Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Piccolo di Trieste del 8 ottobre 2006

In piazza i gruppi contrari al Centro immigrati

Manifestazione davanti alla ex caserma Polonio a pochi giorni dalla visita della commissione ministeriale

Gradisca. Nuovo presidio contro il Cpt di Gradisca, i movimenti sfidano il ministro dell’Interno Amato: «Governa con i voti di chi queste strutture diceva di volerle chiudere, oggi afferma che sono necessarie. Non si sta discostando per nulla dalla politica del ricatto agli immigrati, ma chi si è preso denunce e manganellate per denunciare questa vergogna non è disposto a fare sconti sull’esistenza del supercarcere».
A pochi giorni di distanza dalla visita all’ex Polonio della commissione ministeriale di ispezione e controllo istituita dallo stesso Amato, la rete di movimenti e associazioni anti-Cpt torna dunque alla carica. Una trentina di attivisti nel primo pomeriggio di ieri ha protestato pacificamente davanti all’ex caserma, sotto gli occhi delle forze dell’ordine. «Va dissolto una volta per tutte il binomio contratto di lavoro-permesso di soggiorno: non fa altro che affidare al controllo delle mafie il fenomeno migratorio. Dal governo di centrosinistra ci attendiamo finalmente un segnale di discontinuità rispetto al recente passato» hanno affermato i manifestanti. Presenti anche due consiglieri regionali: Alessandro Metz («Doveroso tenere alta l’attenzione su questo problema di diritti negati» ha affermato l’esponente dei Verdi, che nei giorni scorsi aveva dichiarato di non essere interessato alla visita della commissione ministeriale in quanto «inutile alla luce delle parole di Amato») e Kristian Franzil (Rifondazione), che sulla commissione stessa è più morbido: «Il rapporto sui Cpt che ne seguirà può essere un passaggio importante. Il fenomeno migratorio non si risolve con questi centri, per i quali siamo favorevoli ad una riconversione in strutture d’accoglienza».
In precedenza, i rappresentanti di alcuni movimenti avevano invece presentato l’attività della neonata rete antiproibizionista isontina, sorta per creare «una resistenza colorata e intelligente alla politica repressiva esistente in Italia e nella nostra provincia in particolare sul problema-droga. Un problema che non si risolve incrementando le telecamere nei parchi o instaurando una politica del terrore attraverso le forze dell’ordine. Piuttosto che finire in carcere o in comunità per un paio di spinelli i giovani vanno informati in maniera costruttiva su effetti e rischi derivanti dal consumo di sostanze. Inaccettabili, specie dopo la recente tragedia di Gorizia, le provocazioni del consigliere comunale di An Gentile, che ci dà dei criminali ma poi propone politiche repressive che, senza andare a monte del problema del disagio giovanile, vanno a ingrossare le tasche delle narco-mafie».
l.m.