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Knocking on Europe’s Door – Staffetta Umanitaria No Borders

Diario di bordo degli attivisti e delle attiviste No Border, partiti da Parma verso i confini dell’ Est Europa

Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015
Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015

Assistiamo oramai da mesi agli epocali flussi migratori che stanno attraversando l’Europa in diversi stati. Abbiamo osservato l’incapacità e l’impotenza dei governi dell’Ue nel gestire la situazione, non dettata dalla mancanza di mezzi, ma continuamente orientata da interessi economici e da politiche xenofobe.

Abbiamo assaggiato la loro ipocrisia e un dibattito pubblico fermo ad una ripartizione numerica dei migranti, alle costruzione ad hoc di figure mediatiche e paradossali come il migrante economico, al riconoscimento e l’accettazione di alcuni, alla completa esclusione di tutti gli altri. Le informazioni che giungono dai media nazionali e internazionali non sono parse per niente chiare e del tutto insoddisfacenti.

È ovviamente prediletta una visione pietista e poco spazio viene data all’inchiesta e alla vera critica delle politiche europee. In questo contesto la realtà dei fatti è che centinaia di migliaia di persone stanno bussando con forza alle porte dell’Europa. Persone, donne uomini e bambini che scappano dalla propria terra, dalla propria casa.

Fuggono con un zaino e un cellulare. Portano con sé, nelle terre che passano, la speranza, quella speranza di ricominciare, di essere accolti, la speranza di avere un futuro, cercando di allontanarsi il più possibile dalla guerra, dalla distruzione, dalla fame e dal dolore. Raccontare questo viaggio significa parlare di strade da percorrere, di frontiere da superare, di identificazioni, di dinieghi, di freddo e di fame, di violenza e sopraffazioni, di affetti spezzati e di vite in bilico. Ma significa anche raccontare una storia parallela, fatta di dignità, di solidarietà, di aiuto reciproco, di sorrisi, di nuovi inizi.

Si tratta di raccontare una storia dove si sta ristabilendo il primato dell’umanità sulla speculazione politica, della libertà di movimento sulle assurde barriere fisiche e culturali. Una storia dove troviamo tante piccole storie, dove le persone sono persone e non numeri. Una storia che porta dei valori e dei simboli, colpevolmente assenti nell’Unione Europea dei tecnocrati e dei partiti sciovinisti e xenofobi. Una storia che non finirà, una storia che non si arresterà. Una storia capace, ci auguriamo, di modificare e cambiare per sempre e in meglio, la vecchia facciata di questa Europa oramai a pezzi.

Per questo abbiamo deciso di partire, carichi di pacchi contenenti aiuti primari, per documentare e informare. Vogliamo essere parte di questa marcia; vogliamo essere parte di questa storia; vogliamo essere accanto a queste migliaia di donne e uomini.

Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015
Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015

16/10, Giorno 1.

Dopo un lungo e intenso viaggio, alle 18.00 di giovedì raggiungiamo Zakany, città ungherese al confine con la Slovenia, indicata dagli attivisti no-borders come uno dei punti critici degli ultimi giorni. Ci si presenta un paesaggio a dir poco inquietante: paesi semi-deserti che si susseguono uno dopo l’altro, presidiati da decine e decine di mezzi militari e auto della polizia ungherese. La tensione è altissima, si sente; quello che ancora non sappiamo, e che scopriremo qualche ora dopo, è che il governo di Orban ha preso nuovamente l’indegna decisione di chiudere i confini e negare l’accoglienza alle migliaia di migranti che continuano ad arrivare in condizioni disperate. Raggiungiamo la stazione, completamente militarizzata, e vediamo alcuni mezzi della croce rossa e camion dell’esercito dirigersi verso la frontiera. Il tutto nella totale assenza di civili e di volontari. L’Ungheria si prepara alla chiusura delle frontiere, prevista per mezzanotte. La situazione appare immediatamente confusa, le informazione a disposizione non permettono di capire i cambiamenti che stanno avvenendo. Il tutto si svolge con una velocità estrema, la nebbia che ricopre l’Ungheria è fin troppo fitta anche per chi porta solidarietà e aiuti.

Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015
Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015

17/10, Giorno 2.

Ci svegliamo la mattina all’alba, e controlliamo immediatamente gli aggiornamenti. In seguito alla notizia della chiusura del confine croato-ungherese la situazione si è spostata a Nord della Croazia, dove sembrerebbe ci sia un flusso importante di rifugiati. Le informazione che ci sono pervenute dagli attivisti locali ci indicano che le zone “rosse” attualmente sono: Mursko Scredisce, città croata situata nella parte settentrionale e Gornji Macelj. Decidiamo di dirigerci a Mursko Scredisce, dove stanno arrivando circa 5.000 migranti dalle stazioni di Cakovec e Tovarnik. I migranti verranno trasportati successivamente in Slovenia, a Lendva. La situazione rimane estremamente instabile e confusa, l’arrivo dei migranti è previsto per le 17. Ad attendere il treno solo giornalisti e polizia. 11 pulman vengono situati accanto al primo binario, scortati dai blindati. All’arrivo del treno, vagoni sovraffollati vengono aperti uno per volta, facendo attendere al freddo e senza possibilità di ristoro queste persone. Dopo due ore ancora non è terminata la pratica di trasferimento. I migranti vengono caricati sui pulman e trasferiti alla tendopoli temporanea di Mursko Scredisce. Le condizioni di accoglienza sono disarmanti. La tendopoli è troppa piccola per accogliere tutti i migranti, mancano servizi e beni essenziali; ai migranti non viene comunicato praticamente nulla sui tempi di permanenza. Croce Rossa e polizia rendono difficile ogni arrivo di aiuti esterno. La tendopoli viene utilizzata come centro di indentificazione, e dopo qualche giorno i migranti dovrebbero essere trasportati in Slovenia senza nessuna indicazione per raggiungere l’Austria e la Germania. Con molta fatica riusciamo a consegnare il materiale della raccolta solidale, sfondando quasi, di fatto, le opposizioni di polizia e croce rossa. A quel punto attivisti e solidali sopperiscono alla mancanza di assistenza. Distribuiscono il materiale, informano i migranti, montano fornelli da campo, scambiano sorrisi e strette di mano.

Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015
Foto Staffetta Umanitaria No Borders, ottobre 2015

18/10 Giorno 3.

Nella giornata odierna continueremo a seguire il viaggio di alcuni di questi migranti. Ci muoveremo tra i vari check point lungo l’autostrada che dalla Slovenia porta all’Austria.