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da Liberazione del 31 ottobre 2003

La Francia dalle porte chiuse di Clelia Cirvilleri

Un nuovo passo verso l’Europa-fortezza: il parlamento francese ha adottato definitivamente, nella serata di martedì, il progetto di legge del ministro degli interni Nicolas Sarkozy sul «controllo dell’immigrazione». Il testo, che inasprisce le condizioni di ingresso e di soggiorno degli stranieri in Francia, rende sistematiche le espulsioni, ma limita il ricorso alla «doppia pena», cioè all’espulsione dal territorio che spesso subiscono i cittadini stranieri, anche residenti in Francia da lunghi periodi, dopo aver scontato una condanna.
Misure che segnano nel complesso un grave regresso nella legislazione francese sull’immigrazione, tanto che il Partito socialista ha annunciato il ricorso alla Corte costituzionale. Tuttavia, il dibattito parlamentare si è svolto in un clima relativamente disteso, accompagnato da un disinteresse quasi unanime dei mezzi di informazione. Il ministro ha difeso «un testo importante e atteso», aggiungendo che il suo progetto di legge ha il merito di alleare «fermezza» e «rispetto dei principi di umanità». Sarà che la sinistra non può dire di aver fatto molto, quando era al governo, sul fronte immigrazione. Chevènement, quando era l’inquilino socialista del ministero degli Interni, aveva fatto approvare dal parlamento un testo già fortemente repressivo. E lo scandalo della «doppia pena» non è mai entrato nell’agenda delle priorità del governo Jospin. Grazie anche all’indispensabile riforma di questo provvedimento, la destra continua il suo corteggiamento delle popolazioni di origine immigrata, già tentata attraverso la creazione del Cfcm, il Consiglio francese del culto musulmano, attivo dall’aprile scorso come organo consultivo del governo.

«Fermezza», dice Sarkozy: «controllo e repressione», si dovrebbe tradurre secondo il vocabolario della nuova legge. Come per la Bossi-Fini in Italia, l’assioma originario è che l’immigrazione è la causa di tutti i mali, dall’aumento della disoccupazione alla tanto mediatizzata crescita dell’insicurezza nelle città. Per questo, entrare in Francia diventerà, per gli stranieri, più difficile. I visti turistici saranno strettamente controllati con la creazione di un archivio nazionale di impronte digitali. Le condizioni di rilascio del permesso di soggiorno permanente, che si ottiene dopo dieci anni di residenza nel paese, diventeranno più rigide: sarà necessario giustificare cinque anni di residenza, e non più tre, e provare la propria «integrazione». In caso di matrimonio misto, lo straniero dovrà attestare due anni di convivenza, e non più uno. La legge crea un nuovo reato: i «matrimoni bianchi», ovvero le unioni combinate per ottenere un titolo di soggiorno o la nazionalità, saranno passibili di una pena fino a cinque anni di reclusione e di 15mila euro di multa. Nel mirino anche le «paternità di comodo»: i padri stranieri di bambini francesi dovranno provare che esercitano la patria potestà e che provvedono ai loro bisogni da almeno due anni. Infine, l’ottenimento automatico del permesso di soggiorno in seguito al ricongiungimento famigliare è soppresso.

Se entrare in Francia sarà più difficile, uscirne, invece, sarà sempre più facile e rapido. «Gli stranieri che hanno i documenti in regola saranno i benvenuti. Quelli che non hanno documenti o hanno falsi documenti saranno riaccompagnati nel loro paese», ha sintetizzato Sarkozy. Per rendere dunque più agevole il «riaccompagnamento», la nuova legge allunga il tempo di permanenza dagli attuali 12 a 32 giorni nei così detti «centri di ritenzione», tristemente noti per le condizioni drammatiche che gli «ospiti» sono costretti a subire.