Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 26 luglio 2003

Iniziative di mobilitazione e controinformazione in Salento. Oggi cortei, domani si chiude di Ornella Bellucci

Lecce – Alle annunciate azioni disobbedienti, i partecipanti al No border camp di Frassanito hanno preferito quelle di denuncia e di dialogo con l’esterno. All’indomani dell’occupazione simbolica della Direzione provinciale del lavoro di Lecce e del presidio davanti al famigerato centro di permanenza temporanea Regina Pacis di San Foca, ieri gli attivisti delle reti antirazziste riuniti in Salento hanno scelto di volantinare ad Otranto. Iniziative finalizzate ad informare sulla disumanità dei cpt, dei centri per richiedenti asilo e di quelle “strutture di mezzo” da cui i migranti passano per essere identificati. Ma la denuncia, più in generale, si rivolge contro la militarizzazione delle frontiere, lo sfruttamento del lavoro migrante e quelle politiche europee che fanno degli stranieri merce di libero scambio.

Oggi sono in programma altre due azioni. La prima, in mattinata, nei pressi del don Tonino Bello di Otranto, nato durante l’emergenza sbarchi come centro di accoglienza e divenuto un ibrido a metà tra un centro di smistamento per richiedenti asilo e un cpt vero e proprio. Alle 17 un corteo muoverà da Torre San Foca per raggiungere i cancelli del Regina Pacis, chiuso a riccio intorno ai numerosi reclusi, e protetto più che mai dalle forze di polizia.

A chiedere la chiusura dei centri di detenzione per migranti sarà il movimento intero: dai social forum pugliesi al Tavolo migranti nazionale, dai disobbedienti campani alla rete noborder, e a molte altre sigle europee come Kein mensch ist illegal, Kanak attac, Gisti, eccetera. Prevista anche la partecipazione dell’Arci e della Cgil Puglia.

Abou, della rete antirazzista campana, sarà tra i manifestanti. L’altro giorno, attraverso le sbarre, è riuscito a parlare con alcuni reclusi del Regina Pacis. “Sono palestinesi che scappano dall’occupazione, algerini in fuga dalla guerra, maghrebini espulsi dalla povertà. Dicono che là dentro è un inferno. Sono in cerca di una vita migliore, chiedono la libertà di poter circolare”. E aggiunge: “I cpt sono strutture tenute in vita con i soldi dei 700mila permessi di soggiorno venduti dal governo agli immigrati”.

I cpt vanno smantellati. Fabio Raimondi, del Tavolo migranti nazionale spiega: “E’ importante che la denuncia dei migranti pestati al Regina Pacis porti alla sua chiusura, anche solo per un giorno. Questo sarebbe un risultato esportabile anche per gli altri centri”. Ma soprattutto darebbe forza alla denuncia di altri migranti, in altre parti d’Italia: le botte nei cpt non sono un’eccezione.

Da ieri al No border camp è attivo un medialab che trasmette dalla frequenze di Radio Cicala: dai microfoni dei tanti giornalisti indipendenti che partecipano ai lavori passa il dibattito dei workshop e le varie posizioni dei gruppi antirazzisti. Domani il campo si scioglierà, rilanciando dal Salento nuove proposte di lavoro. Per i partecipanti il bilancio è positivo. Alessandro Presicce, del Lecce Social Forum, commenta: “L’obiettivo di confrontarci sulle politiche italiane ed europee di gestione dei flussi migratori è stato centrato. Dobbiamo organizzare una risposta solida alla deriva securitaria”.