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da La Gazzetta del Mezzogiorno del 18 ottobre 2006

Indagini su immigrati morti nel Foggiano

Tra i 14 cittadini polacchi deceduti negli ultimi anni nelle campagne foggiane circa 4 sarebbero stati lasciati morire di broncopolmonite in casolari fatiscenti

Bari – Li hanno trattati come schiavi. Li hanno fatti lavorare nei campi dalla mattina alla sera, in cambio di una manciata di euro. E quando si sono ammalati li hanno lasciati morire, da soli, all’interno di casolari fatiscenti, per una banale broncopolmonite.
Così sarebbero stati trattati tre o quattro dei 14 cittadini polacchi deceduti negli ultimi anni nelle campagne del foggiano, quasi certamente vittime della tratta di immigrati smantellata con 16 arresti il 18 luglio scorso, in un’operazione di polizia internazionale partita da un’indagine della Dda di Bari. Gli arrestati sono accusati di aver ridotto in schiavitù numerosi lavoratori polacchi che lavoravano soprattutto nelle campagne di Orta Nova.
Lavoratori sfruttati, affamati, mal pagati, persino ridotti in fin di vita se si fossero ribellati alle pretese dei loro caporali. La vicenda fece scalpore e finì anche sui giornali internazionali. Molti furono gli interventi politici e governativi. Non a caso sabato prossimo si terrà a Foggia una manifestazione contro il lavoro sommerso alla quale parteciperanno anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.

Tornando alle indagini, nelle scorse settimane sulla scrivania del pm Lorenzo Lerario, che indaga sulla tratta e sulle morti sospette, sono arrivati i 14 fascicoli relativi ai decessi di altrettanti cittadini extracomunitari che lavoravano nei campi di pomodoro del foggiano. Le loro morti sono già state analizzate singolarmente dalla Procura di Foggia. Oggi, invece, si cerca di fare un lavoro di analisi incrociando i dati investigativi finora raccolti. E l’analisi porta a concludere, almeno al momento, che solo per pochi decessi – tre o quattro, appunto – il magistrato ha ritenuto di dover svolgere indagini più approfondite proprio perchè si tratta di morti per broncopolmonite, patologia che induce gli inquirenti ad ipotizzare che le vittime si siano ammalate perchè lavoravano fino allo sfinimento fisico, in condizioni assai precarie e senza alcuna tutela sanitaria.
Sui decessi e sulle numerose scomparse, già nell’agosto scorso l’ufficio consolare dell’ambasciata di Polonia a Roma scrisse un’accorata missiva al prefetto di Foggia, Fabio Costantini, denunciando che le «numerose lettere» inviate per avere notizie su connazionali morti e scomparsi nelle campagne di Foggia erano rimaste «senza risposta da parte delle autorità italiane».
Nella lettera sono contenuti alcuni dei nomi dei 14 polacchi scomparsi nel foggiano (altri 103 risultano scomparsi sul territorio nazionale).
Per uno di loro, in base alla descrizione fatta dai parenti della vittima, viene addirittura ipotizzato l’omicidio. E’ il caso di Dariusz Olszewski, morto a Cerignola (Foggia) il 19 aprile 2005, tre giorni dopo aver compiuto 23 anni. «Dalla lettera dei carabinieri di Cerignola – scrive il consolato – risulta che ’il medico legale, intervenuto sul posto, dichiarava che si trattava di morte naturalè. I famigliari, i quali hanno visto la salma prima del seppellimento, hanno sollevato dei seri dubbi circa le cause del decesso. Visto che i famigliari hanno visto il cadavere che ’era pieno di sangue (anche se prima ripulito), la testa gonfia, sul viso abrasioni, sul corpo segni di ’bottè, nei pugni stretta la terra». I famigliari chiesero per questo l’esumazione della salma e l’autopsia. «La comunicazione alle autorità italiane in tal senso – prosegue il consolato – non ha ottenuto nessun riscontro».
Poco chiare – sempre secondo l’ufficio diplomatico – sono anche le circostanze del decesso di Slawomir Leszek Rokicinski, di 44 anni, trovato morto il 2 luglio 2005 a Stornara (Foggia): il corpo fu trovato carbonizzato, «ma con un portadocumenti contenente il passaporto a collare», sottolinea il consolato.