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dalla Tribuna di Treviso del 15 maggio 2003

Immigrati, la «grana» della residenza

Il comitato antirazzista M21 accusa la Polizia di chiedere agli immigrati la residenza per i permessi di soggiorno «penalizzando chi lavora ed è in regola ma non ha casa, o ha sistemazioni precarie, in una provincia che non offre alloggi a lavoratori in regola». La Questura replica: «Niente di più falso. Anzi, il tagliando di avvenuta presentazione della richiesta del rinnovo del permesso fa ottenere la residenza». Stamani i vertici della Questura si incontreranno con una delegazione di immigrati e del comitato per chiarire ogni aspetto burocratico. Ma dov’è allora il problema sollevato dagli immigrati?
Dietro la polemica innescata dal comitato antirazzista – che parla di «beffa» oltre al «danno» dell’emergenza abitativa e annuncia per sabato un presidio davanti alla Questura – emerge un nuovo capitolo dell’emergenza casa che colpisce la nostra provincia, tanto ricca di manodopera straniera quanto povera di alloggi a costo contenuto.

Il comitato M21 e le associazioni di immigrati denunciano che «i permessi di soggiorno sono bloccati», che le autorità, dalla Questura alle amministrazioni comunali, «fanno finta di non sapere che ci sono centri autogestiti di mmigrati in regola come S.Artemio, l’ex Cadoro e la ex Croce Rossa». E concludono: «Tutti sanno che molti immigrati, tutti lavoratori in regola, vivono lì, ma nessuno concede la residenza». Non senza prendersela con la Questura perché «fa tornare 10 volte negli uffici per la carenza di personale». Quest’ultimo aspetto sarà certamente al centro dell’incontro di stamani.
Ma il nodo della residenza? La Questura sottolinea che «le competenze dei nostri uffici sono precise» e che «questi si muovono sempre nel rispetto delle norme di legge», come ribadisce il portavoce Nicolò d’Amico. Una presa di posizione strettamente tecnica, e non potrebbe del resto essere altrimenti.

E’ una scelta invece di altro livello quella che da temnpo hanno adottato molti comuni, i più piccoli ma non solo, sempre più restii a concedere le famose residenze «inesistenti», quelle virtuali, che ufficializzano residenze temporanee o precarie per aiutare particolari fasce deboli (le classiche «via della casa comunale», per capirsi). E dall’altro la Bossi Fini prevede esplicitamente la residenza per i ricongiungimenti familiari, che ovviamente sono destinati a crescere, anche tra i precari.
Due aspetti di uno stesso problema: la Bossi-Fini non concede molti spiragli, e l’emergenza casa, peculiarità della nostra provincia, rischia di diventare per moltissimi immigrati un doppio boomerang, che mette a repentaglio la permanenza in Italia. Di qui l’immediata iniziativa politica del comitato M21, che chiede «più sicurezza, case a prezzi equi per i lavoratori e la fine di tutte le angherie»,l e atcca il conmune di Treviso: «Finge di non vedere o intervene come a Borgo Venezia, abbattendo case abitate».