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Io sto con la sposa alla Mostra del Cinema di Venezia

Grande successo del film di Gabriele del Grande

Grande attenzione ieri a Venezia per il film “Io sto con la sposa” diretto da Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro, Khaled Soliman Al Nassiry.

Un lavoro che oltre a rappresentare il racconto dell’odissea a cui sono sottoposti uomini donne in fuga da guerre e conflitti è stato un atto concreto di impegno politico, di disobbedienza reale alla barbarie delle frontiere.

La storia si fa racconto, il film è un atto d’azione. Un corto circuito che punta direttamente il segno su un’attualità che non può essere ignorata.

L’arrivo a Lampedusa e poi il viaggio verso il nord Europa, trasformato in un corteo nuziale, per attraversare le frontiere pronte a fermare il passaggio in nome delle normative formali di un Europa a parole “impegnata” nell’accoglienza ma nella realtà ostile alla vita reale di migliaia di esseri umani.

Gabriele Del Grande nel presentare ieri il film a Venezia ha riaffermato come il fim sia un atto di disobbedienza, “non è un film sugli altri e non solo un’opera di denuncia, ma la storia di un “noi” che ha portato un anno fa i protagonisti ad essere in mezzo alla guerra, dieci mesi fa in un barcone e oggi sul red carpet della Mostra del Cinema”. Khaled Soliman, siriano-palestinese parla del film come un invito alla libertà, a non aver paura, “il mestiere del cinema è quello di realizzare i sogni e noi abbiamo cercato di farlo. Il nostro è un manifesto di chi crede in un Mediterraneo che unisce e non uccide, che sia un mare di pace e non una fossa comune”.

Gli autori agggiungono che sono consapevoli di “rischiare fino a 15 anni per favoreggiamento all’immigrazione clandestina” ma si chiedono e chiedono “abbiamo fatto una cosa illegale. Ma di certo resta un atto legittimo” per chi non vuole essere complice ed accettare che il Mediterraneo sia un enorme cimitero.

Dopo la proiezione davanti all’Excelsior 50 donne, vestite da sposa, si sono tolte il velo e lo hanno adagiato sulla spiaggia, mentre i protagonisti del film che ora sono tutti rifugiati politici hanno messo in mare due bottiglie cariche di messaggi, per ricordare chi perde la vita nel Mediterraneo cercando di sfuggire ad un presente di guerra e devastazione per sperare in un nuovo futuro.

Per capire la nascita e l’idea di questo lavoro, peraltro finanziato attraverso una campagna di crowdfunding on line, profondamente immerso nella necessità di un impegno personale e collettivo di azione reale, vi riproponiamo l’intervento di Gabriele del Grande in occasione del dibattito Europa e confini curato da Melting Pot allo Sherwood Festival 2014, oltre ad articoli e materiali dedicati ad un lavoro positivamente destinato a far discutere.