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Italia-Albania – Nessuna verità sulla tragedia nel canale di Otranto

Intervista a Kraner Xhavara, famigliare delle vittime e superstite del naufragio

Per verificare le responsabilità della marina militare venne aperto un processo che nel corso di questi 7 anni è stato rinviato e ritardato e che, denunciano i famigliari delle vittime e l’associazione italo-albanese Skanderbeg, rischia di non tenersi mai più.

Il clima politico di allora non era diverso da quello attuale, il Governo di centro-sinistra aveva imboccato la strada della tolleranza zero nei confronti degli arrivi di profughi in Italia rafforzati, agli inizi e a metà degli anni novanta, soprattutto dalle guerre nei Balcani.

Il nefasto intervento della nave della Marina Militare Sibilla – che secondo le testimonianza speronò deliberatamente la Kater – fu chiaro segnale della totale mancanza di disponibilità all’accoglienza del nostro paese, mentre la mancanza di verità e chiarezza ha dimostrato in tutti questi anni la volontà di nascondere le ragioni di quella tragedia.

Sette anni dopo l’associazione Skanderbeg e i famigliari delle vittime propongono che il 28 marzo di ogni anno diventi la giornata dell’immigrato e del profugo, ma soprattutto chiedono, in una lettera appello indirizzata al Presidente del Consiglio Italiano, al Presidente della Commissione Europea e al Presidente del Consiglio della Repubblica albanese che il processo si svolga senza ulteriori rinvii, insabbiamenti, perdita di memoria e di dignità.

Nell’intervista che vi proponiamo a fianco Kraner Xhavara racconta la notte del venerdì di Pasqua del 1997 e le ragioni che continuano a rinviare il processo.