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da Il Manifesto dell'11 novembre 2003.

L’ultimo naufragio, un morto e tre feriti di Alfredo Pecoraro

E’ fuggito dai colpi di mortaio e dall’invasione delle truppe occidentali che hanno creato il caos in Iraq, ma ha trovato la morte nel Canale di Sicilia mentre tentava di raggiungere la costa a bordo di un gommone con altre cinque persone. La sua storia è simile a quella del gruppo di somali giunti cadaveri a Lampedusa. Anche lui sperava in una vita migliore, anche il suo cuore s’è fermato, stremato dalla traversata, dalla fame e dal freddo. Morto a 25 anni su una carretta, nell’ennesimo viaggio della speranza, avvolto in un telo è rinchiuso nell’obitorio. Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto dai marinai della motopesca «Veronica» di Mazara del Vallo, che ha avvistato il gommone, con alcune falle da cui entrava acqua e sul quale viaggiavano i migranti, a 25 miglia a Sud di Pantelleria. I superstiti, tutti uomini, sono stati raggiunti da una motovedetta della guardia costiera e portati nell’ospedale «Bernardo Nagar», sull’isola dei dammusi. Ai soccorritori, uno degli sopravvissuti, parlando in un francese stentato, ha raccontato di essere partito insieme con i compagni di viaggio dieci giorni fa da un porto sulle coste del Nord Africa, quasi certamente in Tunisia. Il gommone di circa tre metri, spinto da un motore fuoribordo, avrebbe esaurito dopo poco tempo il carburante: da quel momento i sei iracheni sarebbero rimasti in balia delle onde.

Tre superstiti, con un grave stato di ipotermia che avrebbe provocato in due di loro violente emorragie, sono stati trasferiti con l’eliambulanza del 118 dall’ospedale di Pantelleria a Palermo, dove sono ricoverati nel reparto di prima rianimazione del Civico. La decisione è stata presa dai medici a causa dell’aggravarsi delle condizioni di uno dei due migranti, che oltre ai sintomi di assideramento ha accusato anche problemi cardiaci. Le loro condizioni vengono definite «severe» dai sanitari, anche se non sarebbero in pericolo di vita.

Il medico legale giunto da Trapani ha compiuto una prima ricognizione sul cadavere della vittima del naufragio. Domani il corpo sarà trasferito a Marsala dove si svolgerà l’autopsia cui parteciperà il sostituto procuratore Laura Ceroni, che conduce l’inchiesta.

Dopo la tragedia il deputato della Margherita Rino Piscitello accusa il governo di immobilismo. «Tra le tante verifiche a base di poltrone – dice – non abbiamo sentito chiederne neanche una sulla legge Bossi-Fini. Eppure mentre a Roma e Milano il governo, o quel che ne resta, consuma un’interminabile faida interna, le carrette del mare continuano a portare vittime e disperati sulle coste siciliane». Per Beppe Lumia, capogruppo dei Ds in Commissione Antimafia, «fino ad ora la maggioranza si è limitata ad affrontare il problema con una legge che ha prodotto così pochi risultati da rivelarsi nei fatti fallimentare». «Adesso – avverte – è opportuno cambiare decisamente passo. Il tema degli immigrati va affrontato con serietà e rigore, sia a livello nazionale che regionale, con vere politiche di accoglienza e di immigrazione e non strumentalizzato, come sta purtroppo accadendo in questi giorni, per incomprensibili faide interne fra le componenti della coalizione di governo».

Sempre a Pantelleria i carabinieri due giorni fa hanno bloccato a terra otto persone appena sbarcate, senza riuscire a intercettare l’imbarcazione che li aveva trasportati sull’isola. Altri sei nordafricani sono stati invece intercettati dalle motovedette della Guardia di finanza e della Guardia Costiera su una piccola imbarcazione a 2 miglia a sud ovest di Lampedusa. I sei uomini sostengono di essere palestinesi. Sono già stati portati nel centro di prima accoglienza dell’isola.