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L’Europa che verrà

La risoluzione votata al Parlamento europeo sul tema delle espulsioni di massa degli immigrati rappresenta un fatto importante, non solo perché rivolto a quello che sta avvenendo tra Lampedusa e Libia, ma anche perché rivolto a tutti i paesi membri. Rappresenta infatti un “invito” ad astenersi dall’effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di migranti irregolari, passato per un solo voto.

La pronuncia dell’Europarlamento si colloca su un piano europeo complementare a quello delle giornate dell’ 1 e 2 aprile, appuntamento che ha visto azioni, mobilitazioni, iniziative per i diritti dei migranti e la loro libera circolazione e contro tutti i deportation camp, dalla Finlandia alla Sicilia.

In Italia la forte denuncia nei confronti delle Misericordie che gestiscono alcuni centri di detenzione ha suscitato scalpore e discussione, ma ha soprattutto condotto a prese di posizione importanti, come nel caso della locale sede
di Cormons (Go) che ha ufficialmente dichiarato che non intende partecipare al bando per la gestione del centro di Gradisca d’Isonzo.
Le iniziative dell’1 e 2 aprile contro il coinvolgimento del privato sociale nella gestione di strutture di reclusione e privazione dei diritti hanno di fatto favorito l’emergere in pubblico di un dibattito tutto interno all’organizzazione delle 700 Confraternite della Misericordia, portando molte di queste innanzitutto alla conoscenza del coinvolgimento di alcune di loro nel business della detenzione e, in secondo luogo, ha portato a dubitare della natura dei servizi forniti alla Prefettura e dell’utilizzo del principio di carità messo in campo da quelle Misericordie che, come a Modena e Bologna, gestiscono i centri di permanenza temporanea.

Un altro innegabile risultato delle azioni avvenute nell’ambito della seconda giornata europea di lotta è quello ottenuto, sempre in Italia, sul fronte del coinvolgimento di compagnie aeree civili nel business delle deportazioni.
Dopo l’occupazione della sua sede amministrativa a Roma, la Blu Panorama Airlines ha dichiarato ufficialmente che non metterà più a disposizione i propri aerei per le deportazioni in Libia.

Piccole ma importanti vittorie che indicano, nell’orizzonte europeo, il valore di pratiche e lotte quotidiane dei migranti e non in tutta Europa. Pratiche e lotte che proprio sul terreno strategico della mobilità si dispongono, ponendo in evidenza l’intensità delle tensioni e degli scontri che su di esso si determinano” (A. Mezzadra).

In continuità con le mobilitazione europee delle giornate di aprile, si collocano anche le recentissime mobilitazioni contro i centri di detenzione di Bologna e Milano.
Mobilitazioni che hanno attaccato queste carceri etniche dall’esterno – le azioni di reti e movimenti – e dall’interno – lo sciopero della fame e i comunicati stampa dei detenuti. Messo in crisi da una parte e dall’altra del confine che esso stesso rappresenta, il sistema CPT viene attaccato da una lotta ormai univoca ed articolata, come dimostrano gli appelli diramati dai detenuti di Via Mattei e di Via Corelli.

Si tratta di una lotta in cui i corpi stessi dei migranti si mettono in gioco negli interstizi del mercato flessibile e dei suoi dispositivi, contro i meccanismi di controllo e disciplinamento della forza lavoro, contro il regime della detenzione e dell’espulsione, ma anche – in primis – contro il potere della frontiera e del confine.

Leggiamo quindi anche la pronuncia dell’Europarlamento come una risposta istituzionale che segue ad una pratica quotidiana di insurrezione nei territori dove ogni giorno i migranti reclamano il diritto ad essere persone.

Dentro e davanti i CPT, nelle sedi dei gestori dei centri di detenzione, nelle piccole e grandi aziende italiane, nelle sedi delle compagnie aeree,
negli aereoporti e nei centri di “accoglienza”, il precariato migrante reclama un’Europa diversa, che per un attimo, il Parlamento dell’U.E. ha preso in considerazione stando dalla parte della legge dell’umanità.