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La Grecia rifiuta il ruolo di guardiano ai cancelli dell’Unione Europea

di Liz Alderman, The New York Times, Stati Uniti

Foto: Sergey Ponomarev per The New York Times

Idomeni, Grecia – Qualche giorno fa, 40 autobus si sono ammassati nel parcheggio di una stazione di servizio vicino al confine macedone. Trasportavano migliaia di rifugiati sopravvissuti ad una pericolosa traversata in acque gelide dalle coste della Turchia.

Stavano per giungere all’epicentro del crescente dibattito su come rallentare contenere l’incessante fiume di uomini, donne e bambini dalle nazioni povere e devastate dalla guerra di Africa e Medio oriente e diretti verso la sicurezza e la prosperità dell’Europa.

Dopo aver provato, per lo più inutilmente, a convincere la Turchia a fermarne il flusso, l’Europa ha raggiunto un punto critico nella crisi dei migranti. Con poche opzioni a disposizione, a parte fermare la guerra in Siria, gran parte del continente sta schierando a favore di progetti di inasprimento del confine con la Macedonia, che di fatto renderebbero la Grecia un gigantesco centro di smistamento dei migranti.

Qui, al valico di frontiera – uno dei passaggi più trafficati per i migranti diretti a nord e luogo di occasionali episodi di violenza tra le autorità e i migranti frustrati – la Grecia ha agito in qualche modo da filtro per mesi. In teoria, la Grecia permette solo a siriani, iracheni e afghani di continuare il viaggio verso le mete desiderate in Germania e Austria.

Gli altri – provenienti da paesi come Iran, Marocco, Eritrea, Libia, Somalia e Congo – dovrebbero essere mandati nei campi di Atene, dove possono essere rimpatriati o fare richiesta di asilo in Grecia, che le difficoltà economiche rendono davvero poco invitante come nuova casa per gran parte dei migranti, anche nel caso in cui fossero accolti.
Ma altri paesi europei sostengono che la Grecia non sta facendo abbastanza per far rafforzare i confini, e con il numero di rifugiati destinato a subire una nuova impennata con l’arrivo del bel tempo, la necessità di un nuovo approccio si sta facendo sempre più pressante.

Esasperati da ciò che affermano essere una scelta deliberata, da parte della Grecia, di permettere il passaggio indiscriminato di persone verso il resto d’Europa, i funzionari dell’Unione Europea stanno discutendo di espellere temporaneamente la Grecia dall’area senza obbligo di passaporto, conosciuta come area Schengen.

Il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha proposto di mandare la polizia degli stati membri in Macedonia, la quale non fa parte dell’Unione Europea, per rinforzare il confine macedone con la Grecia. Un ministro belga ha addirittura chiesto la costruzione, in Grecia, di campi profughi da 300.000 posti.
I funzionari greci hanno reagito con rabbia a questi progetti, sostenendo che questi piani non scoraggeranno i migranti dal dirigersi in Europa, e anzi bollerebbero la Grecia – già sotto stretto controllo dell’Unione Europea per la sua dipendenza dai fondi salvastati internazionali – come responsabile per una crisi creata in altre sedi europee.

Il clima è passato dalla politica di accoglienza di Angela Merkel a una di panico e paura”, ha dichiarato Nikos Xydakis, ministro greco per gli affari esteri ed europei, rispetto alla decisione dell’estate scorsa della cancelliera Angela Merkel di aprire le porte della Germania ai profughi. “Se vorranno alzare una nuova Cortina di Ferro, non saremo noi quelli da incolpare.”

Qui sul confine con la Macedonia, i migranti sono in ansia. Ma dopo essere arrivati fino a qui, in pochi sembrano pensare che un cambiamento politico potrà impedire alle persone di scappare guerra, repressione e povertà per cercare una vita migliore in Europa.
Prego il mio dio che non chiudano le frontiere”, ha detto Mohamed Salem Ibrahim, un adolescente scappato dall’Afghanistan per intraprendere il lungo viaggio verso la Germania.
Non abbiamo altro futuro che l’Europa”, ha aggiunto, posando lo sguardo sull’unica borsa contenente i suoi averi, stivata sull’autobus. “Dobbiamo entrare, in un modo o nell’altro”.

Se verranno imposti i controlli di frontiera, ha dichiarato Mr. Xydakis, “il flusso nel Mar Egeo si fermerà, perché le persone non vorranno rimanere bloccate in una scatola nera in Grecia. Ma i migranti troveranno semplicemente nuovi modi di arrivare in Europa, fosse anche passando dal circolo polare artico”.

L’Unione Europea ha proposto, questa settimana, di permettere ai paesi di sospendere il protocollo Schengen fino a due anni, una mossa che potrebbe portare la politica delle frontiere aperte al collasso e che potrebbe danneggiare le diverse economie proprio quando il blocco ha bisogno di maggiori risorse per gestire i migranti. Diversi stati membri, tra cui Germania, Svezia, Ungheria e Austria, hanno già reintrodotto temporaneamente i controlli di frontiera.

