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L’anno in breve: la crisi dei rifugiati nel 2016

Charlotte Alfred, Refugees Deeply - 29 dicembre 2016

Photo credit: AFP/Aris Messinis

Nel 2016 il numero di rifugiati e migranti giunti in Europa è sensibilmente diminuito. Nonostante ciò la crisi dei rifugiati non è terminata – si è semplicemente allontanata dai confini europei. Il numero di rifugiati morti in mare ha raggiunto livelli record, e anche il numero di sfollati mondiali è senza precedenti.

Le dimensioni dell’attuale crisi dei rifugiati hanno reso evidente la necessità che ciascun membro delle Nazioni Unite ripensi a come migliorare la protezione e l’assistenza per i rifugiati. La comunità di aiuti internazionale, il settore privato e gli Stati membri delle Nazioni Unite quest’anno hanno tutti convocato importanti vertici per decidere come raggiungere questo obiettivo. Sul campo, tuttavia, gli stati hanno implementato una ormai ben nota agenda politica: chiusura dei confini, deterrenza alla migrazione e un limitato ricollocamento.

Di seguito uno sguardo ai principali sviluppi della situazione rifugiati nel 2016.

Febbraio

Il Canada ha ricollocato 25.000 rifugiati siriani in 4 mesi

Il Canada ha raggiunto il proprio target accogliendo 25.000 rifugiati siriani nel paese, rispettando la promessa fatta dall’appena eletto Primo Ministro Justin Trudeau nel novembre 2015. Trudeau è salito al potere promettendo un approccio più accogliente per i rifugiati, e in un primo momento si è impegnato a ricevere 25.000 rifugiati entro la fine dell’anno, posticipando poi la scadenza di due mesi. Alla fine del 2016, 39.000 rifugiati siriani erano arrivati in Canada durante il mandato di Trudeau, circa un terzo dei quali supportati dal programma canadese che permette ai cittadini privati di sostenere i rifugiati. Oggi questo sistema è considerato un modello per gli altri stati del mondo, inclusi Stati Uniti e Gran Bretagna.

Marzo

Accordo Unione Europea-Turchia

E’ entrato in vigore un accordo tra Unione Europea e Turchia per limitare il numero di rifugiati e migranti che approdano in Grecia. L’accordo prevedeva un sistema “uno sì, uno no” in base al quale i siriani che raggiungevano la Grecia sarebbero stati rimandati in Turchia e, in cambio, le nazioni dell’Unione Europea avrebbero accolto un rifugiato siriano che vive in Turchia. In pratica, questa parte dell’accordo è stata implementata a malapena, con solo 1.187 migranti rimandati in Turchia (.pdf) fino all’inizio di dicembre, inclusi 95 siriani. Ad ogni modo, il numero di barconi di rifugiati arrivati in Grecia è significativamente diminuito a seguito dell’accordo poiché la Turchia ha rafforzato i controlli costieri. In cambio, l’Unione Europea ha promesso aiuto ai rifugiati in Turchia facilitando i viaggi senza visto e i negoziati per l’adesione all’UE. La stretta antidemocratica della Turchia, a seguito del fallito colpo di stato di luglio, ha causato la sospensione delle ultime due promesse, e i leader turchi hanno ripetutamente minacciato di revocare l’accordo durante il 2016.

Chiusura delle rotte balcaniche

Mentre l’accordo Unione Europea-Turchia si concludeva a Bruxelles, gli stati lungo la “rotta balcanica”, attraversati da decine di migliaia di migranti all’anno, chiudevano i loro confini, sigillando il percorso verso il nord Europa. A causa della chiusura dei confini sono rimasti bloccati in Grecia circa 60.000 migranti e rifugiati. Anche i migranti che erano riusciti a proseguire nei Balcani sono rimasti bloccati in un ciclo di deportazioni.
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Aprile

Il più letale naufragio nel mediterraneo dell’anno

Circa 500 persone sono morte nel più letale naufragio nel Mar Mediterraneo del 2016. Tra loro si stima ci fossero 190 somali, 150 etiopi, 80 egiziani e 85 persone di altre nazionalità. Un’inchiesta della BBC e di Reuters di dicembre ha rivelato che la barca si è capovolta dopo che i trafficanti hanno forzato i passeggeri a trasferirsi in un barcone più grande al largo, abbandonandoli e lasciandoli così annegare, ma nessuno è stato ritenuto responsabile della loro morte.

La Papua Nuova Guinea ordina la chiusura del centro gestito dagli australiani

La Corte Suprema della Papua Nuova Guinea ha ordinato all’Australia di smettere di trattenere rifugiati e migranti nel proprio territorio dopo che ha scoperto che il centro australiano sull’isola di Manus ha violato i diritti umani tutelati dalla Costituzione della Papua Nuova Guinea. L’Australia ha acconsentito a chiudere il centro ma si è rifiutata di accogliere i suoi circa 850 abitanti in Australia. Uno spiraglio si è aperto a Novembre, quando l’Australia ha annunciato la firma di un accordo secondo il quale gli Stati Uniti si sarebbero presi carico di alcuni dei rifugiati detenuti sull’Isola di Manus e nell’altro centro australiano all’estero, sull’Isola Nauru. Le specifiche condizioni dell’accordo non sono ancora chiare, e non è nemmeno certo che sarà confermato durante la presidenza di Donald Trump.

