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da Il Piccolo di Trieste del 31 gennaio 2007

Immigrazione: rischia di saltare l’apertura del Centro di identità

Gradisca. La riconversione di Cpt e Cid (i centri di identificazione per richiedenti asilo) in strutture di accoglienza. Sarebbero queste le indicazioni contenute nella relazione finale che la commissione ministeriale si accinge a consegnare nelle mani del titolare del Viminale Giuliano Amato. Il presidente dell’organismo, l’ambasciatore Staffan de Mistura, per ora frena sulle indiscrezioni filtrate dagli ambienti romani.
Ma si fa sempre più nitida la sensazione che, fra le città interessate dalla presenze di strutture per immigrati, Gradisca potrebbe ottenere più del previsto. Ovvero: la trasformazione del Centro di permanenza temporanea da 250 posti in struttura di accoglienza, operazione che di fatto si tradurrebbe nella semplice rimozione di sbarre e graticole che rendono la struttura troppo simile a un penitenziario (su funzionalità e qualità nel trattamento degli ospiti il parere sarebbe infatti ampiamente positivo ndr), e il conseguente congelamento dei lavori di costruzione di un secondo centro all’ex caserma Polonio, quello di identificazione da 150 posti per richiedenti asilo.
Sulla realizzazione del Cid negli ultimi tempi ha più volte espresso preoccupazione il sindaco, Franco Tommasini, il quale aveva illustrato sia al ministro Ferrero che al consiglio comunale l’inadeguatezza della città a ospitare una simile realtà sul proprio territorio. «Non abbiamo né le strutture, né la preparazione per far fronte alla presenza di un così cospicuo numero di clandestini (in tutto 400 ndr) sul nostro territorio», aveva affermato Tommasinio, preannunciando di voler richiedere la non apertura o quantomeno determinate garanzie di sicurezza. Dalla commissione de Mistura e dalla nuova legge sull’immigrazione potrebbe venire una mano forse insperata.
Frattanto sul fronte Cpt prosegue l’azione legale di Croce Verde, la onlus che contesta l’esito della gara d’appalto per la gestione dei servizi interni alla struttura, affidati alla coop goriziana Minerva. I legali Luca Macoratti, Bruno Garlatti ed Enrico Agostinis (quest’ultimo in rappresentanza di Project, una delle cooperative facenti parte della cordata di Croce Verde) lunedì hanno depositato a Roma il ricorso di 35 pagine con cui tenteranno di ribaltare la sentenza del Tar di Trieste, che nel giugno scorso dichiarò legittime l’aggiudicazione a Minerva e l’esclusione dal bando di Croce Verde – che in un primo tempo era risultata prima in graduatoria – per irregolarità nell’offerta legate alla posizione di Project e Poliassistance, due coop legate all’onlus gradiscana.
l.m.