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La Bosnia costringe migliaia di migranti in tendopoli per “fermare la diffusione di Covid-19”

Lorenzo Tondo, The Guardian - 27 marzo 2020

Photo credit: Martina Perrone (Bosnia, febbraio 2020, Lesvos calling)

A causa dell’epidemia di Coronavirus nel paese le autorità bosniache hanno ordinato il trasferimento di migliaia di migranti in un campo a Lipa, un villaggio a circa 25 chilometri dal confine con la Croazia.

Secondo un documento riportato dal Guardian, il direttivo della protezione civile della città di Bihać ha richiesto che il trasferimento venisse effettuato “come misura urgente per prevenire la diffusione della pandemia da Covid-19“.

La costruzione del nuovo campo è iniziata pochi giorni fa, seminando il panico tra richiedenti asilo e volontari: tutti temono che tali misure non garantiranno alcuna assistenza ai migranti. Una particolare preoccupazione riguarda l’accesso ad acqua, riscaldamento ed elettricità, ma vi è anche il fondato timore che questo trasferimento segnerà un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita.

Il trasferimento da parte delle autorità di Lipa in una tendopoli ancora più isolata dimostra la ciclica involuzione che caratterizza il trattamento delle persone migranti nella Bosnia-Erzegovina occidentale“, ha detto il Border Violence Monitoring Network, un’organizzazione che monitora e documenta gli abusi verso i migranti nei Balcani. “Con il manifestarsi dell’epidemia da Covid-19, la dispersione di persone in tendopoli sempre più lontane e isolate segna un’ulteriore fase di limitazioni a danno dei migranti, soprattutto nelle loro condizioni di vita e negli spostamenti“.

La scorsa settimana la Federazione di Bosnia ed Erzegovina ha dichiarato lo stato di calamità: come specificato dal primo ministro della regione Fadil Novalic questa decisione permetterà di introdurre misure di emergenza al fine di arrestare la diffusione di Coronavirus. Secondo i dati forniti dal CSSE della Johns Hopkins University che sta tracciando i casi di Coronavirus nel mondo, al momento della stesura del sopracitato comunicato in Bosnia-Erzegovina i casi confermati di Covid-19 erano 185.

Secondo il documento riportato dal Guardian, le autorità hanno imposto “il totale divieto di movimento dei migranti al di fuori delle strutture di accoglienza temporanea“. “Per i migranti è inoltre vietato spostarsi in treno, autobus, furgoni, taxi e su tutti gli altri mezzi di trasporto” dichiara il documento.

Il sindaco di Bihać, Suhret Fazlic, ha inoltre dichiarato che i migranti che si spostano liberamente per Bihać e in altre città potrebbero rappresentare un pericolo in quanto potenziali portatori del virus.

Si prevede che il campo ospiterà inizialmente almeno 2.000 persone e hanno già iniziato a montare le tende. Fazlic ha inoltre dichiarato al sito Balkan Insight che “sono in corso attività per creare un sistema di approvvigionamento idrico e un’unità di illuminazione“.

Secondo alcune fonti, il campo sarà sorvegliato dalle forze di polizia bosniache e ai migranti non sarà permesso di andarsene.

Si stima che attualmente circa 3.000 migranti vivano in condizioni estreme in edifici abbandonati o stazioni ferroviarie in disuso. Le recenti nevicate hanno reso le condizioni ancora più insostenibili, con migliaia di persone che vivono senza elettricità, riscaldamento e acqua potabile.

In passato sgomberi e spostamenti forzati di persone verso grandi tendopoli si sono già verificati, ma ora tutto sta succedendo in un momento molto delicato, in cui ogni giorno vengono comunicate misure restrittive in merito alle distanze da mantenere tra le persone” afferma Border Violence Monitoring. “Questa decisione costringe gruppi di persone vulnerabili in luoghi dove non sono garantiti servizi igienici adeguati, dove non vi sono misure contro l’autoisolamento e non vi è un accesso sicuro a un supporto sanitario nazionale.”

La scorsa settimana alcuni medici hanno dichiarato ai giornalisti del Guardian che le autorità bosniache non hanno la capacità di contenere una possibile diffusione di Covid-19 tra i migranti. “Non abbiamo spazio per metterli in quarantena“, ha detto Semra Okanović, medico di Velika Kladuša, una città sul confine croato. “Non abbiamo abbastanza test per la popolazione locale, né abbiamo per i migranti. E non abbiamo alcuna idea se alcuni di loro sono stati infettati o meno“.

Molti volontari temono che il Covid-19 verrà usato come pretesto per privare ancora una volta i migranti dei loro diritti. “Il problema più grosso è che tali disposizioni, come le tendopoli dove vogliono ammassare quante più persone possibili, il più lontano possibile dai centri urbani, o come gli sgomberi e la violenza della polizia, sono totalmente in linea con le politiche attuali” ha dichiarato Border Violence Monitoring.

La decisione di spostare i migranti a Lipa ha scatenato rivolte nel paese, soprattutto tra i rappresentanti della comunità serba, tornati a vivere nella Federazione di Bosnia dopo essere fuggiti durante la guerra: l’accusa più comune è che i migranti musulmani stanziati nella nuova tendopoli vicino al villaggio potrebbero essere “una minaccia al loro stile di vita”.

Secondo il Balkan Insight, il Comitato per la Protezione dei Diritti dei Serbi ha già presentato una denuncia penale a Fazlic per aver sostenuto l’apertura della tendopoli.