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L’Oim difende il suo operato

La replica all'articolo di Fulvio Vassallo Paleologo

Gentile Direttore,

Le scrivo in merito all’articolo “Il ruolo delle Organizzazioni internazionali nelle politiche di contrasto dell’immigrazione clandestina”, scritto dal prof. Fulvio Vassallo Paleologo e pubblicato su www.meltingpot.org lo scorso 30 novembre.

L’articolo del prof. Vassallo Paleologo trae spunto da un video prodotto recentemente nell’ambito di una campagna di prevenzione dell’immigrazione irregolare dall’Africa, e pretende di indicare quale dovrebbe essere il ruolo delle agenzie internazionali e cosa dovrebbero fare i governi europei, ma nella realtà si traduce in un violento e generalizzato attacco all’OIM, all’ACNUR, all’Unione Europea, alla Svizzera, all’agenzia comunitaria FRONTEX, alle politiche di controllo dell’immigrazione clandestina.
Alcune delle argomentazioni addotte per quanto riguarda l’OIM e il suo impegno “a favore delle politiche di controllo dell’immigrazione clandestina poste in essere dai governi europei e dalle agenzie comunitarie”, sono semplicemente false e prive di qualsiasi riscontro.

In particolare, è priva di qualsiasi fondamento l’accusa di un coinvolgimento dell’OIM in operazioni di rimpatrio forzato dall’Italia. Non solo non abbiamo mai partecipato a ritorni forzati da Lampedusa per la Libia o altre destinazioni, ma nessun governo di questo Paese ha richiesto la nostra collaborazione per attivare meccanismi di respingimento o espulsione, che rimangono di stretta competenza delle autorità nazionali preposte.
Inoltre la costituzione del’OIM non prevede in nessun caso la partecipazione dell’organizzazione in movimenti forzati di migranti.
Viceversa, come ben documentato in un recente rapporto realizzato dalla Caritas, nel corso degli ultimi 15 anni l’OIM ha effettivamente realizzato programmi di assistenza al ritorno volontario dall’Italia. Tuttavia, è bene ricordare che, in base alla normativa italiana tuttora in vigore, solo individui appartenenti a categorie vulnerabili – quali vittime di tratta, minori non accompagnati, rifugiati, richiedenti asilo denegati e in generale persone sotto protezione umanitaria o in condizione di grave indigenza e segnalati da referenti della società civile – possono accedere a tale assistenza quando ritengano concluso il loro percorso migratorio. Per tale ragione, il numero di assistiti annualmente (che nel caso dell’OIM non comprende i minori non accompagnati, seguiti da altri enti) non supera le 3-400 unità.

Complessivamente dal 1991 ad oggi l’OIM in Italia ha assistito circa 7.000 persone a fare ritorno a casa.
Quanti decidono di avvalersi di questa opzione lo fanno dopo una attenta informazione e orientamento da parte dei funzionari OIM preposti, che sono anche responsabili di costruire con gli stessi migranti che tornano un pacchetto di reintegrazione per il reinserimento economico e sociale nel contesto di origine.
Analoga opportunità viene offerta tramite l’OIM in Libia, a quanti richiedono assistenza presentandosi presso i nostri uffici spontaneamente o segnalati dalle loro ambasciate. Anche in questo caso sono le modalità di gestione ed i numeri a contraddire le false illazioni dell’articolo: in quasi due anni 1.300 persone sono state assistite e riferite alle reti OIM per il sostegno ad una reintegrazione sostenibile. Le note di apprezzamento di paesi dell’Africa subsahariana, che invocano queste modalità, sostanziano i frequenti appelli dell’OIM agli Stati Membri affinchè si privilegino e sviluppino meccanismi di ritorno volontario e assistito, nel rispetto della dignità umana.
Non possiamo non rilevare che, a proposito del ruolo dell’OIM in Libia, l’articolo del prof. Vassallo Paleologo si sofferma solo sui dati che possono essere strumentalizzati negativamente, evitando qualsiasi riferimento all’impegno dell’agenzia nel contesto particolarmente delicato di un paese che sta lentamente recependo prospettive internazionalmente acquisite.
Ad esempio non si fa menzione del ruolo dell’OIM nell’agevolare il trasferimento in Italia di 40 cittadini eritrei (in prevalenza donne) dal centro di detenzione di Misrata, d’intesa con il Ministero dell’Interno e l’ACNUR. Non si fa cenno dei corsi di sensibilizzazione e formazione sui temi delle migrazioni, della gestione del fenomeno, della tratta di esseri umani, delle modalità di assistenza dei soggetti vulnerabili, del ritorno assistito, che l’OIM sta introducendo in seno ad amministrazioni nazionali libiche (interno, polizia di frontiera, giustizia) e presso enti umanitari e della società civile.
Ancora, non c’è menzione del fatto che chi raccoglie le tragiche testimonianze di molte giovani donne partite dalla Libia e sbarcate a Lampedusa sono spesso proprio i rappresentanti dell’OIM che sono lì ad assisterle.

