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da Metropoli on line del 14 settembre 2006

Inizia la scuola fra timori e speranze

La scuola italiana guarda al futuro.

Per accorgersene è sufficiente dare un’occhiata all’istituto elementare Di Donato di Roma, rione Esquilino, prima del suono della campanella. Vestiti con i loro colorati abiti tradizionali, genitori provenienti dall’India, dal Bangladesh e dalla Cina, accompagnano mano nella mano i bambini al loro primo giorno di scuola. Alcuni non conoscono ancora una parola di italiano. E’ il caso del timidissimo Cosmin, sei anni, appena arrivato dalla Romania. La madre ha l’aria emozionata quando ripete: “Sono sicura che andrà tutto bene, il personale della scuola e i genitori dei bambini italiani sono gentili e aperti con noi. Non me l’aspettavo”. Nel via vai che scandisce l’inizio dell’anno scolastico, alcuni bambini italiani aspettano con trepidazione l’arrivo dei loro compagni stranieri: “Non vedo l’ora di rivedere Alì e Laila – dice Stefano, otto anni, iscritto alla terza elementare – da loro ho imparato tanti giochi nuovi”. Anche i più grandi sembrano guardare con ottimismo alla scuola del futuro: “Si tratta di un luogo dove si incontrano culture diverse – spiega Paola tenendo per mano Marco, che va in seconda -. E’ bello che italiani e stranieri possano crescere fianco a fianco, imparando cose che altrimenti non avrebbero mai conosciuto. Non c’è esperienza migliore per far crescere i ragazzi in maniera sana”.

Tra risate e zainetti colorati, anche i docenti non nascondono la soddisfazione di fare lezione in una scuola multietnica: “Ho scelto io di insegnare educazione musicale in questo istituto – spiega il professor Monticelli -. Anche se le uniche difficoltà sono di natura linguistica, è proprio la lingua italiana che tiene insieme questi ragazzi”. Secondo la professoressa Alba Zuccarello, da tre anni preside dell’istituto, la multietnicità non è un problema, ma un valore aggiunto: “Certamente la nostra scuola è molto diversa dalle altre e proprio per questo abbiamo deciso di potenziare l’insegnamento dell’italiano. L’anno scorso si sono iscritti da noi studenti appartenenti a quaranta etnie differenti e questo per noi rappresenta un punto di forza. Gli italiani che frequentano l’istituto vivono bene questa complessità; in alcuni casi si iscrivono da noi proprio perché la formazione è diversa. Naturalmente quelli che non accettano la multietnicità decidono di frequentare altre scuole. Ci sono genitori italiani che svolgono insieme a noi un’opera attiva di integrazione organizzando feste e iniziative aperte a tutti i ragazzi. Personalmente vivo in maniera positiva questa situazione, perché grazie alla frequentazione di questo istituto posso dire di conoscere il mondo. Le tante etnie presenti nella nostra scuola mi hanno consentito di raccogliere una sfida non indifferente”.

Anche la mensa scolastica nasce per rispondere alle esigenze alimentari di ogni studente: “All’inizio dell’anno la mensa chiede ai bambini e ai genitori – spiega ancora la preside – di indicare espressamente i cibi che non mangiano, sia per motivi religiosi sia per allergie e intolleranze. Penso che oggi questa iniziativa vada promossa in tutte le scuole d’Italia”. Tra gli insegnanti c’è anche Claudia Cefaro: “Ho lavorato per 17 anni a Tor Bellamonaca, in una scuola di frontiera, e quattro anni fa ho deciso di trasferirmi qui. Siamo nell’epoca della globalizzazione e la multietnicità che si respira nel nostro istituto ne è la prova”.

di Valerio Refat