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La Grecia vuole un “muro” in acqua per fermare i profughi

Avvenire, 29 gennaio 2020

Photo credit: Lighthouse Relief

Un “muro” in acqua contro gli sbarchi: il governo greco intende installare una barriera galleggiante di 2,7 km nell’Egeo orientale per limitare gli arrivi di profughi dalla vicina costa turca. Secondo la pagina degli appalti dell’esecutivo, il ministero della Difesa ha lanciato una gara – riferiscono i media greci – per la creazione della barriera le cui offerte devono giungere entro tre mesi. Non è chiaro quali siano i tempi per l’installazione.

Lo sbarramento dovrebbe avere un’altezza complessiva di 110 cm ed ergersi 50 cm sul livello delle acque, essere dotato di lampeggianti e non superare il peso di 7 kg al metro, si legge nell’annuncio. Il ministero della Difesa stima il costo dell’opera attorno ai 500.000 euro, inclusi quattro anni di manutenzione. La descrizione parla di un sistema “costruito senza specifiche militari” e “caratteristiche specifiche per consentire l’attività di gestione della crisi” dei rifugiati da parte della Marina e delle agenzie delle Nazioni Unite.

Nell’annuncio si sottolinea che la barriera “limiterà e, se sarà il caso, bloccherà l’ingresso sul territorio nazionale (delle imbarcazioni dei migranti), al fine di contrastare il sempre crescente flusso migratorio, e vista l’urgente necessità di limitare l’aumento dei flussi di rifugiati“.

La Grecia sta vivendo da molti mesi un sensibile aumento degli arrivi dalla costa turca, distante in alcuni casi solo pochi chilometri dalle isole elleniche dell’Egeo. Nel 2019, circa 60.000 migranti sono giunti in Grecia, circa il doppio del 2018, secondo dati dell’Onu: il Paese è al momento la principale porta d’ingresso di migranti nell’Unione Europea.

Il governo conservatore del premier Kyriakos Mitsotakis ha promesso una linea più dura sulle migrazioni, che comprende la costruzione di centri di detenzione pre-espulsione e rimpatri più veloci verso la Turchia. Circa 40.000 migranti, spesso in condizioni molto difficili, si trovano su alcune isole dell’Egeo orientale in attesa di una decisione sul loro status.

A Lesbo, Samos e Chios c’è stato nei giorni scorsi uno sciopero e manifestazioni di residenti che chiedono che i migranti – il cui numero è molto superiore alla capacità di accoglienza dei campi, in particolare a Lesbo – siano trasferiti altrove sulla Grecia continentale.