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Rubrica: Confini e frontiere

Incendio a Grande-Synthe: l’impasse della Manica si aggrava

La Cimade, 11 aprile 2017

- Link all’articolo originale (FRA)

L’ipocrisia diplomatica messa in atto a Calais così come a Grande-Synthe deve cessare, in quanto, non solo spinge la Francia a controllare la frontiera di un Paese terzo ma mette anche in pericolo i migranti.

Traduzione a cura di: Anna Taruffo, Lucia Angileri

Un incendio si è propagato nel campo di Linière nella notte tra il 10 e l’11 aprile, riducendo in cenere una struttura di accoglienza, con condizioni dignitose, messa a disposizione delle persone esiliate «in transito» verso la Gran Bretagna. Questo dramma sottolinea l’urgenza di creare diversi luoghi di accoglienza umanitaria, in una regione dove numerose persone continuano ad arrivare con la speranza di attraversare la Manica.

In effetti, lo smantellamento della baraccopoli di Calais non ferma le aspirazioni a raggiungere il Regno Unito. Lo Stato francese deve uscire dallo status quo ed assumersi il dovere di fornire protezione umanitaria alle donne, agli uomini ed ai minori non accompagnati che si trovano attualmente in pericolo.

«L’impasse della Manica si è aggravata, mettendo in pericolo ancora più persone in cerca protezione: lo Stato non può continuare a negare la realtà», afferma Geneviève Jacques, presidentessa di La Cimade.

Il 28 febbraio scorso, La Cimade ed i suoi partner - Amnesty International Francia, Médecins du Monde, Secours Catholique, Emmaüs France, Medici Senza Frontiere, il Mouvement français pour le Planning familial e la Fondation Abbé Pierre - hanno interpellato i Ministri francesi dell’Interno e degli Alloggi su «la necessità di creare diversi luoghi di accoglienza umanitaria nelle regioni di Calais e di Dunkerque, per permettere ai migranti di smettere di vagare e di uscire da questa situazione pericolosa», rispetto alle «condizioni di vita e sicurezza divenute critiche all’interno del Campo» e «all’apparente silenzio delle autorità amministrative e giudiziarie». La richiesta dell’unità di crisi è rimasta senza risposta.

La Cimade, che da un anno, fornisce una via di accesso permanente ai diritti, nella città di Grande-Synthe, ribadisce ora più che mai la necessità di creare dei luoghi di accoglienza umanitaria lungo la costa.

Inoltre, i migranti che vogliono, una volta informati, chiedere asilo in Francia, devono poterlo fare in un luogo con condizioni di accoglienza dignitose, con un vero supporto sociale e senza il rischio di essere rimandati ad un altro Paese europeo in base alla convenzione di «Dublino».

Infine, per chi desidera raggiungere il Regno Unito, le formalità devono essere garantite dallo Stato francese. L’ipocrisia diplomatica messa in atto a Calais così come a Grande-Synthe deve cessare, in quanto, non solo spinge la Francia a controllare la frontiera di un Paese terzo ma mette anche in pericolo i migranti. 

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[ 14 aprile 2017 ]
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