Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da La Repubblica del 28 giugno 2007

Immigrazione, il Cdm approva il decreto legge Amato-Ferrero

Roma – Dalla Bossi-Fini alla Amato-Ferrero: il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di delega al governo per la riforma del testo unico sull’immigrazione firmato dal precedente esecutivo. Assolutemente contrario al ddl il vice presidente del Senato Roberto Calderoli (Lega Nord), che minaccia di indire “un referendum che cancelli questo obbrobrio di legge”.

La nuova legge si basa su tre punti cardine: governare in modo razionale l’immigrazione regolare, promuovere l’integrazione e scoraggiare l’illegalità. Intorno a questi obiettivi essi sarà organizzato l’insieme di norme che regoleranno l’entrata e il soggiorno in Italia. Un meccanismo di ingresso “regolare” che faciliti l’incontro tra domanda e offerta di lavoro straniero.

Programmazione triennale
Il ddl Amato-Ferrero, proposto a fine aprile e ora approvato dal governo, prevede una programmazione triennale dei flussi, anziché annuale come accadeva con la Bossi-Fini. Le quote d’ingresso degli stranieri, tuttavia, potranno subire “singoli provvedimenti di adeguamento” annuali. A definire le quote sarà l’effettiva richiesta di lavoro, con uniche deleghe per colf a badanti, vale a dire per il “lavoro subordinato domestico” e la “assistenza alla persona”.

Liste di collocamento
La richiesta di lavoro sarà gestita grazie all’utilizzo di banche di dati e liste specifiche, un meccanismo in cui resterà anche la possibilità della “chiamata per conoscenza diretta”. I lavoratori disposti a venire in Italia, in pratica, potranno registrarsi in liste pubblicate su internet suddivise per singole nazionalità. Le candidature saranno poi organizzate in graduatorie basate sull’anzianità di iscrizione, sulla conoscenza dell’italiano e sul possesso di titoli professionali. I datori di lavoro alla ricerca di dipendenti potranno accedere autonomamente alle liste. Oppure saranno gli “sponsor”, organismi istituzionali come Regioni, enti locali, associazioni professionali o sindacali, ad “adottarli”, fornendo garanzie di carattere patrimoniale sul loro sostentamento e sul loro eventuale rimpatrio.

Semplificazione burocrazia
Il ddl punta a snellire la burocrazia nella gestione dei flussi. Per questo sono previste semplificazioni delle procedure per il rilascio del visto e dei moduli necessari alle amministrazioni coinvolte. Verrà creata inoltre una “corsia preferenziale per l’accesso di lavoratori qualificati”: l’intento è infatti quello di conciliare la gestione dei flussi migratori con “le mutevoli capacità di assorbimento delle singole realtà territoriali”.

Lavoro qualificato
In particolare queste “corsie” saranno destinate a personale qualificato e ai “talenti” nei campi della ricerca e della scienza, della cultura e dell’arte, dell’imprenditoria, dello spettacolo e dello sport. Per questi lavoratori è prevista la concessione “veloce” di un permesso di soggiorno aperto della durata massima di cinque anni. Da definire anche un regime speciale in materia di visto, con la possibilità per le imprese multinazionali o le università di fare da garante per il lavoratore specializzato da impiegare in Italia.

Permessi di soggiorno più lunghi
I permessi di soggiorno legati a lavori a tempo determinato saranno rilasciati per uno o due anni, a seconda se il contratto è di durata inferiore o superiore a 6 mesi. Per chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato, invece, avranno una durata di tre anni.

Espulsioni e fondo rimpatri
Si vuole tentare la collaborazione con gli immigrati, per rendere effettivi gli eventuali rimpatri. Vengono dunque introdotti programmi specifici di rimpatrio volontario e assistito, ai quali potranno accedere gli immigrati che collaborano alla propria identificazione. Inoltre un Fondo nazionale rimpatri verrà destinato a finanziare i programmi di rimpatrio volontario. Chi collabora potrà godere di una riduzione dei tempi di divieto di reingresso.

Centri di permanenza temporanei
Non ne è prevista l’abolizione ma il loro progressivo svuotamento, nella speranza che questo sia reso possibile da un alleggerimento della “platea dei soggetti potenzialmente destinati a queste strutture”. Sono infatti previste nuove procedure per l’identificazione e l’eventuale espulsione degli stranieri senza passare per il Cpt. L’obiettivo è quello di evitare che i centri si trasformino nel “proseguimento del carcere in altra forma”. Gli stranieri in condizioni di bisogno saranno invece accolti in strutture diverse dagli attuali Centri: si tratterà di strutture di accoglienza vera e propria, non a carattere detentivo, e la permanenza sarà limitata.
Resterà in funzione un numero limitato di Centri destinati agli stranieri da espellere che si sono sottratti all’identificazione. I Centri saranno infine trasparenti: vi potranno entrare le autorità politiche, le associazioni ed i giornalisti.