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In partenza da Lampedusa – Navi trappola e sequestro di persona

di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo

Durante il TG 3 “Linea Notte” del 29 marzo il ministro Rotondi ha svelato i piani del governo e le immagini riprese durante i primi imbarchi sul molo di Lampedusa, con uomini privati di qualsiasi dignità, oltre che delle cinture e dei lacci delle scarpe, hanno confermato la natura carceraria del trasferimento dei migranti sulle navi traghetto. Secondo il ministro Rotondi le procedure di identificazione proseguiranno a bordo delle navi, sulle quali è stato imbarcato un poliziotto ogni quattro migranti, e in caso di identificazione certa il ministro ha annunciato che qualche nave farà rotta verso la Tunisia. Il governo ha deciso di fare operare alle autorità di polizia preposte all’evacuazione di Lampedusa un sequestro di persona, in violazione dell’art.13 della Costituzione che impone anche per gli immigrati irregolari la convalida giurisdizionale delle misure restrittive della libertà personale, e dell’art.24 della stessa Costituzione che afferma per tutti il diritto di difesa, che ai migranti reclusi sulle navi non verrà certamente garantito.

Le violazioni delle regole comunitarie e del diritto interno commesse dalle autorità italiane in questi giorni devono essere denunciate e perseguite dalle istituzioni internzionali, dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Ma i documenti filmati e i report diffusi dalle agenzie umanitarie e dalle associazioni presenti nell’isola di Lampedusa dovrebbero indurre diversi uffici di Procura ad aprire immediatamente procedimenti penali a carico di tutti coloro che, ai diversi livelli della scala di comando, si sono resi responsabili di abusi e violazioni di legge che potrebbero avere nei prossimi giorni le conseguenze più tragiche.

La normativa vigente in materia di esecuzione dei provvedimenti di espulsione e di respingimento impone l’utilizzo di apposite strutture presso le quali lo straniero possa essere trattenuto, tipizzando le ipotesi tassative nelle quali il trattenimento può avere luogo (1) e prevedendo altresì una convalida della misura da parte dell’autorità giudiziaria, così come previsto persino dagli articoli 10 e.13 della Costituzione italiana. Appare evidente come tali procedure non possano essere in alcun modo attuate sulle navi prigione, come non possono essere garantite presso un centro di primo soccorso ed accoglienza come è quello di Lampedusa, o in un centro dalle caratteristiche ancora indefinite come il “Residence degli aranci” di Mineo.

Anche la detenzione amministrativa che si vorrebbe realizzare sulle navi e nelle tendopoli che si stanno impiantando in zone militari di diverse parti d’Italia appare in contrasto con la disciplina nazionale e con il diritto comunitario, sprattutto dopo la scadenza del termine di attuazione, e dunque la definitiva entrata in vigore della Direttiva 2008/115/CE che impone agli stati membri di limitare i casi di rimpatrio forzato e di detenzione amministrativa alle sole ipotesi nelle quali non sia stato possibile un rimpatrio volontario. E sarebbe bene che il governo eviti di approfittare della situazione di emergenza che ha creato con i suoi ritardi e le sue omissioni, magari adottando l’ennesimo decreto legge per violare principi costituzionali e direttive comunitarie.

Nota:
(1) Quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento, perché occorre procedere al soccorso dello straniero, accertamenti supplementari in ordine alla sua identità o nazionalità, ovvero all’acquisizione di documenti per il viaggio, ovvero per l’indisponibilità di vettore o altro mezzo di trasporto idoneo, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza temporanea e assistenza più vicino (CPTA, ridenominati CIE a seguito delle modifiche introdotte con la L. n. 186/2008, conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 2 ottobre 2008, n. 151) tra quelli individuati o costituiti con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con i Ministri per la solidarietà sociale e del tesoro, del bilancio e della programmazione economica (D.Lgs 286/98, art. 14 comma 1)