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dal Corriere Canadese on line del 18 maggio 2006

Immigrazione illegale. Boom di gruppi razzisti

Sarebbero un migliaio le organizzazioni che fomentano l'odio

Washington – Mentre infuria a Washington il dibattito sulla immigrazione, i gruppi razzisti stanno proliferando e rialzando la testa in tutti gli Stati Uniti cavalcando l’onda dei timori per la marea di immigrati illegali che continua a fluire negli Usa dai poco sorvegliati confini col Messico.
Oltre 800 organizzazioni che fomentano l’odio razzista sono attive in America, rivela una indagine pubblicata oggi dal Southern Law Poverty Center, trovando nelle polemiche sugli immigrati clandestini il combustibile incendiario per fare proseliti e programmare attacchi. Secondo la ricerca, vi è stato in cinque anni un aumento del 33 per cento dei gruppi razzisti.
Tra i movimenti più attivi c’è quello dei Border Guardians, un gruppo di vigilantes che sorveglia il confine tra l’Arizona e il Messico, spesso desertico e spopolato, per impedire agli immigrati di raggiungere impunemente il territorio americano. Attivisti dei Border Guardians hanno bruciato una bandiera messicana davanti al consolato di quel Paese a Tucson (Arizona). La leader del movimento, Laine Lawless, nega di avere stretto rapporti con gruppi neonazisti, sollecitandoli a minacciare e a derubare gli immigranti illegali. Ma Lawless definisce «nazisti marroni» gli attivisti per i diritti degli immigrati che negli ultimi mesi hanno cominciato ad organizzarsi e a tenere manifestazioni di protesta in diverse città d’America.
Secondo la Lawless queste manifestazioni rischiano di far esplodere «una nuova guerra civile» negli Usa. Un altro gruppo razzista particolarmente attivo è l’American Border Patrol, che vigila a sua volta sui confini col Messico per catturare gli immigrati clandestini e per consegnarli alla Polizia di Frontiera. Secondo il rapporto dell’Slpc, i vigilantes maltrattano fisicamente gli immigrati catturati, che vengono detenuti illegalmente prima di essere consegnati alle autorità americane.
«I nostri confini non sono protetti», sostiene il leader dell’American Border Patrol Glenn Spencer. «La Polizia di Frontiera non è all’altezza del suo compito. Stiamo cercando di aiutare con tutti i mezzi necessari».
La decisione del presidente Bush di inviare circa seimila soldati della Guardia Nazionale alla frontiera col Messico, per rafforzare la sicurezza dei confini, ha tolto ai vigilantes parte del terreno di manovra.