarie scelte ancora più coraggiose: forse un assessorato interamente dedicato a questo problema e, comunque, un impegno amministrativo ancora maggiore. In collegamento stretto con la Regione e la Provincia, affinché – prima che si arrivi ad una vera emergenza – i nuovi arrivati riescano più facilmente a sentirsi romani e cittadini.

di VITTORIO ROIDI