Viterbo – Tutti in fila pazientemente e col numero in mano per rinnovare il permesso di soggiorno o chiedere il ricongiungimento ai familiari. Questa è la sorte degli stranieri a Viterbo (attualmente sono circa 10.000, in gran parte provenienti dalla Romania e dall’Albania) dove l’ufficio immigrazione della Questura deve far fronte a centinaia e centinaia di domande. Però i due sportelli aprono alle 9 e chiudono a mezzogiorno, solo tre ore a disposizione del pubblico anche se a volte prolungano l’orario per ulteriori sessanta minuti, ma non riescono comunque ad accontentare tutti.
Tanti stranieri, infatti, arrivano davanti al cancello alle cinque del mattino – qualcuno addirittura passa la nottata in macchina con il freddo gelido di questi tempi – e prendono posizione per essere i primi a staccare il ticket elimina-coda: aspettano chiacchierando del più e del meno o sonnecchiano appoggiati alla bell’e meglio. Poi arrivano gli impiegati che in un’ora riescono ad espletare otto pratiche, quindi in una mattinata, al massimo, s’accontentano dalle 30 alle 35 persone. E gli altri? Torneranno l’indomani a fare la fila. E non è detto che per loro il giorno dopo le cose andranno meglio.
Nella grande sala d’attesa alle Pietrare, davanti agli sportelli è un bailamme di voci e lingue, l’italiano si sente qua e là smozzicato e storpiato ma ci si intende. Qualcuno ha il suo interprete personale, altri s’affidano alle conoscenze fatte lì per lì. Ma lo scontento è palpabile ovunque, come è visibile la stanchezza segnata sotto gli occhi delle donne che arrivano dai paesini intorno a Viterbo e hanno portato con sé i figli non sapendo a chi affidarli vista la levataccia.
«E’ una settimana che vengo tutte le mattine da Orvieto – dice un nordafricano – ma quando arrivo qui ci sono già 70-80 persone in fila. Lavoro come custode nella villa dell’onorevole Martelli e vengo per far rinnovare il permesso di soggiorno per me, mia moglie e mio figlio. Capisco che ora c’è un casino per la legge Bossi-Fini ma due soli sportelli al lavoro con tutta questa gente mi sembrano davvero un po’ pochi, ne servirebbero almeno altrettanti per smaltire un maggior numero di pratiche».
Qualcuno si lamenta borbottando tra i denti del comportamento degli impiegati che, presi d’assalto, a volte reagiscono con eccessiva durezza, ma non deve essere facile trattare con centinaia di persone stressate e stanche. Forse anche a loro farebbe piacere aprire un altro paio di sportelli.
da Il Messaggero del 9 marzo 2004
Immigrati, l’inutile coda per il permesso di Annabella Morelli
Argomenti
Vedi anche
La Questura deve rilasciare un PdS provvisorio: accolta l’istanza cautelare di una signora albanese convivente con nipote italiano
Tribunale di Roma, ordinanza del 5 aprile 2024
Supremo interesse del minore: la Corte di Appello autorizza la permanenza della madre sul territorio nazionale
Corte di Appello di Roma, decreto del 29 novembre 2022
Oltre l’approdo. Storie di (dis)integrazione
Un podcast che si propone di esplorare le vite e le esperienze delle ‘persone migranti’ in Italia
Il permesso di soggiorno per protezione speciale rilasciato prima dell’entrata in vigore del D.L 20/2023 è convertibile in permesso per lavoro
T.A.R. per la Lombardia, sentenza n. 793 del 15 marzo 2024