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Isola di Leros, cambiamenti in corso?

Un report di Anja, staffetta #overthefortress

368, l’ultimo numero accertato e siamo solo a febbraio.
Questo è il conteggio delle persone che sono morte in mare a gennaio 2016, e siamo solo al primo mese dell’anno.
Il mare è mosso e le temperature sono calate in questa settimana, il campo è vuoto e tra di noi si spera che nessuno tenti di imbarcarsi. I voli sono cancellati e lo sciopero dei traghetti continua per 3 giorni ogni settimana.
Come mai così tante persone cercano di partire dalle coste turche d’inverno? Non era più semplice quando il mare era calmo? Si chiama business ed è inarrestabile, i prezzi per un viaggio calano drasticamente quando la richiesta è poca, da 1200 € a persona si arriva a 1700 € a famiglia. Questo ci ha raccontato una mamma con 6 bambini, loro non avevano i soldi sufficienti per il viaggio e hanno atteso per 3 mesi in Turchia, ora sono arrivati bagnati e stanchi, i bambini hanno dormito per giorni e nessuno di loro aveva più di 13 anni.
C’è chi si puo’ permettere un hotel e una imbarcazione sicura, c’è invece chi deve lavorare o aspettare che i prezzi calino per poter salpare con una barca di plastica.
Stando in un campo per molto tempo si capiscono i meccanismi alla base del sistema, in fondo non sono così differenti ad altri settori: perchè il cibo è scadente, chi prende le decisioni, come mai sprechiamo così tanti prodotti?

Arrivi e documenti

A capo di tutto c’è la “Port Police” che ormai lavora da agosto, quando a Leros non esistevano campi e le persone dormivano per strada, e venivano ordinati 4.000 pasti al giorno ai pochi ristoranti che ci sono sull’isola.
La polizia controlla gli arrivi e informa i volontari, inoltre rilascia i documenti. Ma facciamo un passo indietro a quando i migranti arrivano sull’isola: Frontex ha una tenda nella quale singolarmente intervista le persone, facile è la situazione per coloro che hanno un passaporto, meno facile per chi deve provare la provenienza. Un traduttore è presente per verificare la lingua, gli agenti fanno domande e controllano l’indirizzo, chiedono dove è la città di provenienza e cosa c’è vicino, dove sta il supermercato e via così. Passati 2-3 giorni la polizia rilascia i documenti di viaggio, solitamente urlando i nomi da un punto del campo; con questi le persone si recano al porto e possono comprare il biglietto per Atene.

La consegna dei documenti di viaggio
La consegna dei documenti di viaggio

Al campo, prima di partire, vengono date alcune informazioni sulla rotta da seguire, mappe e App utili. Le informazioni vengono fornite a tutti, anche a coloro che quasi sicuramente non verranno fatti passare oltre la Grecia, i cosiddetti migranti economici: a loro vengono date anche una mappa dei costi e dei punti di passaggio più “sicuri”.

Informazioni utili prima di partire verso Atene
Informazioni utili prima di partire verso Atene

Il cibo

E’ in corso una disputa sul cibo, ormai da settimane. I pasti vengono ora pagati da un’organizzazione chiamata “Mercy Corps”, il costo è di 1,60€ a persona e il piatto consiste in una porzione di riso con qualcosa (generalmente ceci o 3 fagioli). Le critiche sono state molte, i volontari hanno cercato di creare una cucina autonoma e per qualche tempo il cibo è migliorato, considerati i costi e le donazioni che ognuno possiede c’è stato anche un risparmio.
Ma a Leros si cerca di aiutare tutti, incluso il business locale e quindi i pasti sono tornati ad essere ordinati ai ristoranti: il perchè sia stato scelto un solo ristorante non è molto chiaro, e come sia possibile proporre lo stesso pasto a pranzo e cena per una settimana neanche.
In Grecia è legale aprire una cucina e dare cibo a chi ne ha bisogno, basta seguire le regole base sull’igiene, ovviamente se si è dentro al campo non si è così liberi, si deve fare il solito giro burocratico, UNHCR, organizzazioni, polizia ecc..
La cucina improvvisata è stata quindi rimossa per critiche sull’igiene (anche qua è molto soggettiva l’opinione, il campo è letteralmente dentro a un centro di riciclaggio dei rifiuti) e perchè i rifugiati aiutavano e uno di loro era un gran chef.
Ma i volontari sono piuttosto testardi quando si parla di cibo; va bene un pasto poco riuscito ma non può essere proposto per settimane, soprattutto se metà di loro sono stati male, soprattutto se il 30% dei profughi sono bambini malnutriti e malati, e soprattutto se si deve spiegare cosa vuol dire “halal”, e che la carne loro non la mangeranno se non è preparata come sono abituati per religione.

