Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Corriere della Sera del 17 gennaio 2004

L’Europarlamento si schiera «Alle comunali e alle europee votino anche gli immigrati»

Strasburgo – L’Europarlamento dice sì al diritto di voto per gli immigrati, sia nelle elezioni amministrative che in quelle europee. Ma la risoluzione, approvata ieri con 255 voti favorevoli e 192 contrari, spacca non solo, al loro interno, i gruppi politici di Strasburgo, ma ripropone anche le (prevedibili) divisioni nella Casa delle Libertà. Così, mentre la maggioranza dei deputati di An vota a favore, tenendo a mente l’apertura di Fini («penso che i tempi siano maturi per discutere il diritto di voto agli immigrati, almeno per le amministrative», aveva annunciato il 7 novembre, scatenando un duro confronto nella maggioranza), si schierano contro la Lega e anche Forza Italia.
Gli azzurri, infatti, rispettano le consegne del Ppe, contrario all’adozione del documento. Quella di ieri, si badi, è una risoluzione senza vincoli giuridici. Ma è, come spetta all’Europarlamento, un’indicazione «di rotta» per la Commissione. Il cardine di tutto il documento, preparato dal laburista britannico Claude Moraes, è il concetto di «cittadinanza civile»: un termine già introdotto dalla Commissione Prodi, in una recente comunicazione su immigrazione e integrazione, e di cui l’Europarlamento, nel testo votato ieri, «si compiace».

Anche se gli immigrati non godono di pieni diritti politici – sostiene il testo – è lo stesso concetto di «cittadinanza civile» che «permette ai cittadini di Paesi terzi che risiedono legalmente nell’Unione europea di beneficiare di uno status che preveda diritti e doveri di natura economica, sociale e politica, incluso il diritto di voto alle elezioni municipali ed europee».

La questione più dibattuta, nella seduta di ieri a Strasburgo, è stata proprio la partecipazione degli immigrati alle elezioni. Attualmente i «residenti stranieri», chiaramente legali, possono votare nelle consultazioni comunali in Svezia, Danimarca, Norvegia e Olanda, mentre in Spagna una legge di Aznar in tal senso, scritta nel 1999, non è stata ancora attuata. Il Ppe ha tentato, per due volte, di emendare il testo proprio su questo punto, uscendone sconfitto.
Decisive l’insubordinazione dei gruppi «nazionali» e le venti astensioni: anche la Margherita, che a Strasburgo siede acconto alla Cdu-Csu di Stoiber e ai Popolari di Aznar, ha avuto un’ottica più «nazionale», schierandosi compatta per il «sì», come tutto l’Ulivo.