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Alcuni uomini armati le hanno sparato il 10 maggio nella sua casa; ad aprile aveva denunciato di aver ricevuto minacce di morte

L’attivista giustiziata a Tamaulipas, abbandonata al proprio destino dalle autorità

La Jornada - 12 maggio 2017

Secondo quanto reso noto dalla Procura Generale di Giustizia dello Stato (PGJE), Míriam Elizabeth Rodríguez Martínez, fondatrice di un’associazione che si occupa della ricerca di persone scomparse nello Stato messicano di Tamaulipas, nella notte del 10 maggio è stata aggredita da alcuni uomini armati mentre si trovava nella sua casa a Paso Real, frazione del municipio di San Fernando.

Erano circa le 22.30 di mercoledì sera quando un commando ha fatto irruzione nell’abitazione dell’attivista aprendo il fuoco. La donna è morta durante il trasporto all’Ospedale di San Fernando. Suo marito e due dei loro figli sono invece sopravvissuti all’attacco.

A partire dal 2012 Míriam Rodríguez aveva iniziato ad occuparsi delle ricerche di sua figlia, Karen Alejandra Salinas Rodríguez, sequestrata proprio a San Fernando, stessa località in cui nell’agosto del 2010 il cartello dei Los Zetas aveva freddato alle spalle 72 migranti provenienti dal Centro-Sud America e dove, nell’aprile 2011, furono sepolti in fosse comuni clandestine i corpi di 183 persone.

Senza contare su alcun sostegno da parte delle istituzioni, due anni più tardi Míriam Elizabeth aveva ritrovato i resti di sua figlia in una fossa comune, raccogliendo le prove che avrebbero inchiodato dinanzi alla giustizia i 16 responsabili del sequestro e dell’omicidio di Karen Salinas.

Grazie alle ricerche condotte dalla donna, infatti, fu possibile arrestare 13 persone ed emettere tre mandati d’arresto nei confronti dei presunti assassini.
Per il prossimo 30 maggio era previsto un incontro con altre associazioni che si occupano della ricerca di persone scomparse in altri Stati del Messico.

Nessun collegamento con l’evasione di massa

Lo scorso aprile la donna – che aveva offerto il proprio supporto a 14 associazioni impegnate nella ricerca di persone scomparse nella Valle di San Fernando e nell’intero Stato di Tamaulipas – aveva denunciato dinanzi alla Commissione Statale per i Diritti Umani di aver ricevuto minacce di morte e si era rivolta alla Commissione Nazionale per i Diritti Umani per chiedere protezione.

La Procura Generale di Giustizia dello Stato di Tamaulipas ha dato notizia dell’apertura del procedimento 220/2017 per omicidio volontario contro chi risulti responsabile dell’accaduto, escludendo tuttavia che l’omicidio possa essere collegato all’evasione di massa registrata lo scorso mese di marzo dal carcere di Ciudad Victoria.

Il Procuratore Generale dello Stato di Tamaulipas, Irving Barrios Mojica, ha escluso che Enrique Yoel Rubio Flores – principale imputato per l’omicidio della figlia di Míriam Elizabeth Rodríguez – possa essere l’assassino della donna in quanto, sebbene non risulti indagato per appartenenza alla criminalità organizzata, è attualmente sottoposto a giudizio nel carcere di Ciudad Victoria per sequestro aggravato e associazione a delinquere.

Il direttore dell’associazione Familiares y Amigos de Desaparecidos, Guillermo Gutiérrez Riestra, ha fermamente condannato l’omicidio sollecitando il Governo a garantire protezione ai parenti delle vittime che si occupano delle ricerche, poiché esiste il fondato timore che possano verificarsi rappresaglie da parte di bande criminali.

Proprio quest’anno associazioni, organizzazioni della società civile e familiari delle vittime hanno fondato la Comunidad Ciudadana en Búsqueda de Desaparecidos en Tamaulipas (CCBDT) in risposta al mancato interesse del Governo per la ricerca dei desaparecidos, che secondo i dati della Procura1 sarebbero circa 7 mila solo nello Stato di Tamaulipas.

La CCBDT, composta da almeno 13 organizzazioni, ha denunciato come nello Stato di Tamaulipas uomini e donne siano scomparsi nel nulla mentre chiacchieravano dinanzi alle proprie case, mentre passeggiavano in piazza, studiavano, lavoravano, o semplicemente mentre percorrevano le strade del nord, del centro e del sud della regione.

L’eco dello Stato di Chihuahua

Il caso di Míriam Elizabeth Rodríguez Martínez è simile a quello di Marisela Escobedo Ortiz, uccisa a colpi d’arma da fuoco, il 16 dicembre del 2010, mentre stava protestando per l’omicidio di sua figlia, Rubí Frayre, dinanzi al Palazzo del Governo dello Stato di Chihuahua.

Nell’ottobre 2012 la Procura Generale dello Stato ha indicato José Jiménez Zavala come presunto esecutore materiale del delitto, ma Ricardo Escobedo, testimone dell’omicidio e fratello della donna uccisa, ha continuato a denunciare in ogni sede che il vero autore del delitto fu Andy Alonso Barraza Bocanegra.

A quasi sei anni e cinque mesi dall’omicidio della Escobedo Ortiz, alcune organizzazioni per i diritti umani hanno annunciato, lo scorso marzo, di aver presentato alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani una denuncia a carico dello Stato messicano per non aver mai fatto davvero giustizia su questo caso.