Photo credit: AP/Jerome Delay

Maggio

Il Kenya annuncia la chiusura del più grande campo per rifugiati al mondo

Il governo keniota ha annunciato la chiusura entro novembre del complesso dei campi profughi di Dadaab, che ospita circa 300.000 persone, principalmente rifugiati somali. Non è la prima volta che il Kenya minaccia di fare una cosa simile, ma il concomitante scioglimento del Dipartimento per gli Affari dei Rifugiati del Kenya ha reso questa minaccia piuttosto seria. Il Kenya ha poi posticipato la scadenza a giugno 2017, ma le minacce e molestie da parte del personale, unite alla diminuzione delle razioni di cibo, hanno spinto migliaia di persone a lasciare Dadaab, solamente per far fronte all’indigenza e all’insicurezza una volta tornati in Somalia.

Vertice umanitario mondiale

Centinaia di funzionari umanitari, leader statali e rappresentanti della società civile si sono riuniti a Istanbul in un importante vertice per discutere delle riforme in merito agli aiuti umanitari. Il vertice ha sancito l’impegno ad un lavoro più efficiente, collaborativo e innovativo in risposta alle crisi umanitarie. Il vertice ha subito anche delle critiche, inclusa quella di Medici Senza Frontiere, che accusa l’assemblea di essere diventata “una foglia di fico fatta di buone intenzioni”, e di aver fallito nell’affrontare le vere, urgenti sfide che riguardano il settore umanitario.

Giugno

L’Unione Europea svela il Piano Migrazioni

L’Unione Europea lancia il “Migration Partnership Framework”, un piano di accordi fra l’Unione Europea e alcuni stati africani per ridurre la migrazione verso l’Europa. Il Piano prevede l’offerta di aiuto e assistenza tecnica ai paesi in cambio di un freno alla migrazione. I primi accordi sono stati stipulati con Niger, Nigeria, Senegal, Mali and Etiopia. La politica è stata criticata dagli economisti che sostengono che gli aiuti possano fungere da propulsore, piuttosto che ridurre i livelli di migrazioni, e da alcuni attivisti dei diritti umani preoccupati dal rafforzamento dei controlli ai confini da parte di regimi repressivi.

Un numero di sfollati mai raggiunto prima

Il Global Trends Report dell’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite afferma che 65,3 milioni di persone al mondo sono state costrette a lasciare la propria casa, un numero mai registrato prima. Questo dato include 21.3 milioni di rifugiati e 40.8 milioni di sfollati interni.

L’esodo degli afgani dal Pakistan

Un elevato numero di afgani, che durante decenni di conflitti aveva cercato rifugio nel vicino Pakistan, ha iniziato a fare ritorno nel proprio paese. Il Pakistan, che ha ripetutamente dato ultimatum agli afgani per lasciare il proprio paese, ha aumentato la sorveglianza ai confini, mentre secondo gli afgani la violenza da parte della polizia è aumentata. Lo stesso mese l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha raddoppiato gli assegni di rimpatrio destinati agli afgani. A partire da dicembre, più di 380.000 afgani sono stati registrati come rifugiati e circa 240.000 afgani privi di documenti sono rientrati dal Pakistan.
Photo credit: AP/Mohammad Sajjad

Settembre

Vertice sui rifugiati a New York

I paesi riuniti a New York in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si sono incontrati per il primo vertice speciale nella storia delle Nazioni Unite su migranti e rifugiati. I 193 stati membri delle Nazioni Unite hanno promesso, con l’adozione della Dichiarazione di New York (.pdf), di proteggere le persone sfollate e di ideare un piano biennale per la risoluzione dei problemi di rifugiati e migranti. Contemporaneamente, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha presieduto un altro incontro, il “Leaders Summit on Refugees”, al fine di ottenere promesse volontarie a dare maggiori aiuti e cambiare le politiche per meglio proteggere i rifugiati.

L’Organizzazione Internazionale sulle Migrazioni si unisce alle Nazioni Unite

L’OIM prende parte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dopo la votazione avvenuta in giugno, diventando ufficialmente l’Agenzia sulle Migrazioni delle Nazioni Unite. Il Direttore dell’OIM William Swing auspica che il cambiamento darà ai migranti maggior voce nelle negoziazioni globali.

Ottobre

La “giungla” di Calais viene smantellata

La Francia ha sgomberato e smantellato il campo informale per rifugiati conosciuto come “la giungla” nel porto di Calais. Erano tra i 6.000 e gli 8.000 gli abitanti del campo che speravano di raggiungere l’Inghilterra, e circa 2.000 i minori non accompagnati. La maggior parte è stata ricollocata in altri centri in Francia, mentre alcuni bambini si sono ricongiunti con i parenti in Gran Bretagna.

Il Referendum in Ungheria

Nel referendum voluto dal primo ministro della destra, Viktor Orban, l’Ungheria ha votato per rifiutare le quote di ricollocamento dei rifugiati stabilite dall’Unione Europea. Nonostante il risultato non sia stato convalidato perché il quorum del 50% non è stato raggiunto, Orban ha proseguito nella sua intenzione di introdurre un emendamento costituzionale che proibisca ai migranti di trasferirsi nel paese. L’emendamento è stato bocciato dai legislatori ungheresi in novembre, ma permane nell’agenda politica.

L’anno più fatale di sempre nel Mediterraneo

Il bilancio dei morti nel Mar Mediterraneo ha superato il record precedente, con circa 3.800 morti a fine Ottobre. Alla fine del 2016, circa 5.000 persone sono morte nel Mar Mediterraneo. 3.771 sono invece le morti registrate nel 2015. Se il numero di persone che ha attraversato il Mediterraneo per arrivare in Grecia è decisamente diminuito nel 2016, il numero di rifugiati e migranti che ha raggiunto l’Italia dal Nord Africa è passato da 153.000 nel 2015 a 180.000 quest’anno.