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L’estenuante viaggio dei migranti nel nord dei Balcani

Dalla staffetta #overthefortress: appunti sparsi dalla rotta balcanica sempre più militarizzata e nascosta

Osservando le dinamiche dei trasferimenti dei rifugiati lungo la Rotta dei Balcani, risulta evidente che la mancanza di canali umanitari, sicuri e organizzati secondo dei criteri capaci di agevolare il loro cammino sta rendendo questi spostamenti difficili ed umilianti.

Un viaggio pericoloso, che mette a dura prova il limite di sopravvivenza di centinaia di migliaia di esseri umani e reso ancora più snervante dalle politiche di militarizzazione messe in atto dai governi per gestire i trasferimenti: i continui blocchi, i controlli e gli smistamenti oramai avvengono nell’ombra mediatica, sembra che siano diventati una routine che non fa più scalpore - se mai realmente è riuscito a farlo - e causano una generale indifferenza degli abitanti dei luoghi in cui sono stati allestiti i campi.
Ad esempio, nel campo croato di Slavonski Brod, sul confine con la Bosnia, sono in corso lavori di ampliamento coordinati dall’esercito per aumentare la sua capacità fino a 5.000 persone.

Campo di Slavonski Brod (HR), sul confine con la Bosnia

In questi giorni abbiamo visto i migranti arrivare con treni provenienti dalla Serbia, rimanere fermi in una zona di trasferimento tra Stato e Stato dalle sei alle otto ore - in questo lasso di tempo vengono identificati - successivamente spostati come dei pacchi su autobus croati ed essere trasportati al confine con la Slovenia.
Gli autobus che giungono in Slovenia sono visibilmente sovraffollati: bambini, giovani, anziani, malati, donne in gravidanza: tutti devono intraprendere lunghe ed estenuanti operazioni di identificazione, durante le quali vengono distribuite forniture minime di cibo e acqua e non mancano i casi di smarrimento di bambini dai loro genitori.

Nel campo di Dobova, sul confine sloveno-croato, fino a qualche giorno fa completamente privo di attrezzatura adeguata e per questo in una situazione di forte tensione, ora le strutture per la fermata obbligata ci sono, ma invece che lasciare operare i volontari, è stato deciso di potenziare la presenza di polizia ed esercito aumentando i mezzi militari. La scorsa settimana la staffetta #overthefortress ha visitato questo stesso campo, denunciando le condizioni inumane in cui si trovavano intere famiglie, costrette a riscaldarsi bruciando immondizie e a dormire all’addiaccio con temperature rigide.

L’ultimo pezzo di questo viaggio frammentato riprende dopo qualche ora per i migranti più fortunati che vengono trasferiti al confine con l’Austria. Su quest’ultimo, nelle ultime ore, fra il campo di Šentilj e quello di Gornija Radgona, sono giunti rispettivamente 5.500 e 1.500 rifugiati. Il tutto lascia pensare ad un flusso ininterrotto, con continue partenze, ma anche continui arrivi, tanto che nelle prossime ore è previsto l’arrivo al confine austriaco di altrettanti migranti. Anche per questo motivo, l’ampliamento del campo di Slavonski Brod in Croazia potrebbe essere stato deciso per cercare di alleggerire la sicura pressione a nord, soprattutto in vista di un possibile rischio di chiusura delle frontiera austriaca.

Zan, Martina, Matteo, Jacopo 5 novembre 2015 #overthefortress

Vedi anche

  • La gestione militare dei flussi sulla Balkan Route
  • Slovenia - La testimonianza di un medico: il campo di Brezice è come Guantanamo
  • La fredda accoglienza della Fortezza Europa
  • Staffetta solidale #OVERTHEFORTRESS lungo la rotta balcanica
  • Slovenia - Dal campo di Dobova a quello di Šentilj
  • Il campo di Dobova e quello di Breziče. Previsti 30mila arrivi tra oggi e domani
  • Il ruolo dei volontari civili nei campi e la nuova barriera tra Slovenia e Croazia
  • La situazione sul confine sloveno-austriaco
  • Dobova - Gornja Radgonja - Sentilj, 14 e 15 Novembre 2015
  • Vite di passaggio: sette giorni al campo di Sentilj

Galleria fotografica

[ 6 novembre 2015 ]
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