I funzionari europei accusano la Grecia di aver creato un “effetto domino” di irrigidimento dei confini lungo la via per la Germania.
In Macedonia, i funzionari dicono che se la Grecia non separerà efficacemente i profughi dai migranti che non hanno diritto d’asilo, molti potrebbero rimanere bloccati in Macedonia se la Serbia, sua vicina a nord, li respinge.

Quindi verranno montate delle tende, e noi diventeremo un enorme campo profughi a cielo aperto”, ha dichiarato Nikola Poposki, il ministro macedone degli affari esteri. “Faremo tutto il necessario per evitarlo”.
Qui a Idomeni, nel campo ufficiale per i migranti confinante con il posto di blocco tra Grecia e Macedonia, i funzionari greci controllano i documenti di centinaia di profughi coperti di fango che aspettano di passare attraverso un varco nella nuova recinzione di filo spinato, lunga 20 metri, che separa i due stati.

Una donna libica di 23 anni, che si è presentata solamente come Fatimah, ha raccontato che a lei e il marito era appena stato impedito di passare il confine perché la loro nazionalità non era una delle tre designate per lo status di rifugiato.
La Libia è un inferno, ed è anche pericoloso, eppure non possiamo avere il permesso di andare in Germania”, ha detto, con le lacrime agli occhi. Incinta di un mese, con in testa un berretto di lana rosa, Fatimah ha raccontato in francese e inglese di non avere soldi per biglietto del pullman per Atene, dove dovrebbero aspettare mesi, insieme a migliaia di migranti respinti, in un enorme campo improvvisato all’interno dell’ex stadio olimpico in attesa che il loro futuro venga deciso.

Comunque”, ha detto, guardando al terso cielo azzurro, “riusciremo in qualche modo ad arrivare ad Atene, e poi faremo domanda di asilo in Grecia, e cercheremo lavoro”.
Sebbene, in inverno, il flusso di migranti si sia rallentato, i numeri sono da record per questo periodo dell’anno. Solo in gennaio, più di 45.000 migranti sono arrivati sulle isole greche dalla Turchia, 20 volte di più che un anno fa, nonostante la promessa alla Turchia, da parte dell’Unione Europea, di 3 miliardi di euro in cambio dell’impegno nel ridurre il flusso di migranti.

I funzionari greci affermano di aver già attuato diversi miglioramenti, come la raccolta delle impronte digitali all’arrivo, il potenziamento dei pattugliamento in mare, e l’ammodernamento dei centri di registrazione dei migranti sulle isole greche.

Nel frattempo, la situazione a Idomeni è solo un assaggio di come la Grecia potrebbe diventare se l’Europa decidesse di espellere la Grecia da Schengen o di chiudere il confine con la Macedonia.

Quando la Macedonia ha chiuso il confine senza preavviso per un giorno, la scorsa settimana, i migranti si sono ammassati dietro il filo spinato e nel caos un pachistano è stato accoltellato a morte. In novembre, centinaia di migranti sul lato greco, temendo di non essere autorizzati a passare, hanno attaccato la polizia macedone con sassi e pietre.

Negli ultimi giorni, il campo ufficiale è diventato più ordinato, con i gruppi umanitari che gestiscono i centri di accoglienza e distribuiscono cibo e indumenti. Tuttavia altri profughi sono rimasti bloccati a 20 kilometri dal campo, nella stazione di servizio Eko, una specie di sala d’attesa per chi spera di proseguire a nord.

Nel parcheggio, pullman allineati fianco a fianco proiettavano ombre oblique sull’asfalto. Delle donne con il velo si erano sdraiate, esauste, su spesse coperte grigie distese su una striscia di erba a lato dell’autostrada, mentre alcuni bambini giocavano a calcio con delle bottiglie di plastica su una stradina di servizio. Gruppi di uomini si scaldavano le mani su fuochi accesi in barili di benzina, mentre le famiglie lavavano i vestiti, appendendoli ad asciugare su una rete metallica.

All’interno delle tende bianche di Medici Senza Frontiere, i viaggiatori trovavano un po’ di riparo dal freddo finché il loro pullman non veniva chiamato dalla stazione di confine, spesso con poco preavviso.

Un pullman, decorato con la scritta “Success Travel”, ha messo improvvisamente in moto, mentre il conducente suonava il clacson. Decine di persone sono corse fuori dalle tende. Molti hanno dovuto precipitarsi a bordo mentre il pullman cominciava già a muoversi.

Siamo felici di essere arrivati in Grecia, ma dobbiamo andare avanti”, ha detto Najib Nasrati, un ragazzo afghano di 15 anni, la cui famiglia spera di arrivare in Germania.
Poco prima, aveva sentito dire che la Germania avrebbe potuto chiudere definitivamente i confini nel giro di sei mesi.
Quando l’ho sentito, ho provato rabbia”, ha dichiarato. “Siamo tutti in una brutta situazione. Se dovessimo restare in Grecia, o se venissimo rispediti indietro, sarebbe il caos.”