Un tipico pasto al campo
Un tipico pasto al campo

Coperte

Sembra difficile combattere tante battaglie in uno spazio così piccolo: “una crisi alla volta” è un motto ormai deprimente. All’arrivo al campo tutti ricevono una coperta UNHCR, classico modello grigio, e un sacco a pelo blu; 2,50€ vengono spesi da UNHCR per le coperte le quali non vengono mai lavate ma bruciate dopo l’utilizzo monouso.
Inutile tentare di argomentare lo spreco e l’ecologia che paiono un’utopia, se si fanno due conti si può dire che in una settimana possono venir bruciate 6.000 coperte, meglio non contare anche i tappetini e le stuoie. E perchè non si utilizza una delle isole come centro per lavaggio chimico di tutte le coperte? Ecco, un altro business è in corso con i produttori delle coperte.
Cibo, sprechi, costi, burocrazia. A volte si viene sovrastati da ciò che non dovrebbe importare in situazioni del genere.

Le coperte e i materassini da bruciare
Le coperte e i materassini da bruciare

Lepida: il nuovo hotspot

Lontano dal campo, e lontano dal centro e da tutto c’è il nuovo hotspot, nuovo di zecca e quasi ultimato.
50 case-container per una capienza totale di 700 persone, piuttosto limitata rispetto a quello che ci si aspetta.
Il premier greco Tsipras partirà la prossima settimana per un tour a Lesvos, Leros, Samos, Kos e Chios per vedere i campi ultimati. La pressione verso la Grecia è assurda e ironica: queste piccole isole cercano di affrontare una crisi alla volta, e per ora non è neppure la loro. Giornalmente, senza sosta, arrivano persone sulle coste da soccorrere, ci sono morti da trasportare, molti bambini…; la Grecia è un paese povero e in crisi, ma cosa può fare? Guardar morire persone senza far nulla? Non ha i mezzi per controllare proprio niente e non ha neppure il tempo di fermarsi per pensare, il flusso non si sta arrestando.
Lépida aprirà tra poco, ed uno che dei punti che lascia perplessi è che i volontari non saranno ammessi. Ma che cosa è davvero un hotspot?
E’ un luogo chiuso dove chi ci lavora è pagato e comandano le autorità. E’ uno di quei luoghi organizzati ma nel quale è meglio lasciar fuori la parte umanitaria, solidale… non si sa mai. Vengono criticati perchè quando le autorità hanno il comando tutto può succedere, e si è visto in tanti campi già esistenti che nessuno criticherà il loro comportamento. Ma è davvero così che vogliamo che sia? Il sindaco di Leros è un uomo d’affari (un altro!) e vuole ripristinare un po’ di ordine, portare queste persone lontano dal centro…; ironico ma vero, Lépida è di fronte a una delle residenze di Mussolini.
Nonostante questi cambiamenti il vecchio campo continua a funzionare, in questi giorni nessun arrivo sull’isola, grandi pulizie, una nuova stanza per le preghiere, letti nuovi; come sempre la calma prima della tempesta annuncia che molte persone aspettano di partire dalle coste della Turchia.
Speriamo che 368 sia l’ultimo numero.

Lepida: il nuovo hotspot
Lepida: il nuovo hotspot
Lepida: il nuovo hotspot
Lepida: il nuovo hotspot
Lepida: il nuovo hotspot
Lepida: il nuovo hotspot
Lepida: il nuovo hotspot
Lepida: il nuovo hotspot