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da Il Piccolo di Trieste del 5 ottobre 2006

L’ambasciatore Onu: «Prendo atto del dissenso sul centro immigrati»

La commissione di ispezione ha ascoltato tutti, dagli amministratori agli agenti di polizia

Gradisca. Cinque ore all’interno del Cpt. Per valutare le condizioni di trattamento degli ospiti, la loro assistenza psicologica e sanitaria, la funzionalità e l’impatto della struttura sul territorio isontino. Ma anche per registrare l’unanime contrarietà alla sua presenza. Tanto è il tempo occorso ieri alla commissione ministeriale di controllo ed ispezione, istituita a suo tempo dal ministro dell’Interno Giuliano Amato, per setacciare il centro di permanenza temporanea di Gradisca in tutti i suoi aspetti umanitari e logistici.
La relazione che ne seguirà andrà ad ingrossare il rapporto che l’organismo sta redigendo in questi mesi sulla realtà dei Cpt italiani. Il dossier sarà pronto entro dicembre e i suoi risultati sono molto attesi non solo a Roma, ma anche in sede Ue. «Non possiamo non prendere atto della contrarietà che accomuna istituzioni, associazioni e movimenti nei confronti del Cpt di Gradisca», ha affermato infatti l’ambasciatore Onu Staffan de Mistura, presidente della commissione, nel corso dell’incontro con i giornalisti con cui ha inteso condividere alcuni «commenti del tutto preliminari».
Dopo il sopralluogo, infatti, la commissione ha incontrato le istituzioni e le associazioni del territorio. Dal sindaco di Gradisca Tommasini agli assessori regionale e provinciale Antonaz e Marincic, i sindatai di polizia e i rappresentanti dei movimenti NoCpt. «Impossibile non registrare questo diffuso dissenso, sia nei confronti del centro che riguardo un secondo centro di identificazione per richiedenti asilo – ha dichiarato de Mistura –, dissenso che è delle istituzioni locali ma anche dei movimenti. Queste persone hanno il diritto di essere ascoltate anche quando protestano, perché hanno qualcosa da dire purchè venga dato un giudizio sul nostro operato solo a rapporto concluso. Il governo si sta ponendo molte domande su come affrontare l’esistenza di queste strutture ed il fenomeno migratorio stesso per arrivare a un ’superamento’ dei Cpt».
In quello gradiscano, che è stato definito per dimensioni «il più grande d’Italia dopo quello di Roma», la commissione ha trovato 51 ospiti sui 247 posti disponibili, pranzando assieme a loro. Molti, secondo Staffan de Mistura, gli immigrati con alle spalle esperienze di carcere. «Rifletteremo su questo aspetto, perché qualcosa di anomalo accade fra l’uscita dal carcere di queste persone e il loro ritorno nei Cpt. Un circolo vizioso che va analizzato». L’ambasciatore Onu si è complimentato con il Prefetto di Gorizia Roberto De Lorenzo e le forze dell’ordine «per il clima di grande trasparenza che hanno saputo garantire: abbiamo potuto chiedere quello che volevamo e a chi volevamo». E a questo proposito ha garantito di «non poter assolutamente ignorare» il problema della preclusione di queste strutture alla stampa: «L’apertura di queste strutture al mondo esterno è uno degli obiettivi del mandato che ci è stato conferito dal ministro Amato».
Luigi Murciano


De Mistura ai dimostranti: «Sono qui per ascoltare»
Inatteso faccia a faccia tra i manifestanti e il diplomatico che ha affrontato i giovani a viso aperto. Attimi di tensione

GRADISCA «Prima di giudicare il nostro lavoro, permetteteci di concluderlo. Poi ciascuno farà le proprie valutazioni e accetteremo le critiche. Ma oggi, più che dei vostri slogan, abbiamo bisogno di ascoltarvi». Al presidente della commissione, De Mistura, basta un attimo per leggere la situazione e accettare il confronto a viso aperto con i militanti del fronte NoCpt. Sono le 12.33 quando un pullmino della Saf deposita i componenti dell’organismo di controllo sul piazzale antistante l’ex caserma Polonio. Una decina di minuti prima un’auto si era introdotta nel centro con a bordo Adriano Ruchini, il presidente della Minerva, passato inosservato ai manifestanti.
La delegazione viene accolta senza convenevoli, cori di protesta, mentre dall’altoparlante vengono spiegate le ragioni della protesta: «Nessun compromeso sul lager. La commissione è solamente uno specchietto per le allodole, una foglia di fico destinata a cadere. Lo dimostrano le recenti dichiarazioni del ministro Amato: il governo non ha alcuna intenzione di mettere in discussione i Cpt». De Mistura non ci pensa su due volte, e a passo deciso si dirige verso il presidio seguito dai colleghi, dal prefetto De Lorenzo, dal questore Ruocco. «Non siamo qui per ascoltare soltanto le autorità, ma anche il vostro punto di vista. Se da mesi percorriamo in lungo in largo il Paese a titolo completamente gratuito è perché ci crediamo. Vogliamo produrre un risultato e dare un contributo al superamento di queste strutture». Il gesto distensivo di de Mistura non riscuote troppi consensi fra i manifestanti (presenti associazioni quali Razzismo Stop, Tenda per la Pace, anarchici e Indipendenti, che sabato alle 14 manifesteranno nuovamente nell’ambito della Giornata mondiale contro le frontiere e la detenzione amministrativa) e l’improvvisato summit si scioglie dopo qualche vivace scambio di battute. «La decisione è già presa. Anche questo governo non farà altro che ricattare gli immigrati col binomio contratto di lavoro-permesso di soggiorno».
l.m.


Tommasini: «No al nuovo centro di identificazione»

GRADISCA Casa circondariale o centro di accoglienza? Nonostante qualche discrepanza nelle richieste avanzate alle istituzioni, è comune la soddisfazione degli enti locali per il confronto avuto con la commissione di controllo.
FRANCO TOMMASINI «Non ci facciamo illusioni, ma nemmeno vediamo uno scenario completamente negativo: la commissione ha dimostrato di aver percepito la contrarietà di tutto un territorio. Abbiamo ribadito la volontà di arrivare alla chiusura del Cpt e all’eventuale riconversione in carcere. Inoltre abbiamo chiesto il blocco dell’iter di realizzazione del secondo centro, quello di identificazione per richiedenti asilo.
ROBERTO ANTONAZ «La Regione ha suggerito la riconversione del Cpt in struttura di accoglienza. In questo senso, se ci saranno i presupposti, saremo disponibili a fare la nostra parte offrendo magari a supporto la nostra legge sull’immigrazione. Quanto al centro di identificazione, abbiamo chiesto di non procedere perché sul problema dei richiedenti asilo la legge dovrà esprimersi in maniera diversa, non con la detenzione amministrativa».
l.m.