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Immigrato senza pds si dichiara gay: non sarà espulso

Si tratta di una decisione del giudice di pace di Aosta del 3 ottobre scorso con la quale è stata annullata l’espulsione nei confronti di un cittadino in condizione irregolare che proveniva dal Marocco, sulla base delle argomentazioni svolte dal legale che ha impugnato il provvedimento di espulsione.
Il motivo fondante del ricorso non era tanto la irregolarità dell’espulsione, ma la previsione di cui all’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione (“Divieti di espulsione e di respingimento”, non modificato dalla c.d. Bossi – Fini) che al comma 1 recita: “in nessun caso può disporsi l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero, possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione”.
Questa norma si addice perfettamente al caso specifico, considerato che il cittadino marocchino ha dichiarato di essere gay e, quindi, di rischiare, nel caso di rientro in Marocco, una condanna in carcere che, secondo la legislazione locale, andrebbe da sei mesi a tre anni.

Naturalmente il giudice non si è limitato a prendere atto della dichiarazione del cittadino (il Marocco è una paese in cui realmente i gay sono perseguitati) ma, con il ricorso sono state offerte delle prove e delle testimonianze a dimostrazione di questa sua particolare condizione. Inoltre è stata prodotta in giudizio una perizia psichiatrica che si è espressa per la sussistenza della condizione di omosessualità del diretto interessato, ritenendo che sussistono elementi indicativi ed identificativi, in grado di convalidare tale condizione del ricorrente.
Il Giudice ritenendo fondata sia la condizione di omosessualità del ricorrente, sia l’effettivo rischio di persecuzione nel suo paese d’origine, non ha fatto altro che applicare la legge e, quindi, bloccare l’espulsione.

Esempi pratici – Situazioni di questo genere non sono poco frequenti. Anche nei territori palestinesi, ad esempio, nella striscia di Gaza e altri territori sottoposti al controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), vi sono persecuzioni nei confronti dei gay. La condizione di omosessuale non solo non è accettata e tollerata, ma anzi è perseguita pesantemente.
Anni fa, si erano verificati molti casi di richiedenti asilo provenenti dalla Romania che invocavano il riconoscimento dello status di rifugiato proprio in ragione della loro appartenenza a un particolare gruppo sociale, appunto perché perseguitati o a rischio di persecuzione in qualità di omosessuali. Successivamente il regime legale in Romania è cambiato e questo esodo ha avuto termine.

Situazioni di questo genere quindi possono trovare una tutela da parte della legge, sempre, ben inteso, che sia dimostrato che nel paese d’origine questi comportamenti sono oggetto di vera e propria persecuzione.