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da Repubblica on line del 29 dicembre 2007

Immigrazione, Italia e Libia insieme per pattugliare le coste libiche

Militari libici e poliziotti italiani insieme contro l’immigrazione clandestina. Insieme su navi italiane ma in acque nazionali libiche per bloccare, prima che prendano il largo, le carrette del mare che ancora oggi e senza interruzione riescono a partire dalle spiagge libiche di Zuwarah, Zaniyah, Miswatah puntando verso le coste della Sicilia. A bordo, la disperazione di centinaia, migliaia di disperati in arrivo dal cuore dell’Africa.

Dopo anni di annunci e mezzi passi indietro, di difficili trattative diplomatiche sempre in bilico tra l’intoccabilità della sovranità nazionale libica e l’esigenza di proteggere i confini nazionali, diventa operativo da oggi in Libia il pattugliamento misto delle coste libiche. Il ministro dell’Interno Giuliano Amato è volato stamani in gran segreto a Tripoli per definire gli estremi dell’accordo e firmare il testo definitivo.

L’intesa prevede l’impiego di sei imbarcazioni della Guardia di Fnanza per uso esclusivamente civile (nell’estate 2003 l’Europa ha tolto l’embargo alla Libia e ha autorizzato l’invio di mezzi di sicurezza per uso civile) tra cui tre guardacoste classe “Bigliani” e tre vedette classe “V.5000”. Su questi mezzi prendono servizio poliziotti italiani e militari libici a cui, spiega l’accordo, “sono affidati incarichi di controllo, di ricerca e salvataggio nei luoghi di partenza e di transito delle imbarcazioni dedite al trasporto di immigrati clandestini sia in acque internazionali libiche che internazionali”. Il Centro operativo, realizzato con tecnologia italiana e che avrà il compito di coordinare i mezzi e monitorare con radar e satelliti lo specchio di mare fino all’Italia, sarà attivo a Tripoli a partire da oggi. Anche il Centro operativo sarà gestito da personale italiano e libico.

Va detto che quello del pattugliamento misto delle coste libiche è un obiettivo definito già nella precedente legislatura. Stretti negli anni accordi bilaterali per il rimpatrio immediato con Tunisia e Marocco, resta la Libia, chilometri e chilometri di spiagge senza alcun controllo, il ventre molle dell’immigrazione clandestina. L’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu ha incontrato decine di volte il colonnello Muhammar Gheddafi per far diventare operativa una scelta condivisa. Ma le cose in Libia seguono un orologio complesso, zeppo di stop and go, improvvise accelerazioni e altrettanto repentine frenate: dipende da come va col resto d’Europa, a che punto sono gli scambi commerciali, e da come si evolve lo storico risarcimento dell’Italia coloniale in Cirenaica sotto il comando del generale Graziani. Dipende da un sacco di cose, quindi, il numero delle partenze dalle spiagge libiche e il livello di attenzione dei poliziotti libici.

Insomma, tutti questi condizionali, dopo anni di trattative, dovrebbero essere andati a posto. In modo da non poter più essere messi in discussione ogni volta che nell’agenda del generale libico spunta una nuova richiesta.

Amato è soddisfatto: “Quello concluso oggi è un lungo e riservato negoziato con la Libia. Sarà ora possibile contrastare con molta maggiore efficacia questi traffici, salvando molte vite umane e sgominando le bande criminali che li gestiscono”. E’ già successo con l’Albania. Si deve ripetere adesso con la Libia. L’Italia, aggiunge Amato, “è uno dei maggiori sostenitori di Frontex. Con la Francia siamo il Paese che ha fornito più mezzi per il pattugliamento del Mediterraneo e delle coste atlantiche. Ma ho sempre sostenuto che pattugliare in alto mare è più efficace come soccorso che come deterrente. Perciò questo accordo è un grande passo in avanti”.