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L’Ass.ne dei Romeni in Italia querela “Il Giorno”

Comunicato stampa

L’Associazione dei Romeni in Italia, con sede a Roma, che ha come principale scopo la tutela della comunità rumena in Italia, annuncia querela penale contro il quotidiano “Il Giorno” di Milano, per la pubblicazione di una cosi-detta “inchiesta” del titolo “Giovani, scaltri, spesso violenti. Romeni, nuovi artisti del crimine”, apparsa sul numero 28 di martedì 3 febbraio 2004, pag. 2, sotto la firma di Marco Ruggiero.
L’articolo è un’offesa contro tutta la nostra comunità, assimilata ad un branco di criminali. L’autore dell’articolo in questione sostiene che “il romeno” è un criminale, e non uno qualunque, ma “un’artista del crimine”.
Ecco l’inizio: “Violenti? Anche. Ma soprattutto furbi, spregiudicati, sensibili al denaro. I reati che i romeni compiono si basano sull’abilità, l’acume, il fascino. Sono veri maestri nei furti, nei borseggi, nelle truffe. E siccome sono anche belli, praticano la prostituzione maschile e femminile. Naturalmente sanno anche essere violenti.”
Dopo qualche riga: “…di recente si sono dati anche agli omicidi”, etc. etc.

L’articolo descrive una lunga serie di fatti penali, commessi da singoli individui con passaporto romeno, senza nominarli, considerandoli rappresentativi per l’intera comunità romena che vive in Italia. Una comunità che, secondo i dati resi noti dopo la chiusura della regolarizzazione Bossi-Fini, risulta essere la più numerosa comunità straniera in Italia, contando quasi 250.000 membri in regola col permesso di soggiorno, permesso che, secondo la legge, e collegatissimo ad un posto di lavoro.
O il giornalista di “Il Giorno” ha fatto lo “scoop” della sua vita, scoprendo la più grande comunità di criminali di tutti i tempi, fatta da centinaia di migliaia di persone, oppure il giornalista intende colpevolizzare un intero gruppo etnico. La violenza, le truffe, la prostituzione maschile e femminile, moltiplicate per 250.000, cosi il romeno diventa il nuovo “spauracchio etnico” in Italia, dopo la sparizione dell’albanese malavitoso che disturba ancora i sogni di tanti cittadini onesti italiani.
Leggendo il “saggio” del giornale milanese, nessun proprietario di un appartamento affitterebbe mai il locale ad un “criminale” romeno, nessun datore di lavoro rischierebbe mai di essere derubato, violentato o addirittura ucciso, assumendo un romeno. I danni che questo tipo di articolo può causare e causa alla nostra comunità ci obbligano a denunciarne il fatto alla Procura di Roma, via estrema, ma alla pari della dimensione del torto che subisce la nostra comunità.

Non senza importanza è il “dettaglio” dei nomadi con passaporto romeno, che vengono cosi descritti: “…baby-gang che depredano automobilisti e stuprano coppiette appartate. I nomadi sono bravi anche nelle truffe…” Secondo l’autore dell’”inchiesta”, anche i nomadi hanno nel loro DNA qualche cosa che li obbliga a calpestare la legge. Ne sapevano qualcosa i nazisti, quando riempivano i forni con la loro carne.
E’ vero che alcuni dei fatti di cronaca giornaliera, alcuni dei quali molto gravi, sono commessi dai romeni arrivati in Italia, ma statisticamente la percentuale di malavitosi non supera la media che si registra in ogni gruppo etnico rispetto a questi fatti. Per dare una cifra, su una popolazione carceraria di circa 57.000 detenuti in Italia, gli stranieri sono 17.000, e i romeni sono intorno ai mille. Su 250.000 persone regolare in Italia. L’autore dell’articolo dovrebbe sapere che la cosa che spinge le persone a commettere reati non è per niente l’etnia, ma stimoli particolari che i criminologi studiano da secoli senza trovar risposta.
Non intendiamo fare polemica con il giornalista che malamente, contro la deontologia del suo mestiere, ha prodotto quest’insulto contro un’intera comunità. Non vale la pena, perché da come scrive è più che convinto che per noi non c’è speranza fuori dal carcere.
Perciò ci rivolgiamo alla legge, alla civiltà di questo paese, dove tanti di noi sono arrivati spinti dalla storia dell’Est e dal legittimo bisogno di una vita migliore.

Manifestiamo cosi il nostro dissenso contro la lista nera dei rumeni, contro il ruolo di capro espiatorio di turno che ci viene buttato addosso senza attenuanti.

Roma 13 febbraio 2004

Presidente ARI
Eugen Terteleac