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L’OMS e il Consiglio Europeo raccomandano di adottare misure alternative alla privazione della libertà a causa dei possibili contagi di coronavirus nelle carceri

Comunicato stampa dell'Associazione per i diritti umani Andalusia (APDHA) - 23 marzo 2020

Andalusia, 23 marzo 2020. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio Europeo raccomandano agli Stati membri di adottare misure alternative alla privazione della libertà per alleviare gli effetti del coronavirus in prigione. Entrambe le dichiarazioni arrivano dopo che oltre 50 organizzazioni europee, tra cui l’Associazione andalusa per i diritti umani (APDHA), Irídia e Salhaketa Nafarroa, avevano presentato denuncia alle istituzioni.

L’OMS ha pubblicato questa mattina una guida indirizzata agli Stati su come affrontare l’emergenza Covid-19 nelle carceri. Secondo la guida, “lo sforzo globale per far fronte alla diffusione della malattia potrebbe fallire se non si prestasse la dovuta attenzione alle misure di controllo delle infezioni all’interno delle carceri“.

Tra le misure proposte, l’OMS avverte che “il ricorso a misure non detentive dovrebbe essere considerato con maggiore attenzione in tutte le fasi dell’amministrazione della giustizia penale” mentre, in particolare, “dovrebbe essere data priorità a misure non detentive per sospetti criminali e detenuti con profili a basso rischio e particolarmente vulnerabili, privilegiando le donne in gravidanza e le donne con figli a carico. “

Da parte sua, il CPT sollecita gli Stati a “fare un maggiore uso delle alternative alla detenzione preventiva, invita alla commutazione delle sentenze, alla liberazione anticipata e alla libertà vigilata, rivalutando la necessità di continuare nella detenzione involontaria di pazienti psichiatrici, liberandoli o affidandoli a case di cura e, nel caso specifico, dall’astenersi il più possibile dal trattenere i migranti”.

Le varie realtà che hanno sottoscritto e depositato la lettera, avevano avvertito la scorsa settimana il Segretariato Generale delle Istituzioni penitenziarie e il Ministero degli Interni “della situazione critica in cui versa l’assistenza sanitaria nelle carceri“, e ora celebrano la dichiarazione del CPT. Dal punto di vista dell’APDHA, “è una buona notizia che sia l’OMS che il CPT facciano eco alle misure che abbiamo proposto di adottare nel nostro Stato“.

In questo senso, la dichiarazione emessa dal Consiglio Europeo raccomanda inoltre agli Stati membri, tra le altre misure, di “rafforzare il personale medico disponibile in tutti i luoghi di privazione della libertà e facilitare le comunicazioni tra coloro che sono imprigionati e le loro famiglie“.

Questo insieme di misure, ricordano le diverse organizzazioni, “sono le stesse che abbiamo chiesto al Segretariato Generale degli istituti penitenziari di adottare senza, fino ad ora, aver ricevuto alcuna risposta“.

Per questo motivo, questa mattina le realtà e le organizzazioni firmatarie hanno presentato una petizione alla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli interni (LIBE) del Parlamento europeo in cui chiedono l’intervento immediato dell’UE. In particolare, chiedono l’adozione da parte degli Stati membri dell’Unione Europea dei principi approvati dal Consiglio Europeo.

Come sostengono le organizzazioni, “è urgente che gli Stati adottino misure volte a ridurre il numero di persone private della libertà e, allo stesso tempo, che vengano messi in atto meccanismi di comunicazione tra coloro che sono all’interno delle carceri e le loro famiglie“. Concludono che, “altrimenti, uno dei gruppi che soffrirà maggiormente della pandemia saranno coloro che sono in prigione“.