La presenza dell’OIM a Lampedusa – per attività di orientamento e informazione legale ai migranti in arrivo – infatti parte da aprile 2006, da quando cioè il centro è stato declassificato da CPT a Centro di primo soccorso e accoglienza.
Detta presenza, come anche quella delle altre due organizzazioni (ACNUR e Croce Rossa) è regolata da una convenzione con il Ministero dell’Interno ed è stata citata proprio dal Parlamento europeo, invocato nel suo articolo, e dalla Commissione europea come un modello di buona prassi per l’accoglienza e il soccorso di flussi misti di migranti irregolari nel rispetto dei diritti umani.

Vorremmo con l’occasione segnalare che l’OIM si occupa da anni anche di promuovere canali legali di migrazione economica. In particolare, dal 2000 l’OIM ha sviluppato progetti per la sperimentazione di meccanismi di incontro domanda-offerta, tramite registrazione e identificazione nei paesi di origine di lavoratori candidati all’emigrazione e rispondenti al fabbisogno del mercato del lavoro italiano.
In tal senso sono stati realizzati progetti con Albania, Tunisia, Egitto, Moldova, Ski Lanka, in linea con il decreto sui flussi di ingresso e le quote privilegiate accordate ad alcuni paesi di origine. Prossimamente analoghe iniziative saranno sviluppate, grazie al sostegno comunitario e dell’Italia, anche con Ghana, Nigeria e Senegal. E’ su questo fronte che l’OIM continua a voler fornire informazioni attendibili e chiare sui canali di migrazione legale verso l’Europa, soprattutto in quei paesi dove è molto piu facile che la rete dei trafficanti ed il crimine organizzato si inseriscano nelle maglie larghe della disinformazione e dell’ignoranza delle leggi.

Ed è in questo specifico impegno che si colloca lo spot con cui si apre il pezzo del prof. Vassallo Paleologo. Si tratta di un prodotto realizzato d’intesa con rappresentanti di autorità, società civile e comunità internazionale, secondo indicazioni raccolte nel paese dove sarà circolato: il Camerun. Infatti il video fa parte di una strategia di informazione articolata su più livelli: a partire dall’immagine falsamente positiva trasmessa da molti migranti ai loro parenti in patria, ma anche ai pericoli e ai rischi legati alla migrazione irregolare, come pure alle alternative.
In breve lo spot, come altri materiali, sono stati prodotti da Africani per Africani nell’ambito di programmi realizzati dall’OIM in sei paesi dell’Africa occidentale caratterizzati da una emigrazione per ragioni economiche e in nessun caso origine di flussi di richiedenti asilo o di rifugiati.

E’ evidente che questo genere di spot si presta a critiche e manipolazioni da vari punti di vista, ma non è corretto valutarlo al di fuori del contesto in cui è stato prodotto, in risposta a chiare preoccupazioni espresse da partner del Camerun. Un invito a chi è ancora nel paese di origine a non cadere nella “trappola” della migrazione irregolare, nel tentativo di salvare vite e al contempo di proporre un approccio diverso e ai migranti e ai paesi di destinazione, sulle cui politiche d’immigrazione riteniamo che certo non manchino spazi di discussione e dibattito.

Sperando che questa lettera possa aver contribuito ad illustrare in parte le attività e l’impegno dell’OIM ed in particolare dei suoi uffici in Italia nei confronti dei migranti, invito il prof. Vassallo Paleologo ad acquisire informazioni ed evitare facili strumentalizzazioni, prima di accusare pubblicamente il lavoro di un’organizzazione composta di 122 Stati membri ma soprattutto fatta di persone impegnate da anni a promuovere effettivi canali di migrazione regolare. Allo stesso tempo invito il professore a non pubblicare falsità che ledano la reputazione e l’impegno dell’OIM.

Peter Schatzer

Direttore, Ufficio Regionale per il Mediterraneo e
Capo Missione in Italia e a Malta dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM)

(1)Leggi la risposta di Fulvio Vassallo Paleologo