Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

L’immigrazione clandestina vista dal Senegal

I pescatori della costa atlantica costruiscono le piroghe da generazioni,
anche quelle di oggi che sono più grandi e navigano a motore. Ma da quando
le scialuppe europee solcano quei mari molto pescosi le piroghe tornano a
casa vuote. Tra l’industria della pesca ed i pescatori locali l’esito
della battaglia è dato per scontato ma i pescatori continuano a costruire
le loro piroghe.
Idrissa Guiro filma tutte le tappe del lavoro artigianale,
dall’abbattimento degli alberi fino all’assemblaggio e poi la decorazione
della cocca. Queste sono le immagini scandiscono il rituale del viaggio
nel film che è consacrato alla sorte delle migliaia di senegalesi che
affrontano il mare per tentare di raggiungere l’Europa e di quella dei
migranti che muoiono ogni anno durante la traversata. Modou ha conosciuto
il mare e, davanti al computer, redige il racconto della sua esperienza,
il passaggio in piroga insieme a qualche altra decina di passeggeri, verso
“Barcellona”, un’espressione che è sinonimo dell’Europa. Prima tappa le
Canarie.
La piroga in mare aperto diventa una zattera in balia della tempesta e
delle forti correnti, i passeggeri presto disidratati e affamati sono
terrorizzati e alla vista di una nave marocchina richiamano l’attenzione e
ringraziano Allah quando i marinai gettano loro acqua e pane. Il giorno
dopo arriva la Guardia costiera che li salva ma li costringe a tornare al
punto di partenza. Fortunatamente tutti sopravvivono. Rientrato Madou
parla della sua situazione e di Talla, il cugino che ha deciso, nonostante
l’incomprensione dei familiari, di tornare dagli stati Uniti per insegnare
nella scuola senegalese. Talla discute con i suoi allievi delle partenze e
cerca di convincerli a non partire, quando chiede se conoscono persone che
hanno tentato la traversata molti ragazzi raccontano di aver perduto
fratelli, sorelle e parenti cha lasciano la costa in piroga.

Questo primo film è stato capace di mettere insieme delle immagini per
cambiare abitudini mentali e punti di vista che leggono l’immigrazione
come come fenomeno sociale, economico e storico ma che si limitano a
rendere visibili le cose senza indagare il conflitto e senza produrre una
conoscenza diversa. Questo documentario premiato in Francia al Cinéma du
Réel, segnalato e riconosciuto come cinema politico di qualità, attento ed
efficace per l’indipendenza nei contenuti prima ancora che nella forma ci
riporta direttamente al teatro delle proteste brutalmente sedate nei
Centri di detenzione amministrativa e al doppio linguaggio dello Stato
francese. Gli stessi vertici del governo che glorificano al Panthéon la
memoria di Aimé Césaire, intellettuale e politico morto a 94 anni in
Martinica, “poeta della negritudine” che ha dato voce alle speranze degli
oppressi”, braccano e arrestano i migranti in situazione irregolare.
Questo illustre figlio della patria dei diritti dell’uomo cosa penserebbe
della “Nota alle sezioni Sportello di accoglienza e Controllo” del 28
febbraio 2008, diramata dalla Direzione della popolazione e della
cittadinanza della Prefettura regionale il cui oggetto è l’arresto degli
stranieri che si presentano spontaneamente per il rinnovo del permesso di
soggiorno?
Il testo prefettorale è edificante: ” Al fine di assicurare un
respingimento effettivo degli stranieri soggetti all’obbligo di uscire dal
territorio francese notificato da un mese o di un’ordinanza della
Prefettura da un anno, è stato deciso di procedere al fermo sistematico di
tali categorie di individui quando si presentano spontaneamente allo
sportello dell’ufficio stranieri.”
Seguono le istruzioni, “Quando lo straniero si presenta per chiedere la
regolarizzazione della propria situazione o il riesame della stessa,
l’agente incaricato consulta l’archivio dati della gestione dei permessi
di soggiorno e nel caso lo straniero in questione appartenga ad una delle
categorie predefinite, viene applicato lo schema secondo la cronologia che
segue:
– lo straniero consegna il passaporto
– lo straniero è invitato a sedersi in sala d’attesa
– l’agente avvisa il capo della sezione Allontanamento o il suo sostituto
– il capo-sezione avvisa la Direzione dipartimentale della sicurezza
pubblica e informa il capo della sezione Accoglienza
– il fermo viene effettuato in cabina chiusa.”
Il funzionario che firma questa nota conclude ricordando che “
l’allontanamento degli stranieri in situazione irregolare è una missione
prioritaria del nostro servizio: abbiamo l’obbligo di garantire il
risultato preconizzato. Si chiede dunque di applicare le istruzioni della
presente nota con particolare zelo”.
Nel 2008, lo Stato francese chiede ai suoi funzionari di tendere delle
vere trappole per catturare gli stranieri senza permesso di soggiorno
nonostante il 7 febbraio, due settimane prima, la corte di Cassazione
abbia considerato contrario all’articolo 5 della Convenzione europea dei
diritti umani, quindi illegale, l’arresto di un sans-papiers convocato in
Prefettura.
Come fa la République ad onorare chi diceva “Sono e resto negro.
Adattatevi a me. Io non mi adatterò a voi.”?