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L’Europa abbandona la politica del ricongiungimento familiare per i rifugiati dalla Grecia

Feliciano Tisera, Bez, Spagna - 20 dicembre 2016

Photo credit: Stefano Danieli, #overthefortress (campi attorno a Salonicco, ottobre 2016)

Queste cifre sono illustrate nel rapporto di ActionAid “Separati. La sfida della ricollocazione e del ricongiungimento familiare per i rifugiati arrivati in Grecia”(.pdf), realizzato nei campi di Lesvos, Schisto e Skaramagkas. Nella sua lunga informativa, ActionAid riporta tutte le violazioni dei diritti al ricongiungimento familiare e alla ricollocazione dei rifugiati, fuggiti da conflitti armati e giunti nella frontiera meridionale dell’Europa.

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Il rapporto rivela che l’Unione Europea e la Grecia non stanno adempiendo i loro obblighi di proteggere i diritti umani dei rifugiati, in particolare il diritto alla vita familiare e al ricongiungimento.

Per via della limitata definizione di “famiglia” utilizzata dall’UE, spesso i genitori non riescono a ricongiungersi con i figli maggiorenni, poiché ridistribuiti in paesi diversi da quelli dei propri cari. Così facendo si vanno a spezzare dei legami familiari essenziali, non solo per il richiedente stesso, ma anche per la società dove andranno a integrarsi.

50mila bloccati

In questo momento si trovano in Grecia circa 50mila persone giunte prima di marzo 2016 bloccate in un limbo sia fisico sia legale, a seguito della chiusura della rotta balcanica e dell’accordo UE-Turchia. Per affrontare il problema, l’ufficio di sostegno per l’asilo greco ha messo a disposizione una pre-registrazione per la protezione internazionale aperta da fine maggio a fine luglio 2016. I migranti giunti nella parte continentale della Grecia prima del 20 marzo 2016 che desiderano la protezione internazionale, possono pre-registrarsi. Chi è giunto in Europa dopo il 20 marzo o si trova in una delle isole, non può usufruire di questo servizio.

I 28mila pre-iscritti e in grado di richiedere una domanda d’asilo completa, possono risiedere legalmente per un anno in Grecia e aspettare così la decisione finale sulla propria richiesta. In pratica, chi è entrato in Grecia prima del 20 marzo ha solo due possibilità di uscire legalmente dal paese: venire ricollocato in un altro paese dell’Unione o riunirsi con i membri della sua famiglia in virtù del Regolamento di Dublino III.

Questi processi si applicano, secondo il rapporto di ActionAid, in maniera arbitraria e alle spalle dei richiedenti, spesso non correttamente informati dei dettagli e delle procedure a cui vengono sottoposti. Come ha riportato a bez.es Matta Samiou, autrice della relazione, i responsabili di questa disinformazione sono sia il sistema greco d’asilo, sia quello dei paesi che ricevono le richieste.

I richiedenti giunti in Europa prima del 20 marzo hanno diritto a domandare la ricongiunzione famigliare, ma non il ricollocamento. La maggior parte dei rifugiati, intervistati e assistiti da ActionAid, ha espresso la volontà di poter viaggiare in altri stati membri dell’UE per riabbracciare i propri cari.

Il governo greco non sembra essere capace di gestire le richieste, complici la burocrazia e la disorganizzazione interna, senza contare l’enorme ritardo nelle operazioni. “Stanno lavorando meglio, hanno già riunito un contingente enorme, il governo non era preparato” spiega Samiou.

Austerità contro solidarietà

Tra le dure regole di austerity imposte dalla troika del FMI e dall’UE al governo greco, c’è il divieto di assumere altri funzionari. Il governo greco si vede obbligato ad affidare l’incarico a gente di altri paesi che possano aiutarli con il lavoro, ritardando ancor di più le procedure.

Molte volte, i rifugiati non vengono consultati circa il luogo dove andranno ricollocati. “Spesso rifiutano di andare in un paese semplicemente perché non lo conoscono. Per questo, sarebbe meglio che i governi forniscano del materiale informativo, per spiegare ai rifugiati cosa li aspetta nel paese di destinazione, per evitare che lo rifiutino a priori.” spiega Samiou.

Tra il 2008 e il 2014, circa il 30% di tutti i permessi di residenza per i cittadini extracomunitari sono stati concessi dall’UE per ricongiungimenti familiari, come riporta l’ONG spagnola “Alianza por la Solidaridad”. L’organizzazione ricorda, inoltre, che a partire dalla crisi dei rifugiati, la Spagna ha accolto solo 400 delle 16mila persone assegnate entro la fine dell’anno prossimo. Per il 2017, il governo ha annunciato di poterne accogliere solo 725, sebbene degli 859 rifugiati previsti nel 2016 ne siano in realtà arrivati solo 289.

@felitisera