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L’amara vicenda dei ragazzi spediti in Liguria

Un report di Luigina Perosa, Rete solidale Pordenone

Si è conclusa in modo doloroso la vicenda dei ragazzi mandati da qui in quel di Genova la scorsa settimana (in realtà in un paese dell’entroterra ligure, lontanissimo da tutto e più volte stato sotto la lente dell’ASL di pertinenza, come abbiamo appurato).

Lunedì mattina, dopo essersi presentati tutti insieme disciplinatamente in Prefettura e aver cercato di raccontare il disagio che vivevano, sono stati velocemente liquidati con un “se stavate meglio a Pordenone, ritornateci“. Naturalmente si son messi subito in viaggio per tornare, non per niente hanno una rotta balcanica alle spalle….

Però, anche per evitare di creare precedenti, qui era impossibile rientrare nelle strutture lasciate e in parte già nuovamente occupate. Sia la Prefettura che la Questura, in tutta la vicenda, si sono dimostrate estremamente disponibili e collaborative con i 15 ragazzi e con la RETE SOLIDALE che è stata sempre presente.

Oggi, nel primo pomeriggio, appena usciti dalla Questura e portati a mangiare qualcosa, dalla Prefettura di Genova è arrivata la notizia che ormai è troppo tardi anche per tornare indietro, il decreto di espulsione dal progetto è stato firmato, non hanno più diritto ad alcuna accoglienza in alcuna struttura.

E’ stato tutto molto doloroso e triste. Alla fine poi, lasciarli così, sulla strada, con i loro sacchi neri di plastica con dentro qualche coperta e qualche vestito… sinceramente non sappiamo se sarebbe stato possibile fare di più.

Sappiamo però che da quando, ancora da là, ci manifestavano la loro intenzione di tornare, li abbiamo avvertiti di tutte le conseguenze, con onestà, anche facendo il cuore di pietra e dicendo loro che non avremmo potuto aiutarli in alcun modo. Una volta qui, abbiamo mediato in vari modi con le istituzioni, parlato con avvocati, spiegato per ore, paventato tutti gli scenari possibili per farli tornare da dove erano venuti.

Nulla, non hanno voluto o saputo ascoltare. Evidentemente, il bisogno di sentire che non sei una valigia senz’anima, che puoi ancora decidere qualcosa di te, che puoi dire no a una situazione pesante e andartene senza nulla, esattamente come sei arrivato, ha prevalso. Anche sul buonsenso, anche contro loro stessi e il loro interesse di avere un luogo dove stare mentre attendi i tempi infiniti di una Commissione Territoriale che deve dire se meriti o no un permesso di soggiorno.

Solo alla fine, il sapere che non avendo un indirizzo non hai neppure una commissione di riferimento che può darti quel pezzo di carta per cui stavi facendo tutto questo, avevano accettato. subito dopo aver deciso che sarebbero tornati a Genova, è arrivata la notizia che il decreto di espulsione dal progetto era già stato firmato.

Tante sarebbero le riflessioni da fare e le faremo, tante le cose da dire su come viene erogata l’accoglienza, su come vengono spostate di qua e di là le persone e lo diremo. Per ora, molta amarezza.

Luigina Perosa
Rete solidale Pordenone